“PRONTO AL PASSO INDIETRO”: L’ULTIMA OFFERTA DI SILVIO
LETTA: “QUALE CHE SIA LA DECISIONE, IO VADO AVANTI”
La mossa del Cavaliere assomiglia ad un’ultima offerta.
E punta sul leitmotiv di questi mesi: la pacificazione. «Se mi salvano resterò sempre il leader del centrodestra ma farò un passo indietro, guiderò dietro le quinte, largo ai giovani in Forza Italia».
Ottimista Silvio Berlusconi certo non lo è, nella lunga vigilia che lo porterà oggi, dopo 48 ore di logorio psicologico, alla sentenza della vita.
Al suo fianco ha voluto pochissimi, i più intimi e i familiari.
Con Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, oltre alla fidanzata Francesca Pascale e a Maria Rosaria Rossi, c’è il fratello Paolo che lo ha raggiunto in mattinata, mentre il figlio Piersilvio era atteso in tarda serata da Milano.
Solo oggi arriverà Marina e forse gli altri, come pure Fedele Confalonieri.
«Se fossi un cittadino qualunque sarei fiducioso sulla cancellazione delle condanne, ma mi chiamo Silvio Berlusconi e quindi cambia tutto» è uno dei ragionamenti delle ultime 24 ore. Continua a proclamarsi «innocente » nel foro di Palazzo Grazioli. Pure l’avvocato Franco Coppi, rientrato in serata dal suo cliente dopo l’arringa, prova a incoraggiarlo.
«La forza della verità dovrebbe prevalere su tutto, ma non so se avverrà » nicchia l’ex premier. Disincantato, nè ottimista nè pessimista, dirà chi è stato al suo fianco per ore.
A loro però il leader Pdl confessa anche tutta la stanchezza, come se questa odissea processuale lo avesse prosciugato, privato dell’entusiasmo, comunque stancato.
Da qui, la clamorosa scelta, forse dettata dal momento drammatico o forse davvero ragionata: «Se tutto andrà bene, come sarebbe giusto che andasse, il sostegno a questo governo sarà fuori discussione, ma io faccio un passo indietro dalla corsa alla premiership, continuerò nello stile di queste ultime settimane».
Il lancio da settembre di Forza Italia è confermato, lui resterà la guida carismatica, ma non più in prima linea, si vede come «padre nobile» nel futuro immediato. Largo ai giovani, nel nuovo partito, a «una nuova classe dirigente ».
Ed è la clausola di lunga vita per il governo Letta, che il Pdl o meglio Forza Italia si accingerebbe a sostenere almeno per i prossimi due anni.
Anni del resto in cui le azioni Mediaset avrebbero buona possibilità di seguire la loro parabola ascendente che dal giorno della fiducia all’esecutivo, il 29 aprile, quasi non subisce contracolpi (se si esclude il tonfo di ieri determinato dalla nervosa vigilia).
Sarebbe la sconfitta definitiva dei “falchi” del partito. Quelli che – Santanchè e Verdini in testa – già ieri pomeriggio hanno dovuto fare una precipitosa marcia indietro sulla manifestazione pensata davanti a Palazzo Grazioli proprio nelle ore in cui oggi la Corte deciderà del destino del capo.
Sono le ore in cui a dettare la linea sono Gianni Letta e Franco Coppi. Una linea che in effetti ha portato non pochi vantaggi in questi mesi, è uno dei ragionamenti che hanno portato Berlusconi a maturare il possibile forfait in caso di “salvataggio”
In tutto questo il premier Enrico Letta continua ad andare avanti nella sua missione come nulla fosse, ostentando anglosassone distacco.
Un filo di apprensione, va da sè, c’è anche a Palazzo Chigi. Ieri una telefonata con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in vacanza in Alto Adige ha consentito di fare il punto sul momento.
Detto questo, Letta è al lavoro sulla legge di stabilità col ministro Saccomanni, comunque convinto di poter andare avanti in ogni caso, anche in caso di tracollo giudiziario di Berlusconi. Ecco perchè la Presidenza del Consiglio ha già pianificato tutti i suoi appuntamenti fino al mese di ottobre, quasi a esorcizzare lo spettro.
Certo, tutto dipenderà da quel che accadrà a partire da questa sera, dopo la lettura del dispositivo.
Perchè è vero che il quartier generale berlusconiano si è imposto e ha imposto a tutti i parlamentari la linea del silenzio e della prudenza.
Ma è anche vero che in caso di conferma della condanna e dell’interdizione si scatenerebbe la tempesta.
Non viene escluso a Palazzo Grazioli che possa essere lo stesso Cavaliere a occupare la scena con una conferenza stampa o un exploit televisivo, per passare al contrattacco. E allora sì, tutto potrebbe succedere, nulla sarebbe più scontato.
Per adesso, in quella sorta di bunker dorato di via del Plebiscito – blindato da camionette e transenne di forze dell’ordine come nemmeno ai tempi del Berlusconi premier – prevale solo l’amarezza e lo sconforto, raccontano. Soprattutto nello scrutare dalle finestre le tante telecamere straniere, quelle della Cnn tra le altre, lì sotto all’ingresso come davanti alla Cassazione, ad alimentare la grande attesa mediatica mondiale per un Cavaliere che sognava di essere ricordato statista e che si ritrova giudicato da imputato.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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