RENZI IMPRENDITORE, LA RETE E I SUOI VIAGGI: UNA SOCIETA’ AL CENTRO DEGLI AFFARI
LA ISS GLOBAL FORWARDING PORTA A CARRAI E AL PATTO TRA LE MONARCHIE SAUDITE E ISRAELE
C’è una società che collega gli ultimi viaggi di Matteo Renzi tra Africa e Golfo Persico. Si chiama Iss Global Forwarding, è una multinazionale che porta a Marco Carrai e al patto tra le monarchie sunnite della Penisola arabica e Israele, gli Accordi di Abramo.
Arabia Saudita, Bahrein, Dubai e Senegal sono i Paesi in cui si è recato, da gennaio a oggi, il senatore. Viaggi che nulla hanno a che fare con il suo ruolo di parlamentare, visto che il leader di Italia Viva fa parte della Commissione Igiene e Sanità.
Cos’è andato a fare allora Renzi in tutti questi Paesi? Non l’ha mai spiegato.
“I miei viaggi sono legittimi, la mia dichiarazione dei redditi è pubblica, i miei numerosi incarichi internazionali sono tutti rispettosi delle regole del nostro Paese”, ha dichiarato.
Vero, perché la legge italiana non gli impedisce di svolgere attività d’affari private, tant’è che il senatore di Rignano ha appena aperto, come rivelato dall’Espresso, una società di consulenza basata a Roma, la Ma.Re Consulting.
La sua stringata dichiarazione non è però sufficiente a spiegare il motivo del continuo girovagare.
Per capire perché Renzi da gennaio ad aprile si sia recato nello stesso numero di Paesi extraeuropei di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, si più partire da ciò che accomuna le nazioni visitate. Ed è qui che ci si imbatte in Carrai, da sempre grande amico dell’ex premier.
Il consigliere e amico
Console onorario di Israele in Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna, tra i tanti incarichi all’attivo, Marco Carrai ha anche quello di consigliere d’amministrazione della Iss Global Forwarding Italy, sede a Milano, attiva nel settore delle spedizioni. È la filiale italiana della multinazionale Iss Global Forwarding, gigante della logistica, energia in particolare.
Presente in oltre 100 nazioni, è controllata dalla Investment Corporation of Dubai, braccio finanziario dell’emirato. Lo stesso dove Renzi si è recato a marzo in compagnia di Carrai, ha rivelato La Stampa.
Non è la prima volta che l’imprenditore amico dell’ex premier si ritrova in imprese dove si uniscono interessi italiani e mediorientali. Succede anche nella Wadi Ventures, società d’investimento basata in Lussemburgo: accanto a manager e imprenditori nostrani come il costruttore Michele Pizzarotti, il finanziere Davide Serra e l’ex consigliere di Leonardo Fabrizio Landi, nel capitale spicca per quantità di denaro investito la Golden Landscape di Dubai.
Come raccontato dal Sole 24 Ore, a staccare l’assegno da 500 mila euro con cui l’anonima società emiratina è diventata il principale investitore del veicolo lussemburghese è stato in realtà il Kingdom Wealth Fund, fondo creato da Mohamad Al Akari, imprenditore nel settore petrolifero, consulente d’affari della famiglia reale saudita e di altre monarchie del Golfo.
Wadi Ventures fa capo a un’altra lussemburghese, la Wadi Ventures Management Company, ed è tra gli azionisti di quest’ultima che compare Carrai, o almeno compariva.
Poi, il 24 marzo scorso, ha ceduto tutte le sue quote all’israeliano Jonathan Pacifici, presidente del Jewish Economic Forum. Il risultato è che oggi i beneficiari della Wadi Ventures Management Company sono tre. Oltre a Pacifici c’è Vittorio Giaroli, socio anche della Cambridge Management Consulting, l’impresa fiorentina fondata dallo stesso Carrai, e c’è Marco Norberto Bernabè, figlio di Franco, l’uomo appena scelto dal governo Draghi come presidente di Ilva.
Coincidenza.
Anche Carrai è alle prese con vecchie acciaierie da far ripartire: è infatti nel cda della ex Lucchini di Piombino, oggi di proprietà della famiglia indiana Jindal, per il cui rilancio s’immagina un futuro fatto di idrogeno, gas e logistica. Proprio i settori in cui opera Iss Global Forwarding.
Gli accordi di Abramo
Dubai è al centro degli Accordi di Abramo e degli affari che ne conseguono. Firmati il 15 settembre scorso alla Casa Bianca, i patti hanno normalizzato i rapporti diplomatici tra Israele, Emirati Arabi Uniti (di cui fa parte Dubai) e Bahrein. Secondo il governo degli Emirati, gli accordi potrebbero portare fino a 500 milioni di dollari di nuovi scambi con Israele.
Sullo sfondo c’è l’Arabia Saudita, altra nazione dove Renzi si è recato ultimamente in virtù di due incarichi affidati direttamente dal principe Mohammed Bin Salman (come consigliere del Future Investment Institute e come e della Royal Commission for Al Ula, come rivelato di recente dal Domani). Capitale mondiale dell’islam sunnita e della produzione petrolifera, Riyad non ha firmato gli Accordi di Abramo ma ha benedetto l’intesa dando il permesso di attraversare il proprio spazio aereo agli aerei commerciali che fanno la spola tra Israele e Dubai.
Dubai e l’hub africano
Infine c’è il Senegal, altro Paese visitato da Renzi. In questo caso il motivo del viaggio l’ha spiegato il presidente della Repubblica africana, Malick Sall: Renzi è stato a Dakar in compagnia della famiglia Ferrari, titolare dell’azienda di trasporti bresciana Germani, per parlare di “un progetto per una piattaforma di trasporto e logistica nella zona economica speciale di Diass”, ha detto Sall.
Il Senegal punta a diventare l’hub africano del trasporto internazionale di merci gestito da Dubai. Lo dimostra l’accordo firmato lo scorso novembre dal governo di Dakar per aderire al “World Logistics Passport”, un progetto con cui l’emirato dice di voler aumentare il commercio tra le nazioni del sud del mondo. Obiettivo strategico: trasportare merci tra Americhe e Asia, attraverso Senegal e Dubai.
Negli ambienti renziani, nessuno vuol rilasciare commenti sugli eventuali interessi del senatore di Italia Viva. La multinazionale Iss Global Forwarding, nella cui filiale italiana è presente Carrai, potrebbe però essere la pedina costruita per partecipare a questa partita che unisce interessi politici ed economici. Un nuovo Grande Gioco.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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