RENZI AMMETTE L’ERRORE DI CANDIDARE DE LUCA, MA PER ORA SI VA AVANTI
INTERVENIRE COSTA MOLTO
Sostenere Vincenzo De Luca alle regionali in Campania è stato un errore, ma oggi è troppo “costoso” intervenire.
Tutto quello che pensa Matteo Renzi del nuovo scandalo scoppiato intorno al governatore campano è condensato in questa frase, riferita a suoi interlocutori abituali. Il premier si sente stretto in una tenaglia.
Condizione che, per uno come lui, risulta estremamente scomoda.
Renzi è pentito della scelta fatta – o forse subita – alle regionali del maggio scorso. Ma ora, forse, è troppo tardi. Del resto De Luca avverte: “Chi mi assedia riceverà olio bollente”.
Ricadrà sui campani che, a suo dire, gli stanno facendo la guerra o tracimerà fino a Roma?
L’unica cosa che Renzi al momento si sente di fare è non difendere pubblicamente De Luca. E questo è il punto primo che il premier sta religiosamente rispettando da quando è scoppiato il nuovo guaio giudiziario intorno al governatore, indagato per corruzione.
Con De Luca non ha neanche voluto parlare al telefono. Nemmeno oggi che è tornato in Italia dal vertice europeo di Malta. Il segretario del Pd cerca di tenersi alla larga dal caos scoppiato a Napoli. E questo è il punto secondo.
Punto tre: lasciar trapelare tutta la rabbia in ebollizione tra Palazzo Chigi e Nazareno. Con il vicesegretario Dem Guerini su tutte le furie, il ministro Orlando delusissimo, parte del Pd campano che vorrebbe mollare De Luca. Ma Renzi per ora non apre il fuoco, pur masticando amarissimo.
Il premier è furioso. Il suo fedelissimo David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, descrive il clima in questi termini: “Ma è possibile che abbiamo dati positivi in economia, c’è la ripresa, abbiamo fatto le riforme e dobbiamo parlare di De Luca?”. Già . Il capo del governo si aspetta un chiarimento da De Luca.
Ma a sera non gli basta quello fornito dal governatore nel lungo forum al Mattino online. Il presidente della Regione sostiene che non era a conoscenza delle minacce arrivate al suo ex capo di gabinetto, Nello Mastursi.
Non gli era stato fatto presente che tra le mille richieste di raccomandazioni e pressioni che possono arrivare ad un potente di turno come lui c’era anche quella di Guglielmo Manna, che minacciava una sentenza sfavorevole sul ricorso del governatore contro la legge Severino.
Sentenza che lo avrebbe sospeso dalla carica. Sentenza emessa dalla moglie di Manna, Anna Scognamiglio, che invece ha accolto il ricorso di De Luca senza che Manna, legale in un ospedale pubblico, sia stato promosso a manager delle Asl, come aveva chiesto.
Sì però a Palazzo Chigi queste spiegazioni risultano insufficienti.
Renzi non riesce a capire perchè De Luca non abbia denunciato la cosa settimane fa, quando è venuto a conoscenza dell’inchiesta.
Eppure il 29 ottobre ha chiesto di essere sentito dai magistrati, sapendo di essere indagato. Eppure il 9 novembre Mastursi si è dimesso dalla Regione, pur mantenendo l’incarico di responsabile Organizzazione del Pd Campano, ruolo che ha lasciato solo ieri quando il caso è scoppiato sui media.
Gli ‘eppure’ sono tanti in questa storia, che anche il presidente Pd Matteo Orfini definisce “oscura”. Ma Renzi fa sforzo di massima cautela, in attesa di capire bene il quadro.
Se sarà necessario, muoverà le sue ‘truppe’ contro il ‘governatore sceriffo’. Con i suoi, teme sviluppi inconfutabili dell’inchiesta.
Ma se si troverà schiacciato all’angolo, preso a pugni da nuovi dettagli o magari intercettazioni, Renzi uscirà per scaricare il governatore.
Ma sa già che potrebbe costargli tanto. Potrebbe costargli i legami con i senatori verdiniani campani – affiliati a quelli eletti in Campania con De Luca – che gli tengono su la maggioranza in Senato?
Nel Pd circolano anche queste voci, velenosissime per il premier. Che per ora aspetta. Sperando di non essere costretto a usare l’artiglieria pesante contro il governatore.
Il prezzo sarebbe altissimo. Anche se, già così, rischiano di costare tanto anche le prossime amministrative.
(da “Huffingtonpost”)
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