PER RENZI MEZZOGIORNO DI FUOCO A NAPOLI: IL PREMIER LANCIA IL PIANO PER BAGNOLI
DE MAGISTRIS: “STIA SERENO, NON METTERA’ LE MANI SULLA CITTA'”
Scontri fra manifestanti e polizia, lanci di pietre e fumogeni finiti anche sui bus turistici, la risposta con gli idranti.
Il bilancio di una giornata di guerriglia a Napoli, nel giorno della visita di Matteo Renzi, è di 15 agenti e due attivisti feriti.
Il premier scopre un Mezzogiorno infuocato, dopo le vibranti polemiche attorno al petrolio della Basilicata arriva una Napoli pronta a far sentire la sua voce contro il progetto Bagnoli, a cominciare dal primo cittadino, Luigi De Magistris, scottato per il rifiuto di Renzi a un incontro e contrario alle strategie governative per Napoli.
Matteo Renzi sfida la piazza e il sindaco, lanciando un masterplan per far rinascere Bagnoli in tre anni, noncurante di fronte alle proteste di comitati civici, centri sociali, studenti e disoccupati: “Possono insultare, minacciare, tirare sassi e lacrimogeni. Noi siamo più forti delle minacce e più decisi dei loro insulti”.
Avanti tutta, insomma, su quella che vuole essere “la più grande opera di recupero ambientale della storia italiana”, promette Renzi.
Il messaggio politico di Renzi è lo stesso dei giorni scorsi: il suo governo è il governo “del cambiamento” che vuole “sbloccare l’Italia”. La spinta non si è esaurita, l’obiettivo non cambia.
Per Bagnoli Renzi annuncia un piano da 272 milioni, senza aumentare la cementificazione, con obiettivo di chiudere la bonifica nel 2019.
vrebbe preferito, scherza, il 2018, quando ci sarà il “grande” appuntamento delle elezioni politiche. Ma intanto, sbloccare l’opera vuol dire portare avanti “la grande scommessa di far tornare i cittadini a credere nel cambiamento e nelle opere che sembravano impossibili”. Contro i “gufi” e chi “lancia sassi”.
“I cittadini ci chiedono di non cadere nella trappola della rissa”, dice. E torna a marcare, con immagine a lui cara, la differenza “tra chi ci prova e chi urla solo”.
La manifestazione di chi giudica il piano del Governo, con relativo commissariamento, un “esproprio della città “, parte in mattinata; al via ci sono anche due assessori comunali, Sandro Fucito e Carmine Piscopo.
Il corteo attraversa la città in modo pacifico fin quando, sul lungomare, una parte dei manifestanti prova a forzare il cordone delle forze dell’ordine.
In pochi istanti è il caos: lancio di pietre e di fumogeni, idranti in azione per disperdere i manifestanti. I gas avvolgono anche auto private e bus turistici in transito, senza conseguenze per gli occupanti. Due manifestanti e undici agenti invece restano feriti, uno dei poliziotti finisce in ospedale.
In seguito la situazione torna tranquilla, gli attivisti si ritrovano per un’assemblea pubblica e proseguono la loro lunga giornata fino alla conclusione dei lavori della cabina di regia.
Riunione disertata, come d’abitudine, dal sindaco Luigi de Magistris, che attacca: “E’ una torbida saldatura tra presunto interesse pubblico e ben individuato interesse privato. Questa è una grande battaglia democratica e Renzi la perderà , stia sereno. Non metterà le mani sulla città fino a quando ci sarà gente con mani pulite che difende la Costituzione”.
La replica del premier arriva in un forum del quotidiano Il Mattino: “Siamo al quinto anno di amministrazione cittadina: se avessero fatto quello che potevano e dovevano non avremmo avuto bisogno di commissariamento. Siamo qui perchè altri non hanno fatto”.
“La procedura – aggiunge Renzi al termine della riunione in prefettura – sarà trasparente, verificabile costantemente su tutti gli strumenti di comunicazione, la gara sarà europea. La parola chiave è trasparenza con tempi certi. Chiameremo i napoletani a una grande campagna di ascolto: non intendiamo decidere in autonomia”. Soprattutto, massima vigilanza – con l’aiuto dell’Anac – contro il rischio di infiltrazioni malavitose.
L’Italsider di Bagnoli spense le ciminiere nel 1990, e da allora si parla del futuro di questi terreni, potenziale Eden sospeso tra verde e mare ma finora confinato nel libro dei sogni.
Così invece sarà il futuro delineato dal premier: “Nessuna cementificazione. Bonifichiamo le terre e il mare: stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana. Vale più di dieci abbattimenti di ecomostri. Eliminiamo il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci”.
Andrà via in particolare la cosiddetta ‘colmata’, costruita lungo la costa durante le attività siderurgiche per agevolare le procedure di carico e scarico dei materiali, fatta in gran parte di scarti industriali.
I fondi: “162 milioni per i terreni, 48 per il litorale, 59 per il mare. Per un totale di 272 milioni”. Previsti un porto turistico con 700 posti barca, uno stadio della vela per regate, alberghi, un polo per l’eccellenza artigianale e del food, un campus universitario, piscine e una terrazza sul golfo per rilanciare un turismo non solo estivo.
Piano imponente ma i manifestanti non cambiano idea, e rilanciano la mobilitazione: “Da Napoli inizia la grande battaglia contro il governo Renzi e contro le sue politiche di macelleria sociale”, ripetono davanti a una sagoma che raffigura un Pd-Pinocchio. Il presidente del Consiglio risponde dicendosi “quasi affezionato” alle proteste: “Tutte le volte che vengo a Napoli ho delle contestazioni molto veementi. Esprimo solidarietà agli agenti feriti, tutti lievemente. Sono grato alle forze dell’ordine. E se qualcuno pensa che, visto il comitato d’accoglienza, io non torni a Napoli, credo che tornerò una volta al mese”.
(da “Huffingtonpost”)
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