PROFUGO COME ANIMATORE IN UN CENTRO ESTIVO DEL MILANESE: “ALLORA RITIRO MIO FIGLIO”. MA SI FACCIANO RICOVERARE A PSICHIATRIA
A PESCHIERA BORROMEO UN GIOVANE DELLA GUINEA INSERITO COME AIUTANTE VOLONTARIO, UNA MADRE RITIRA IL FIGLIO PER EVITARE LA “CONTAMINAZIONE” INVECE CHE RIVOLGERSI A UN BUON PSICHIATRA
Tutto è cominciato con il messaggio di una madre su Facebook: “Mi si informa che al centro estivo comunale verranno inseriti uno o due rifugiati. Ritiro mio figlio”.
Il riferimento è al fatto che la onlus Il Melograno, che gestisce un campo di gioco per bambini a Peschiera Borromeo, abbia deciso di inserire come “coadiuvante volontario agli educatori ” un giovane africano, arrivato dalla Guinea e titolare dello status di rifugiato.
Alla madre indignata per la presenza del rifugiato – che aiuta nel trasporto dei giochi e nella vigilanza – hanno risposto su Facebook altri genitori, iscritti al gruppo “Quelli che … Peschiera”.
Madri e padri dei ragazzini – circa 110, tutti fra i 6 e i 13 anni – si sono divisi fra chi considera “scandalosa” la scelta della cooperativa e chi invece difende l’iniziativa, giudicandola “una bella cosa” e consigliando di “spiegare ai nostri figli il motivo per cui quelle persone hanno fatto tanta strada e ora giocano con loro”.
A Peschiera Borromeo l’argomento ha sollevato una tale polemica che sia il Comune sia la cooperativa Melograno hanno deciso di pronunciarsi con note ufficiali.
Giovedì scorso l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Caterina Molinari, ha fatto presente che il giovane della Guinea è “titolare di protezione internazionale, in possesso di permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il Tribunale li ha riconosciuti come regolari cittadini comunitari”.
Peraltro, già lo scorso anno la cooperativa aveva impiegato due rifugiati nel campus, senza che questo avesse provocato critiche.
Il Melograno, che gestisce una casa di accoglienza per rifugiati a Mediglia, in una lettera precisa che i giovani africani “potranno partecipare ai giochi di gruppo e ai labotatori artistici affiancando gli educatori e aiutarli per la sorveglianza dei bambini. È esclusa la loro partecipazione per gite e piscina”.
Alla fine, dopo incontri e rassicurazioni, solo una mamma ha ritirato il figlio dal campus estivo.
Un’altra madre va ogni giorno a prendere il proprio bambino prima che il ragazzo africano entri in servizio.
Una decina di madri si sono invece accontentate della rassicurazione che l’anno prossimo sarà comunicata con anticipo l’eventuale partecipazione di rifugiati volontari al campus estivo.
(da agenzie)
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