PRONTO IL GRUPPO DI CENTRODESTRA PER COMPENSARE ALTRE PERDITE NEL M5S
DODICI SENATORI IN USCITA DA FORZA ITALIA PER FARE DA FORZA DI DISSUASIONE VERSO CHI PUNTA ALLA CRISI… MENTRE CONTE E’ MOLTO ATTIVO E PUNTA A CREARE UN SUO GRUPPO
Il Senato è una trincea. Tra i 5 stelle è una girandola di telefonate.
Beppe Grillo, dopo aver chiamato infruttuosamente Lucidi, ha contattato un po’ di senatori della vecchia guardia, per capire cosa stesse succedendo e quanto potesse essere utile caso per caso la sua moral suasion.
Al poliziotto buono ha fatto eco quello cattivo. “I parlamentari che lasciano mettano nella lettera anche il listino prezzi del mercato delle vacche aperto da Salvini al Senato, ci dicano quanto costa al chilo un senatore”, ha tuonato Luigi Di Maio, proseguendo sulla linea aggressiva inaugurata ieri.
Il timore non è quello di una scissione, ma che pian piano il gruppo si sfilacci, e perda numeri alla spicciolata come accaduto già nella scorsa legislatura.
Andre Cioffi beve una spremuta alla buvette. E’ l’unico dei campani che rimane, gli si fa notare scherzando. Lui sorride amaro, tetragono nella fedeltà agli ideali del Movimento: “Ma volevamo fare la rivoluzione, ed eccoci qua”, aggiunge con un velo di tristezza.
Il parquet di Palazzo Madama scricchiola come non mai. E’ tutto un via vai di pentastellati che oscillano tra la soddisfazione di aver tenuto botta sul Mes e la preuccupazione quasi adolescenziale del “che ne sarà di noi?”.
Ma soprattutto scricchiola dell’andirivieni di forzisti. “La prossima settimana qui nasce un nuovo gruppo”, spiega uno di loro.
In sala Garibaldi si palesano i deputati Renata Polverini e Luigi Casciello. Vanno e vengono con Paolo Romani e Massimo Mallegni. Sono registi del nuovo drappello. Una dozzina di senatori in fuoriuscita dal gruppo azzurro di Palazzo Madama. Con l’obiettivo di stabilizzare la legislatura. Per ora.
Un’operazione di non immediata lettura. Per capirla bisogna sforzarsi di immergersi per un attimo nelle alchimie di Palazzo.
Ad aderirvi sono quotati i senatori più vicini a Giovanni Toti e all’ala di Forza Italia che più guarda al Carroccio: Vitali, Berutti e Quagliariello insieme a Romani.
E coloro che, al contrario, hanno le pulsioni più centriste: oltre a Mallegni sono dati in uscita Dalmas, Cangini (“Non c’è nulla di definito”, spiega ad Huffpost) e i tre eletti con l’Udc e poi confluiti nel gruppo (De Poli, Binetti e Saccone).
Rappresentano entrambi sensibilità che li portano lontane dall’attuale gruppo, ma in direzioni esattamente opposte.
L’intenzione non è quella di replicare lo schema Denis Verdini, quello dei Responsabili che puntellarono la scorsa legislatura. Ma di fungere più che altro da calmiere di pulsioni centripete.
Traducendo: nessun sostegno organico alla maggioranza, ma una forza di dissuasione per eventuali colpi di testa da parte di altri transfughi 5 stelle o di Italia viva. “Che esci a fare se non sei determinante?”, sintetizza uno dei promotori dell’iniziativa.
Che aggiunge: “Certo, si nasce così, poi però navighiamo a vista, vedremo quello che succede…”.
Grandi manovre che i berlusconiani di ferro provano a infastidire. L’altro ieri, accanto alla denominazione del gruppo, è comparsa la sigla Udc. Perchè senza quel simbolo, che è tra quelli presentati alle elezioni, per i regolamenti di Palazzo Madama sarebbe impossibile la formazione di un gruppo vero e proprio.
Manovre di interdizione, come quelle sulla raccolta delle firme per il referendum sul taglio dei parlamentari, che hanno toccato quota 55, a meno dieci dal quorum necessario. C’è tempo fin dopo la Befana.
E’ dallo stesso centrodestra che si segnala un vivace attivismo di Giuseppe Conte.
Il premier, spiegano, sta mobilitando le sue diplomazie per tastare il polso di quel che succede al Senato, e muoversi anche lui in ottica di stabilizzare il quadro. Dentro e fuori i 5 stelle.
E tornano a circolare con insistenza le voci di senatori pronti a costituire gruppi che riferirebbero al premier. Non ora, spiegano, non mentre un’operazione di contenimento è già in corso, non prima di averne tastato la portata e l’eventuale tenuta.
Intanto sarebbe la pugliese Angela Piarulli la prossima pentastellata accreditata da un’uscita dal gruppo. “Ma se lo scrivi si intimorirà e non lo farà ”, spiega uno di quelli che la indica
La macchina anti dissidente si è messa in moto. Un fuoco di fila dei fedelissimi per stigmatizzare fuoriusciti o fuoriuscenti. Carlo Sibilia attacca di petto Grassi, tirando fuori un suo post a difesa della penale grillina per chi cambia casacca.
Uno scontro tutto centrato nel collegio di Avellino, dove entrambi sono stati eletti, quasi fossero già proiettati alla prossima tornata di voto. Uno di quelli bollati come “senza forza” guarda Lucidi passare sotto l’albero di Natale di Palazzo Madama: “Guardalo. Invece di indebolire Di Maio fanno solo male al Movimento”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply