PELU’ DAL PALCO: “RENZI BOY SCOUT DI LICIO GELLI”. FINALMENTE UN OPPOSITORE NON TAROCCATO
DAVANTI A UN MILIONE DI PERSONE AL CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO, IL CANTANTE ATTACCA IL PREMIER: “FA ELEMOSINE DA 80 EURO QUANDO IN ITALIA C’E’ BISOGNO DI LAVORO”
«Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro».
L’attacco di Piero Pelù in piazza San Giovanni a Matteo Renzi è diretto: «Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi. Gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi».
Questa è solo una delle “posizioni forti” manifestate al Primo Maggio organizzato dai sindacati confederali, davanti a una folla che riempie piazza San Giovanni già dalla tarda mattinata.
Alle 21 c’era una platea di 700mila persone, e un’ora dopo erano già un milione.
Uno dei momenti più toccanti ha per protagonisti gli Statuto che ricordano le vittime della Thyssen Krupp e chiedono anche «un applauso per Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi per il coraggio con cui sta affrontando il dolore».
Ma il più clamoroso è stato l’intervento di Piero Pelù.
Che non ha risparmiato Berlusconi: «…maledette toghe rosse, ai servizi sociali l’avete mandato: giù le mani da Silvio e giù le mani da Marcellino Dell’Utri… Ti prego Marcellino torna in Italia ti aspettiamo a braccia aperte».
Il rocker fiorentino sale sul palco chiedendo un minuto di silenzio per i morti sul lavoro, per i disoccupati, per i lavoratori di Piombino, di Porto Marghera, del Sulcis, dell’Ilva per Mancini, quel poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire nelle terre dei fuochi quali erano i veleni che venivano interrati».
Appena tornato in camerino, Pelù spiega le sue dichiarazioni sul palco: «Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro».
E aggiunge con ironia: «Stasera non ho detto nulla, ero posseduto dal ribelle che è dentro di me e comunque la cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato “hai detto tutto bene”»
Sandra Cesarale
(da “il Corriere della Sera”)
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