RENZI IN CRISI DI NERVI: STASERA IN CONFERENZA STAMPA CON LA MERKEL E HOLLANDE SENZA POTER APRIRE IMPERMEABILE E MOSTRARE JOBS ACT
MONTA IL MALUMORE CONTRO GRASSO PER AVER SOSPESO LA SEDUTA…E DA MILANO RENZI ORDINA: “VOTO ENTRO STASERA”
Al Senato sembra di essere tornati a luglio, nella bolgia infernale del dibattito sulla riforma costituzionale, quando l’aula procedeva a singhiozzo e nel Pd montavano i malumori contro il presidente del Senato Pietro Grasso.
Così oggi i Dem renziani non hanno per niente digerito la decisione di Grasso di sospendere l’aula per via delle proteste del M5s, nel bel mezzo dell’intervento del ministro Giuliano Poletti. Da Milano, dove è impegnato nel vertice Ue sull’occupazione, anche lo stesso Matteo Renzi è furioso per la scelta di Grasso, che indubbiamente lascia slittare il voto sulla fiducia al Jobs Act a stasera.
Significa che il premier parlerà in conferenza stampa congiunta con Angela Merkel e Francois Hollande a voto ancora in corso, se va bene.
Le linee telefoniche tra il gruppo Pd al Senato e Milano sono roventi. La raccomandazione che arriva dal presidente del Consiglio è di chiudere il voto almeno entro stasera.
Ma le incognite sono dietro ogni angolo.
In quanto l’aula può trasformarsi in una bolgia in ogni momento. La temperatura è alle stelle.
Tra i Dem non renziani c’è chi mette in conto il rischio che l’approvazione della legge delega sul lavoro slitti a domani.
I renziani invece lavorano per evitare questo rischio. E, proprio come è successo a luglio sulla riforma costituzionale, ci si chiede se Grasso intenda presiedere l’aula per tutta la durata dell’esame del Jobs Act e delle votazioni sulla fiducia che il governo sta per chiedere.
Oppure se accetterà di farsi sostituire da un vicepresidente.
A taccuini chiusi, ci si chiede quanto ci sia di improvvisato nelle scelte del presidente e quanto di premeditato. Proprio come sull’esame del ddl Boschi, che il presidente del Senato criticò in prima persona già la scorsa primavera.
Anche perchè, più la temperatura sale, più entrano in bilico quei voti Dem da sempre considerati incerti.
Nelle ultime ore, il sismografo del gruppo Pd al Senato registra nuove scosse tra i senatori di orbita civatiana: Corradino Mineo, Lucrezia Ricchiuti, Felice Casson, Walter Tocci.
Fino a ieri sera sembravano rientrati nei ranghi, almeno alcuni di loro.
Mentre adesso sono di nuovo in fibrillazione, agitati dal caso Casson, senatore della giunta per le immunità , che si è autosospeso dal gruppo perchè in disaccordo con la scelta del Pd di non autorizzare l’uso delle intercettazioni a carico del senatore di Ncd Antonio Azzollini, coinvolto per truffa nell’inchiesta sugli appalti del porto della sua città , Molfetta, in Puglia.
Renzi punta a ottenere 160 sì alla fiducia. Entro stasera.
Ma a Milano, al fianco della Merkel e di Hollande, dovrà parlare del suo Jobs Act senza averlo ancora in pugno.
(da “Huffingtonpost”)
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