RAGGI IMBARAZZANTE: “COSA VOLETE DA ME? SONO IO CHE RISCHIO TUTTO”. FORSE NON HA CAPITO CHE NON HANNO VOTATO LEI MA IL M5S
SALTA IL BLITZ DI GRILLO, SALTA LA LETTERA DEL DIRETTORIO ALLA SINDACO… LA BASE IN RIVOLTA: “SE LA RAGGI FORZA ANCORA CON MARRA VIENE GIU’ IL MONDO”
Salta il blitz di Beppe Grillo a Roma, già fissato per lunedì.
Salta la lettera – già scritta – con cui il direttorio doveva dare “piena autonomia” a Virginia Raggi.
Lo scontro nei 5 stelle è aperto. L’allontanamento del capo di gabinetto Carla Raineri, che ha dato il via alle dimissioni a catena dell’assessore al Bilancio e alle Partecipate Marcello Minenna e a quelle dei vertici delle società dei trasporti e dei rifiuti, Atac e Ama, sta creando un terremoto politico da cui il Movimento stenta a venir fuori.
I messaggi più eloquenti sono quelli che gli eletti si stanno scambiando in queste ore nelle chat private di Telegram e WhatsApp.
“La paura grande riguarda il ruolo di capo di gabinetto. Se forza su Marra, viene giù il mondo”, scrive chi ha parlato con i vertici.
Per scongiurare questo, per evitare che Virginia Raggi dia ancora più potere al vice capo di gabinetto, l’ex braccio destro di Gianni Alemanno e Renata Polverini Raffaele Marra, Beppe Grillo doveva venire a Roma già lunedì.
Una decisione che però adesso – a sorpresa – rientra. Quel che è certo è che ieri i contatti telefonici con il fondatore sono stati frenetici. E che a preoccuparsi non sono state solo le parlamentari romane che più hanno seguito la vicenda (e che più sono infuriate con la sindaca): Paola Taverna, Roberta Lombardi, Carla Ruocco.
Le chiamate sono partite anche dal quartier generale della Casaleggio Associati.
La gestione del siluramento di Carla Raineri non è piaciuta neppure a chi – come Luigi Di Maio – è convinto che la sindaca di Roma vada difesa e che le si debba accordare la libertà di azione che chiede.
Solo, non si può fare nient’altro che resistere affermando – come ha fatto ieri il vicepresidente della Camera – che il problema non sia la guerra interna al Campidoglio che va avanti da oltre due mesi, ma l’ingerenza delle lobby, dei media, dei poteri forti.
C’è una cosa che però – al punto in cui si è arrivati – sarebbe considerata intollerabile: ed è proprio la promozione di Raffaele Marra, l’uomo che ha stilato la richiesta di parere all’Anac sulla nomina di Carla Raineri che ha fatto venire giù tutto.
Per questo, il potente esponente del “raggio magico” potrebbe essere allontanato e trasferito ad altro incarico.
Virginia Raggi ieri è crollata, ha pianto, ma non ha smesso per un attimo di essere combattiva. Nella riunione con la maggioranza e alcuni assessori, a chi la contrastava ha urlato, con parole più eloquenti di queste: “Cosa volete da me? Sono io che rischio tutto”.
Il Movimento, però, non è d’accordo. Luigi Di Maio e gli altri sanno che a rischiare tutto – su Roma – sono loro e la speranza di accreditarsi come una forza in grado di sfidare il Pd di Matteo Renzi alla guida del Paese. Per questo avevano scritto una lettera che dava a Virginia Raggi l’autonomia che chiedeva, ma che la inchiodava una volta per tutte alle sue responsabilità .
Una lettera bloccata da una battaglia ancora in corso.
Questo pomeriggio la sindaca riunisce quel che resta della sua giunta. In queste ore il suo staff sta tirando fuori dai cassetti i curricula scartati per trovare i nuovi assessori al Bilancio e alle Partecipate, i nuovi vertici di Atac e Ama, un altro capo di gabinetto. Ma i consiglieri – i soli che possono davvero sfiduciarla e far cadere la sua giunta – la avvertono: “Basta stipendi d’oro, non bisogna sforare il tetto di 86mila euro per i compensi, e serve più rispetto dei valori e dei principi del Movimento 5 Stelle”.
E’ quello che ieri ripeteva a un deputato Roberta Lombardi: “Non ci sono correnti, c’è chi lavora seguendo il metodo M5S e chi no”.
E’ quello che la base chiede da tempo: un modo di procedere diverso e la fine del “raggio magico”.
I militanti ce l’hanno con lo stipendio triplicato del dipendente del Campidoglio, e attivista, Salvatore Romeo (passato in un colpo da 40mila a 120mila euro annui come capo della segreteria politica della sindaca).
E ce l’hanno “con i troppi alemanniani che vediamo in giro”, come racconta un parlamentare di peso. Adesso la palla tocca alla sindaca.
“Ha piena autonomia”, ripetono dai vertici. Che per la prima volta, la lasciano davvero sola.
(da “La Repubblica”)
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