PRIMA MOSSA DI DELL’UTRI: PERIZIA MEDICA
IL SUO AVVOCATO LIBANESE E’ IL FIGLIO DI UN EX MINISTRO CON CONTATTI IMPORTANTI CON POLITICI E MAGISTRATI
Il destino di Marcello Dell’Utri è nelle mani del serafico procuratore generale di Beirut Samir Hammoud, che arriva nel palazzo-bunker del tribunale libanese poco dopo le 13.
Il corridoio è “invaso” da funzionari dell’ambasciata italiana, dell’Interpol e della Dia e da una decina di giornalisti italiani e libanesi.
«Deve convalidare l’arresto» dice il funzionario d’ambasciata Riccardo Schicchio che sottobraccio tiene le 12 pagine dell’ordine di cattura internazionale emesso dalla Corte d’Appello di Palermo, la stessa che ha condannato Dell’Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma Dell’Utri non arriva. Non è stato “convocato” semplicemente perchè secondo il procuratore generale non c’è nulla da convalidare: «In linea di principio – dice – il signor Dell’Utri può rimanere in stato di arresto a Beirut fino alla decisione sulla richiesta di estradizione dall’Italia.
Fino ad allora non ho nemmeno l’obbligo di vedere il detenuto».
Insomma per ora Dell’Utri rimane agli arresti. Ieri però è stata avanzata la richiesta di una perizia medica. L’ha depositata un enigmatico avvocato libanese, Nasser El Khalil, figlio di Kazim El Khalil, più volte ministro, cofondatore con l’ex presidente della Repubblica Camille Chamoun del partito Al-Ahara (National Liberal Party).
L’esito della perizia medica potrebbe offrire il destro al procuratore generale di modificare lo status di Dell’Utri, mandandolo agli arresti domiciliari oppure in ospedale.
Lo stesso avvocato in poche ore ha ottenuto di fare incontrare l’ex senatore con la moglie Miranda Ratti ed il figlio Marco.
«El Khalil – dice una fonte giudiziaria libanese – è un avvocato di “contatti” molto autorevole con politici e magistrati. Potrebbe ottenere molte cose».
El Khalil ieri entrava ed usciva dalle stanze della procura come se fosse a casa sua.
Ai giornalisti ha detto di chiamarsi con un altro nome, invitandoli a scrivere che «non si può arrestare una persona libera soltanto per la presunta intenzione di fuggire dall’Italia».
Hammoud da parte sua ricorda di aver approvato tre giorni fa l’esecuzione del mandato di arresto di Dell’Utri. «Ora attendo la richiesta di estradizione. Quando arriverà , la studierò e poi prenderò le mie decisioni».
La richiesta di estradizione è in preparazione al ministero della Giustizia. Vanno tradotte in arabo 500 pagine della sentenza di condanna. E il dossier dovrebbe partire dopo la decisione della Cassazione sui 7 anni inflitti in Appello a Dell’Utri. L’udienza è in programma proprio oggi. Ma quasi certamente ci sarà un rinvio.
I difensori dell’ex senatore di Forza Italia, Massimo Krogh e Giuseppe Di Peri, sono infatti entrambi ammalati e hanno presentato istanza per cambiare la data dell’udienza.
Lo slittamento dovrebbe essere concesso. I tempi della prescrizione — che scatta il 1° luglio — vengono congelati.
A Beirut Dell’Utri resta dunque nella camera di sicurezza della polizia, una stanza di 4 metri per 4, in isolamento e quindi senza giornali e tv.
«Attendo con serenità quanto accadrà Roma, non preoccupatevi» ha detto ai familiari, che gli hanno portato libri e medicinali.
Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)
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