PD, LITE SULL’IPOTESI ESPULSIONE, MA I RIBELLI USCIRANNO DALL’AULA
RENZI DIVENTA FILOGOVERNATIVO: “NON SI PUO’ PIU’ DISERTARE”
I dissidenti si sono tenuti in contatto per tutta la giornata.
Rischiano l’espulsione dal Pd, e studiano una via d’uscita: ad esempio, non partecipare al voto di fiducia se nasce un governo con il Pdl «impresentabile». «Meglio uscire, piuttosto che dire “no” a Letta, ma si possono mettere “paletti” chiari», insiste Laura Puppato.
La tensione è alta.
Rosy Bindi, Puppato, Pippo Civati, i prodiani Sandra Zampa, Sandro Gozi, Franco Monaco e alcuni dei cosiddetti “giovani turchi” resistono all’idea che non si possa fare altro che accettare le condizioni di Berlusconi.
Chiedono un governo di scopo, di breve durata, con poche e urgenti questioni all’ordine del giorno e senza i volti noti berlusconiani
Non sono certi che la “linea Maginot” prevista dallo stesso premier incarico, il “loro” vice segretario Enrico Letta, sia sufficiente ad evitare la dèbacle dell’abbraccio con il centrodestra.
Nel Pd convivono due reazioni al dissenso.
Francesco Boccia minaccia l’espulsione inevitabile: «Chi non vota è fuori, ci si mette da solo».
Mentre i capigruppo democratici, Roberto Speranza e Luigi Zanda cercano di smussare, ascoltare, convincere.
«I gruppi alla fin fine saranno compatti,perchè la fiducia è un gesto solenne », assicura Zanda
Arriveranno stamani a Roma i segretari regionali e provinciali del Pd da tutta Italia, convocati apposta per spiegare la medicina amara del governo di larghe intese. Speranza terrà la relazione.
Il “corpo” del partito va preparato, le ragioni spiegate anche a chi nelle sezioni mai avrebbe voluto vedere questo film.
La rivolta della base va contenuta.
I parlamentari in queste ore sono sentiti uno ad uno: presidenti e vice dei gruppi sia alla Camera che al Senato hanno chiamato, ascoltato, cercato di convincere, informando di quanto stava accadendo nelle consultazioni.
Nel disastro-Pd — in cui Bersani, tutta la segreteria e la presidente Bindi si sono dimessi, e che dal governo con Berlusconi rischia di ricevere il colpo definitivo — si sta tentando un «lavoro di accompagnamento a Letta».
Le diplomazie interne, o almeno quel che ne resta, sono al lavoro per far passare l’idea che ci si muove nel solco dell’appello del presidente Napolitano e che questa è la sola chance nelle mani dei Democratici per dare soluzione alle emergenze del paese.
Lo ribadisce anche Matteo Renzi: «Non ci sono alternative per il governo. Chi ha il coraggio delle proprie azioni deve arrivare fino in fondo, non si può più disertare. Se anche un fiorentino tifa per un pisano…», prova a ironizzare.
Se cioè il sindaco di Firenze è con convinzione pronto a sostenere il pisano premier incaricato, è segno che «bisogna mettere fine alla pagina dell’inconcludenza ». Nessuno vuole che Pd e Pdl stiano insieme — spiega — e chi «non vuole fare l’accordo ha sicuramente ragione, però non ci sono al momento alternative».
Lui poi, ha sempre detto di non vedere l’ora di tornare al voto.
Però va sostenuto il premier incaricato incoraggia Renzi — e i parlamentari non si devono sfilare: «Spero che chi sta in Parlamento non faccia mancare la fiducia. Se ce la fa Letta, ce la fa l’Italia», questa è la posta in gioco.
«Stiamo valutando come comportarci, dobbiamo essere comprensibili per i nostri elettori», afferma Zampa, tra i dissidenti in trincea.
Gozi fa “distinguo”: «Una cosa è includere nomi del centrodestra come Maurizio Lupi, Enrico Costa, altra coinvolgere gli ex ministri di Berlusconi. Anche da parte del Pd dovrebbe valere questa regola, e D’Alema avere il buonsenso di non entrare. È vero che un governo è necesaario: ma per fare cosa?».
I dissensi, soprattutto dei disciplinati “gauchisti”, potrebbero rientrare se pezzi dei vecchi governi tanto di centrodestra quanto di centrosinistra fossero semplicemente cassati.
Puppato ne fa un discorso anche di programma (niente decreti, piena centralità del Parlamento) e ricorda che Togliatti accettò il dissenso sull’articolo 7 della Costituzione, quello sui Patti Lateranensi.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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