QUATTORDICENNI RINCOGLIONITI DA ALCOL, DROGA E TV
RISULTATI DEL CONVEGNO A GENOVA DELLA SOCIETA’ DI PEDIATRIA ITALIANA… il 47% DEI RAGAZZI DI 14 ANNI BEVE ALCOL, IL 56,2% AMA FARE COSE RISCHIOSE, IL 3,4% FUMA CANNE, IL 30% STA DAVANTI ALLA TV PIU’ DI 3 ORE AL GIORNO, L’ 80,9% VORREBBE LE COSE VISTE NELLA PUBBLICITA’ TELEVISIVA, IL 26,4% MANGIA SOLO CHE LE COSE CHE GLI PIACCIONO… E’ IL BOOM DEI BULLI E PUPE
La Società di Pediatria Italiana che ha tenuto una settimana fa a Genova, al Porto Antico, un interessante convegno sul disagio degli adolescenti e che ha visto la partecipazione di 2.500 esperti del settore, ha presentato i dati di un’importante ricerca, frutto del monitoraggio su un campione di 1.200 studenti medi.
Di fronte a una platea affollata e nel corso di una tavola rotonda con psicologi ed operatori del settore, sono stati diffusi dati significativi della situazione di degrado “valoriale” in cui versano le giovani generazioni.
Alla domanda: “hai fiducia nei tuoi insegnanti?” nel 1977 rispondevano sì il 63% dei quattordicenni, oggi risponde sì solo il 46%… E solo il 7% dice di rivolgersi al suo prof se è vittima di bullismo.
I rapporti con la famiglia vanno anche peggio, molte le dichiarazioni raccolte così sintetizzabili “basta chiedere e loro, per non avere rotture, sganciano subito quattrini” oppure ” come mi vesto non lo sanno, escono da casa prima di me e rientrano dopo”.
Gli interpellati dalla ricerca hanno 14 anni.
Il 47% di loro beve alcol ( esattamente il doppio rispetto a 10 anni fa), il 18% considera “accettabile” usare integratori e medicinali per migliorare le prestazioni sportive, mentre 3 anni fa rispondeva allo stesso modo solo l’1% di loro.
Cresce contestualmente una pericolosa voglia di sentirsi adulti, ragion per cui per il 76% essere in gamba significa essere rispettato dal gruppo e ciò spinge l’84% ad azioni di bullismo. Nel 2002 a pensarla così era solo il 22%.
Nel corso del Convegno, molti educatori scolastici hanno sottolineato che la scuola può anche punire, ma rimane un fenomeno occasionale senza il sostegno educativo di una famiglia sempre più assente e latitante in termini di trasmissione di valori.
Ci si è chiesti: dov’è la prevenzione, dov’è la sinergia?
La scuola da sola non può nulla e si trova sempre più in una trincea abbandonata.
Il ricovero di quattordicenni che si presentano ai pronto soccorso con problemi di alcol e altre sostanze è ancora modesto, ma in crescita: si tratta di ragazzi che già danno pericolosi segni di quella che si annuncia una drammatica escalation.
Un forte coinvolgimento di responsabilità del disagio giovanile è connesso poi all’uso della Tv e di internet, spesso cattivi maestri di vita dei giovani monitorati.
Il consumo televisivo sta raggiungendo picchi dagli effetti preoccupanti.
Nel 1977 il 19% degli adolescenti guardava più di tre ore al giorno la Tv, oggi siamo arrivati alla percentuale del 30%.
E il ritorno sull’aggressività è pesante, lo denunciano comportamenti e stile di vita modificati.
Il 37% dei ragazzini che guarda meno di un’ora la Tv al giorno dichiara di fare a botte, ma la percentuale sale al 55% tra quelli che stanno più di tre ore.
Giudica negativamente un bullo il 78,1% di quelli che guardano la Tv meno di un’ora, la percentuale scende al 59,3% tra quelli che ci stanno più di 3 ore.
E ancora “faccio cose rischiose” 56,2% (1 ora) diventa 72,3% (3 ore), “fumo canne” 3,4% (1 ora) 5,3% (3 ore), “imito i comportamenti dei miei eroi tv” 39,3% ( 1 ora) 64,1 (3 ore), “desidero le cose viste nella pubblicità ” 80,9% (1 ora) 92,2% (3 ore), “mangio solo le cose che mi piacciono” 26,4% (1 ora) 46,1% (3 ore).
Il disagio dei figli è il segnale di un profondo malessere della famiglia italiana e occidentale, frutto di modelli valoriali errati e figlia di quella incapacità di assumersi “responsabilità educative” per puro egoismo.
Si rincorrono spesso miti di carriera, di successo, di denaro e ci si dimentica che i figli hanno bisogno di “esempi” e di “autorità ” in casa, non dei 20 euro per toglierseli dalle palle.
Il declino dell’Occidente inizia dalla rinuncia a saper essere educatori di vita, a far capire che senza sacrifici non si arriva da nessuna parte.
Il mondo non è quel modello di sviluppo tutto “lustrini e veline”, non è il mondo del “Grande fratello” e del successo facile.
Meglio qualche modella di meno e qualche operaia di più, invece che doverla importare dalla Bielorussia… meno qualche ragazzo con abbronzatura integrale o palestrato e qualche cervello che funzioni in più…
In assoluto meglio qualche calcio nel culo in più al momento giusto e qualche dialogo approfondito, che tirare fuori la banconota per liberarsi la cattiva coscienza di non saper essere padre o madre, come i tempi difficili richiederebbero.
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