QUANDO NEMMENO IL DOLORE COLLETTIVO GENERA IL SENSO DI APPARTENENZA A UNA COMUNITA’
LA TRAGEDIA DI MILANO E IL SOLITO INDECOROSO GIOCO DELLE PARTI, TRA FINZIONI E DIVISIONI… EMERGE SOLO L’INCAPACITA’ DI SENTIRSI FIGLI DI UNA STESSA PATRIA
Ci sono eventi dei quali è davvero difficile “parlare”. Quando si verificano ti attanaglia un profondissimo senso di vuoto. Nei film certe cose succedono sistematicamente. Dovresti essere quasi abituato “alla follia”, singola e collettiva. Eppure, quando dalla fiction si passa alla tragica realtà , cambia radicalmente tutto. Quello che è successo nelle aule di giustizia del Tribunale di Milano, con morti che non ci dovevano assolutamente essere e che nessun “ragionamento” potrà mai spiegare, lascia davvero un profondissimo senso di vuoto.
Ancor di più lo trasmette l’indegna pantomima della pseudo-dialettica consumata tra fazioni, esponenti “di settore” e soliti, “finti eroi”.
In certi casi, il dolore, il senso di sgomento, la stessa, legittima rabbia, dovrebbero abbattere barriere e confini.
Dovrebbero essere così travolgenti da spingerci tutti “gli uni verso gli altri”, e invece… E’ vero che la mente umana è un mondo ricco di milioni di sfumature. Crea, scompone, rielabora e ricompone. Gli scienziati la studiano da sempre.
Ma questa è solo una premessa, perchè ciò che davvero rileva, anzi, l’unico dato davvero rilevante, non è certo la complessità della mente umana, la sua struttura o il suo specifico funzionamento, ma quella variegata e multiforme articolazione delle dinamiche dei gruppi, “l’un contro l’altro armato”… Magistrati contro Avvocati. Classe “togata” in genere contro i politici. Politici contro tutti. Popolo assopito, incredulo, tradito.
Davvero non si riesce più a provare – nemmeno per “un attimo” – il senso dell’appartenenza alla stessa storia?
Davvero nemmeno una tragedia è capace di unirci e farci sentire figli della stessa Patria?
Davvero nemmeno le assurdità riescono a scaldare i cuori facendoli battere all’unisono?
A quanto pare, la risposta è tristemente no. Il nostro è un “sistema/Paese” tristemente e “follemente” alla deriva.
Quanto successo a Milano, è sì il tragico gesto di una persona che ha perso progressivamente il senno (anche se certe cose è sempre meglio che le stabiliscano gli esperti nell’iter giudiziario che sarà !), ma esplicita e rinforza l’immagine decadente di un Paese che “quasi, quasi”, davvero “non c’è più”
Non è ammissibile che all’ingresso di un Pubblico Ufficio, anzichè le Forze dell’Ordine o delle Guardie Giurate (i quanto tali, armate), vi siano dei semplici vigilantes/portieri.
E’ vero che la divisa, di per sè, può essere un potenziale deterrente ma l’esperienza insegna che la stessa, “da sola”, soprattutto in certi casi, non risolve e non lo farà mai. Comunque la si voglia “leggere” o vedere, nelle valutazioni preliminari sul tipo di strumento preventivo da adottare nello specifico caso, certe leggerezze sono davvero inammissibili.
Il mercato delle “security preventiva” – anche per ciò che concerne le aziende eroganti servizi di portierato – è ricco di aziende di qualità , ma la qualità , l’efficienza e l’efficacia non si misurano soltanto dall’addestramento.
Esse vanno strettamente commisurate e valutate anche sulla scorta delle specifiche esigenze da soddisfare. Altrimenti detto, i siti “sensibili” vanno tutelati come si deve: farlo a mezzo di semplici vigilantes/portieri è colpa parecchio grave.
Ma questo nel “mondo dei sogni”, purtroppo, perchè quando la situazione diventa così drammatica da dover operare tagli in tutte le direzioni, la qualità , l’efficienza e la stessa efficacia delle decisioni assunte se ne vanno chiaramente “a quel Paese”.
E il dramma è totale, ampio, senza nessuna sorta di confine. Sanità , Istruzione, Pubblica Amministrazione. Difesa del territorio. Non si salva nulla.
In ogni caso, al di là di questo — che già “dice” comunque “tutto” su quel che resta della nostra Italica sostanza — la cosa che rende ancora più profondo il senso della sconfitta, è quella recita, quel gioco delle parti, quella sistematica contrapposizione “sistemica”, sempre più ampia e sempre più tracotantemente dirompente, alla quale non si riesce proprio più a contrapporre la ben che minima barriera, nemmeno il dolore collettivo.
Non bisogna essere un sociologo o uno “scienziato” sopraffino per avere contezza del fatto che il “sistema”, da un lato ci vuole “speculari” e funzionali a sè stesso, dall’altro ci vuole divisi, disuniti e contrapposti.
E’ proprio quel “gioco” che asseconda gli orticelli, le clientele, le fazioni e finanche le assurdità d’area.
Dire “basta”, gridarlo forte, non contro l’Europa, ma contro chi sta continuando a giocare sulla nostra “pelle”, con la nostra vita e coi nostri stessi sogni, dovrebbe unirci e renderci appassionatamente e “dannatamente” consapevoli, e invece…
Oggi è “solo rumore”.
Un “rumore” continuo, che frastorna, disorienta e confonde.
Un “gioco” nel “gioco”. Una iattura nella iattura.
Una “sistemica” e ignobile menzogna quotidianamente consumata nella persistente e inaccettabile finzione di un Popolo che, a ben vedere, proprio non c’è più…
Salvatore Castello
Right BLU- La Destra Liberale
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