POLITICI ALLA ROULETTE SUL TITANIC SICILIA
LA REGIONE E’ VICINA AL DEFAULT E I PARTITI BALLANO SUL PONTE DELLA NAVE CHE AFFONDA… MICCHICHE’ RISPONDE A BERLUSCONI, LOMBARDO SI ACCORDA CON FINI, MA A PAROLE TUTTI SONO CONTRO I “PARTITI NAZIONALI”, SALVO TRATTARE CON LORO
Ci dispiace citare la solita frase: il Titanic affonda e loro continuano a ballare.
In questo caso, a giocare.
E sì, perchè mentre loro giocano, l’assessore al bilancio Armao lancia l’allarme: la Regione sta per affondare, non ha più soldi.
Quindi niente stipendi ai dipendenti a tempo determinato, al precariato, niente finanziamenti per la sanità , per la forestazione, per i dissalatori, per le misure anti incendio e, sicuramente, per i rifiuti.
Il temuto default della Sicilia è servito.
Ci sarebbe da disperarsi davanti a questo dramma, invece cosa accade in prossimità delle elezioni di ottobre?
Partiti e candidati, o presunti tali, più che ballare (sarebbe almeno una cosa allegra), giocano alla roulette sul Titanic Sicilia.
Incuranti di tutto, puntano le loro fiches, sperando di vincere una poltrona che, stando così le cose, non è che valga un gran che. Forse solo per il considerevole gettone e per i loro clienti.
L’assurdo è che davanti a questo fallimento, il presidente della Regione, il dimissionario Raffaele Lombardo, continua a nominare consulenti a suon di migliaia di euro.
L’accusa arriva dagli assessori Vecchio e Venturi, chiamati in giunta proprio dal governatore.
Sono gli ultimi respiri di un potere in affanno? Non crediamo.
Le rissose vicende di questi giorni sulla scelta del candidato governatore fanno sembrare che non sia così.
Il Pds (ex Mpa) si sta dando molto da fare, assieme al Grande Sud, per rimanere a galla.
Lombardo e Miccichè prima candidano Nello Musumeci, con grandi lodi per la sua sicilianità , poi, appena l’altro ieri, fanno marcia indietro e lo stesso Miccichè vara l’ammucchiata di una ipotetica «alleanza siciliana» lontana dagli «inquinanti» partiti nazionali.
Una presa per i fondelli proprio dei siciliani.
Miccichè forse ha dimenticato di aver detto, quando qualche settimana addietro ha annunciato la sua candidatura (poi ritirata a favore di Musumeci), di avere avuto l’imprimatur di Berlusconi.
Che alleanza siciliana è questa?
E Lombardo, che nel passato amoreggiava con i leghisti (Calderoli era di casa), non è forse andato da Fini per fare fuori proprio Nello Musumeci?
Del resto non poteva trovare da Fini che porte aperte dato che l’ex segretario di An era stato l’autore della frase: «Musumeci, chi? ».
Gli fu rimproverato che il Pdl allora perse le elezioni perchè mancarono i 40 mila voti di Musumeci.
Rivangare il passato però serve a poco.
Semmai serve a chiarire che questo centro o centrodestra che sia, non è una cosa seria. Lo disegna bene la constatazione di Musumeci: «C’è un tasso di odio che ritenevo umanamente inimmaginabile».
Tutto ciò che sta accadendo nel centrodestra non ha nulla a che vedere con il cosiddetto progetto regionalista.
Se fosse stato vero avrebbero pensato più alla Sicilia che brucia invece che ai loro affari di bottega.
In questo momento sul campo a lottare come governatori ci sarebbero due di centrodestra, Musumeci e Miccichè, e due di centrosinistra, Crocetta e Fava.
Anche lì i maldipancia non sono mancati.
Il motivo della divisione è l’appoggio che l’Udc ha deciso di dare a Crocetta.
Gli ex democristiani per quelli del Sel sono troppi inquinati per parlare di legalità . Anche se poi a livello nazionale, nonostante le ultime dichiarazioni di Bersani, «preferisco Vendola a Casini», sotto sotto resiste il patto con quest’ultimo che rimane fedele al Pd, nella speranza di ricevere l’attesa ricompensa.
Leoluca Orlando per adesso sta a guardare. Per schierarsi c’è ancora tempo.
Non c’è però più tempo per salvare la Sicilia.
Ciò che ci lascia perplessi, se si dovesse andare con queste divisioni, è la mancanza di una vera maggioranza e quindi di certezze, col rischio che molti elettori, disgustati, disertino le urne.
Sarebbe difficile, così, governare una Regione già ridotta al lumicino.
L’ombra di un commissario resterebbe sempre dietro l’angolo.
E alla fine potremmo anche augurarcelo.
Domenico Tempio
(da “La Sicilia”)
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