PUTIN E ORA CHE HAI BOMBARDATO, CHE FAI? LA RUSSIA NON POSSIEDE SCORTE INFINITE DI MISSILI ISKANDER E KALIBR, E UN BOMBARDAMENTI A TAPPETO (COSTATO A MOSCA CIRCA MEZZO MILIARDO DI DOLLARI) NON SE LO PUO’ PERMETTERE A LUNGO
LA RUSSIA STA PERDENDO, E ALL’IDEA DI TERRORIZZARE GLI UCRAINI CON LE BOMBE CREDE ORMAI SOLTANTO PUTIN
Vladimir Putin lancia i missili non soltanto sulle città ucraine, ma anche sui suoi stessi falchi: per la prima volta nel mese trascorso dopo la fuga dell’esercito russo da Kharkiv, nei talk show, nelle chat di Telegram e nei corridoi della Duma si torna ad applaudire il comandante supremo.
«Sono finalmente soddisfatto al cento per cento dell’operazione militare speciale», scrive ai suoi tre milioni di seguaci Ramzan Kadyrov, il leader ceceno che aveva minacciato nei giorni scorsi di «spiegare alla leadership russa la verità» scavalcando i vertici militari.
La capa della tv di propaganda RT Margarita Simonyan gongola sulla «nostra piccola risposta», e il suo sottoposto Anton Krasovsky balla con un sorriso di gioia sul suo balcone, vestito con un pigiama dell’esercito russo e un cappellino con la Z simbolo dei sostenitori dell’invasione russa.
Il ministero della Difesa russo fa rapporto sulla «missione compiuta, con tutti i bersagli colpiti», e stavolta le televisioni russe non nascondono nulla, non fingono di colpire «esclusivamente obiettivi militari» e mostrano trionfanti i bombardamenti, e i civili ucraini colpiti.
L’esultanza della parte della nomenclatura e dell’opinione pubblica più assetata di sangue riappacifica il Cremlino con i suoi sostenitori, e incorona subito Sergey Surovikin, «il generale Armageddon» della guerra in Siria, come il nuovo eroe, nel suo esordio nella nuova carica di comandante di tutta la “operazione militare speciale”.
Dopo 48 ore di atterrito silenzio seguite all’attacco al ponte della Crimea, la Russia vuole mostrare di aver riconquistato l’iniziativa, anche se lo spionaggio di Kiev sostiene che in realtà i missili lanciati ieri mattina sono stati puntati già una settimana fa. Cioè proprio quando le fazioni più radicali del Cremlino invocavano un attacco ai “centri decisionali” ucraini, alle infrastrutture energetiche, alle dighe e ai ponti (Kadyrov chiedeva anche di sganciare una piccola bomba atomica).
Le centrali e le linee elettriche in realtà erano stati colpiti dai missili russi già dopo la ritirata da Kharkiv, ma un attacco massiccio come quello di ieri segna, secondo molti osservatori, una nuova fase della guerra, della quale la bomba sul ponte della Crimea è solamente il simbolo più visibile. La «paura della sconfitta è tale – scrive la politologa Tatyana Stanovaya – da far apparire perfino Putin come troppo indeciso».
Ora, il partito della guerra ha prevalso, e questo «peggiora la situazione, perché non si può più tornare indietro».
I falchi incalzano: il web si riempie di russi (e non tutti sono troll) che commentano le foto delle vittime ucraine dei bombardamenti con frasi come «che bella giornata, fatelo più spesso», e si lamentano che non sono stati colpiti gli uffici di Zelensky, mentre il giornalista Aleksandr Kots – uno dei più influenti “corrispondenti di guerra” legati all’esercito – esprime pubblicamente il timore che la pioggia di missili rimanga una rappresaglia isolata, invece di diventare quotidiana.
I bombardamenti a tappeto in Siria hanno reso celebre il generale Surovikin, ma le aspettative più feroci dei putiniani come il vicepresidente della Duma Pyotr Tolstoy – che chiede di bombardare fino a «ridurre l’Ucraina al XVIII secolo» – potrebbero rimanere deluse.
Innanzitutto, ricorda l’esperto militare russo Yuri Fyodorov, la Russia non possiede scorte infinite di missili Iskander e Kalibr, e bombardamenti come quello di lunedì – costato a Mosca, secondo le stime degli esperti, circa mezzo miliardo di dollari – per fortuna non possono venire ripetuti frequentemente.
L’iniziativa al fronte resta invece in mano agli ucraini, e l’arrivo dei primi neomobilitati russi non sembra poter fermare la controffensiva di Kiev. Il ricorso ai missili per fare terra bruciata aveva spinto già nelle settimane scorse Zelensky a chiedere agli alleati occidentali sistemi di difesa antiaerea, e a novembre dovrebbero arrivare gli Iris tedeschi a difendere la capitale ucraina dai droni.
La Russia sta perdendo, e all’idea di terrorizzare gli ucraini con le bombe nelle retrovie per costringerli a invocare una tregua nonostante i successi sul terreno «crede ormai soltanto Putin», afferma Stanovaya.
Eventuali nuove rappresaglie, come quella promessa dal direttore dell’Istituto del Medio Oriente Evgeny Satanovsky, di colpire «i centri decisionali non solo di Kiev, ma anche di Londra e Washington», non farebbero che alzare il livello di scontro e chiudere la prospettiva di qualunque negoziato, nel quale a Mosca si continua a sperare, alla vigilia dell’incontro di Putin con Recep Tayyip Erdogan nel Kazakhstan.
(da La Stampa)
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