QUANDO L’INVIDIA UCCIDE, INTERVISTA A ELENA PULCINI SULL’OMICIDIO DI LECCE: “IL RISENTIMENTO PERVADE LA SOCIETA’, LA VIOLENZA SEMBRA L’UNICO SOLLIEVO”
LA DOCENTE DI FILOSOFIA: “VIVIAMO IN UNA SOCIETA’ DI IDENTITA’ FRAGILISSIME”
“Li ho uccisi perchè erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”. Avrebbe detto queste parole durante l’interrogatorio Antonio De Marco, il 21enne che ha confessato di aver ucciso l’arbitro Daniele De Santis e la sua fidanzata, Eleonora Manta, nella loro casa di Lecce. Il giovane è stato arrestato ieri, dopo giorni di ricerche.
Non sono passate molte ore prima che confessasse il gesto. Il motivo del duplice omicidio, ipotizza chi indaga, sarebbe “l’invidia, la gelosia per la gioia di vivere e la solarità dei giovani che forse non aveva lui”.
Un’ipotesi che, a una primissima analisi, trova fondamento nelle parole pronunciate dal giovane.
Ma da dove nasce l’invidia? E, soprattutto, può portare a uccidere?
“Per lo più è una passione che non si vede, nè si ammette. La sua velenosità si ritorce contro il soggetto che la prova. Ma può anche slittare verso il risentimento. E in questo caso si arriva a voler fare del male all’altro”, ci risponde Elena Pulcini, docente ordinario di Filosofia politica all’Università di Firenze e autrice di un saggio che approfondisce l’invidia in tutti i suoi aspetti.
Professoressa, nel suo scritto definisce l’invidia “una passione triste”. Ma da dove nasce questo sentimento?
“Si tratta di una passione che nasce dal soffrire per il bene degli altri, dal non sopportare la gioia, la felicità , altrui. Possiamo dire che è una condizione da ricondurre alla fragilità dell’Io. L’invidioso non si stima, non è contento di sè, percepisce il bene che è capitato all’altro come una diminuzione del proprio essere. E, per questo motivo, inizia ad invidiare oltre ogni limite non solo chi percepisce come superiore a lui, ma anche chi ritiene essere al suo stesso livello.
Perchè percepisce maggiore competizione?
Sì, perchè gli viene spontanea la famosa domanda: “Perchè lui sì e io no?”. Vede, in fondo l’invidia non sopporta l’uguaglianza. E quell’interrogativo è l’humus sul quale il livore viene coltivato, via via in misura maggiore. C’è, poi, una versione più cattiva dell’invidia. La troviamo in Nietzsche.
Di cosa si tratta?
Della gioia maligna, che porta a godere del male dell’altro. Immaginiamo di essere noi gli invidiosi, e di trovarci di fronte a un amico che ha più successo di noi: se a quest’ultimo capita di fallire noi, senza confessarlo, proviamo quasi piacere. Vede, a differenza degli altri vizi capitali, dove, in qualche misura si può rinvenire un’altra faccia delle medaglia, un qualcosa che somigli a un risvolto positivo, l’invidia è in tutto e per tutto negativa. Eppure è un sentimento universale, c’è sempre stato, anche nell’antica Grecia.
Da quello che hanno riferito gli inquirenti, sembra che il ragazzo che ha confessato di aver ucciso il giovane arbitro e la sua fidanza, a Lecce, lo abbia fatto per invidia. Ma si può arrivare ad ammazzare una persona perchè non si sopporta la sua felicità ?
Intanto la felicità è la prima cosa di cui si è invidiosi. Però generalmente l’invidia è una passione non violenta, invisibile. Nessuno confessa mai di essere invidioso, se non in maniera scherzosa. Si tende a non far vedere questo tipo di livore, che rumina dentro il soggetto, sfociando al massimo in uno sguardo cattivo. Ciò non toglie che ci sono casi in cui l’invidia può crescere esplodere. Ha presente la storia di Caino e Abele? Ecco, però, in questo caso parlerei di risentimento.
Di cosa si tratta?
È come se l’invidia oltrepassasse il limite, slittando, appunto, verso un altro stato d’animo. Così si sviluppa rancore verso l’altro che, nella mente del soggetto, è qualcuno che ha ottenuto ciò che lui non potrà ottenere. Questa passione si accumula via via, in maniera lenta ma duratura, fino ad avvelenare l’anima. A quel punto il soggetto trova solo una strada per esprimersi: quella violenta. Come se sorgesse nella sua mente la volontà di distruggere qualcosa che lui ritiene non poter avere. La felicità della coppia, in questo caso.
Ci vorrà probabilmente tempo prima che vengano ricostruiti tutti i dettagli della vicenda, ma dagli elementi che hanno reso noti al momento gli inquirenti pare che il ragazzo che ha ucciso la coppia abbia premeditato il suo gesto. Abbia pensato ai dettagli del delitto per giorni. Anche questa è una caratteristica di chi prova risentimento?
Sì, un’altra peculiarità di questo stato d’animo è l’ossessività . Perchè vede, il risentimento è una passione pervasiva, molto più dell’invidia. Invade l’intera personalità , mobilita tutto il nostro essere, senza lasciare nulla fuori. Allora il soggetto pensa: “Devo trovare un sollievo”. E la risposta al risentimento è praticamente sempre la violenza. Cosa che con l’invidia non accade.
Dalle carte di chi indaga emerge il ritratto del giovane che ha confessato l’omicidio. Un soggetto timido, introverso, con poche amicizie. Ma un ragazzo di 21 anni, quindi comunque cresciuto al tempo dei social. Quanto incidono questi ultimi nella proliferazione di passioni come l’invidia e il risentimento?
Sono devastanti. Hanno certamente molti aspetti positivi, ma anche conseguenze dannose. Si pensi alla logica del like: io posto qualcosa, una frase, una foto, per ottenere un “mi piace”. Certamente non è un meccanismo obbligato ma, se applicato, può portare a uno svuotamento, a una superficializzazione della personalità . Vede, non si tratta solo del desiderio di apparire, quello lo possiamo ricondurre anche alla televisione, ma di volontà di piacere. È un passo ulteriore: è il piacersi attraverso il plauso degli altri
Ma perchè accade ciò?
Perchè siamo in una società di identità fragilissime che, dove piacere all’altro fa sentire vivi.
Torniamo al punto di partenza. Come si pone un argine all’invidia?
La strada giusta è, a mio parere, riappropriarsi di sostanza, di contenuti, di obiettivi. Bisogna poi ritirare la proiezione sull’altro. Come? Attraverso un recupero della propria identità . Qualunque essa sia.
(da “Huffingtonpost”)
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