PSICODRAMMA ROUSSEAU, CINQUE ORE DI ASSEMBLEA NON SCIOLGONO IL DILEMMA: GLI ISCRITTI POTRANNO ESPRIMERSI O NO?
GRILLO PER IL NO, CASALEGGIO PER IL SI’… IL TIMORE DI ESSERE SCONFESSATI DAGLI ISCRITTI
Le webcam vengono spente alle due e mezza di notte. L’assemblea congiunta dei deputati e dei senatori M5s, convocata per le 21.45 di domenica sera, è durata quasi cinque ore e non è certo stata risolutiva.
Si chiude tra volti stanchi, tristi, ancora scioccati: “In due settimane è cambiato tutto”. E Barbara Lezzi invoca l’estrema fine (politica, si intente): “Se sosteniamo il governo Draghi, M5s si suiciderà ”.
Va in scena uno psicodramma, tra rabbia e delusioni. Come se non bastasse, la riunione si chiude con la stessa domanda, irrisolta, con la quale si era aperta: “Ci sarà o no il sondaggio su Rousseau per decidere cosa fare?”.
Il capo politico Vito Crimi accende il microfono e, con un giro di parole, dice che alla fine la decisione se consultare o no la rete spetterà a lui: “Non abbiamo ancora un quesito perchè non c’è ancora la proposta del premier incaricato. Poi, sulla base di questo, deciderò se consultare o no la base”.
È chiaro che l’ultima parola in realtà spetta al Garante Beppe Grillo, che opterebbe per il no, e a Davide Casaleggio che invece venerdì scorso ha annunciato che il sondaggio sarà fatto.
Divisi anche su questo, quindi. Attanagliati dai dubbi. L’unico giorno utile, casomai, è mercoledì, poichè martedì pomeriggio la delegazione 5Stelle incontrerà nuovamente il premier incaricato, che con ogni probabilità andrà al Colle giovedì per sciogliere la riserva e non può certo attendere l’esito del voto su Rousseau per formare il nuovo governo, che ha tutta l’aria di essere di salvezza nazionale.
Il punto della questione è principalmente uno: consultare la base è un rischio. Un rischio perchè in Rete si scatenerebbero gli appelli dei parlamentari ribelli guidati da Alessandro Di Battista. Appelli accorati, disperati. “Al Senato c’è un problema profondo, non è una questione di poltrone”, dice che in queste ore sta provando a mettere insieme i pezzi: “Significa cambiare per sempre, rinnegare il passato”.
Danilo Toninelli è tra i più attivi nella battaglia per il ‘no’, ma è anche tra i più sconvolti, tra l’incredulità e la rabbia. “Meglio stare all’opposizione per influenzare l’opinione pubblica che al governo con Forza Italia”, dice l’ex ministro delle Infrastrutture sulla piattaforma Zoom.
Sono almeno una ventina i parlamentari a Palazzo Madama carichi di dubbi e una decina sarebbero pronti alla scissione. Neanche l’intervento del premier dimissionario Giuseppe Conte, che ha chiesto ai deputati e a senatori di non arroccarsi sull’Aventino, è servito a scuotere le coscienze. Anzi, forte è stata la delusione quando l’avvocato del popolo ha detto che non ha alcuna intenzione di entrare a far parte del governo. Nicola Morra, tra i primi a chiedere di far decidere gli iscritti alla piattaforma Rousseau, oggi si è chiuso in un silenzio stampa.
La nascita di un governo a guida Draghi sarebbe la riuscita di un piano di accerchiamento nei confronti del movimento, per “assorbirlo” dentro un sistema che non vede l’ora di fagocitarlo e renderlo indistinguibile dalle altre forze politiche. E secondo me il movimento deve resistere con tutte le sue forze a questo piano anzichè assecondarlo. Continuo a pensare che a maggior ragione in un momento del genere, nel quale bisogna ricostruire sulle macerie lasciate dal covid, ci sia bisogno di una chiara impronta politica e non di un governo tecnico. Mi riservo di valutare all’esito del secondo giro di consultazioni, quando avremo qualche elemento in più, ma con queste premesse dubito che possa uscirne qualcosa di buono per il Paese.
Il deputato Francesco Forcinati invoca il complotto: “La nascita di un governo a guida Draghi sarebbe la riuscita di un piano di accerchiamento nei confronti del Movimento, per assorbirlo dentro un sistema che non vede l’ora di fagocitarlo e renderlo indistinguibile dalle altre forze politiche. E secondo me il Movimento deve resistere con tutte le sue forze a questo piano anzichè assecondarlo”. E poi ancora: !Mi riservo di valutare all’esito del secondo giro di consultazioni, quando avremo qualche elemento in più, ma con queste premesse dubito che possa uscirne qualcosa di buono per il Paese”.
Su questa scia prende la parola Mattia Crucioli. Ha un foglio davanti con un elenco di punti: “Dobbiamo votare ‘no’ a Draghi e ora vi spiego il perchè. Perchè Draghi è quello della Goldman Sachs , delle banche, è un capitalismo”. E via dicendo sullo stile Di Battista, che proprio questa mattina è tornato sul tema collocandosi all’opposizione pur non essendo in Parlamento: “Non ho dubbi che il Professor Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza. Un capitalista finanziario è per sempre”.
Un post di questo tenore può influenzare l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau, se dovesse esserci. Si brancola nel buio mentre i governisti provano a ridurre la fronda. Le riunioni sono ricominciate di buon mattino. Sergio Battelli, si aggira nei corridoio della Camera, mentre sta per iniziarne un’altra: “Ieri ho battuti tutti i record. Connesso dalle dieci e mezza del mattino con una pausa di un’ora soltanto”. Ma tutto ciò non è servito per capire che fine farà la piattaforma Rousseau.
(da “Huffingtonpost”)
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