RENZI MOLLA VERDINI DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO E IL PATTO DEL NAZARENO TREMA
IL PREMIER TEME DANNI ALLA SUA IMMAGINE, IN FORZA ITALIA VERDINI E’ DIVENTATO INGOMBRANTE PER I SUOI GUAI GIUDIZIARI
Il Nazareno trema. Perchè l’epicentro della “scossa” riguarda il nume tutelare del Patto. Denis Verdini è rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla P3, assieme all’ex sottosegretario Nicola Cosentino, attualmente in carcere a Secondigliano per un altro processo dove è accusato di estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso nel settore dei distributori di carburanti in provincia di Caserta.
A Verdini, nell’inchiesta sulla P3, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito. A Cosentino, invece, diffamazione e violenza privata.
Per molti, nella cerchia ristretta di Berlusconi ad Arcore è il punto di non ritorno. Giudizio che coincide, secondo fonti che hanno una consuetudine con Renzi, con quello di palazzo Chigi.
E che spiega perchè, negli ultimi dieci giorni, sia il Nazareno sia il destino di Verdini siano segnati da una parabola discendente.
I sismografi governativi segnalano che la “scossa” sulla P3 non è isolata. È solo una dello sciame sismico giudiziario legato a Denis Verdini.
Qualche settimana fa, prima della P3, Verdini è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze per il “buco” da oltre cento milioni di euro della sua banca, il Credito cooperativo fiorentino.
Reati, secondo l’accusa: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato.
Ma ci sono anche altre indagini, come quella per truffa sui fondi pubblici all’editoria e l’indagine sulla “cricca”.
In un suo articolo sul Fatto di qualche giorno fa, non smentito, Fabrizio D’Esposito dava conto del clima di apprensione che si respira attorno al premier “a causa degli spifferi che hanno inondato palazzo Chigi su un’eventuale richiesta d’arresto per il potente senatore di Forza Italia”.
Nel corso di una riunione, si legge sul Fatto, è stata rivolta questa domanda a Matteo, in relazione agli sviluppi delle varie inchieste: “Cosa succederebbe se davvero dovessimo votare al Senato l’arresto per il garante del Nazareno?”.
Si spiega così l’irrigidimento negoziale attorno al Patto.
Perchè gli sviluppi delle inchieste attorno a Verdini potrebbero causare danni alla scintillante immagine di Renzi.
Per questo il premier ha iniziato a sganciarsi, prima cambiando proposta di legge elettorale rispetto all’Italicum, poi mandando un messaggio, attraverso l’intervista odierna in cui Lorenzo Guerini, recapita una specie di aut aut ad Arcore: “Basta con atteggiamenti tattici dilatori e perdite di tempo, Forza Italia si muova o sull’Italicum trattiamo con altri”.
La riposta, dal fronte berlusconiano, conferma che l’irrigidimento è reciproco.
Dice Giovanni Toti: “Abbiamo accettato tutte le richieste di modifica che il Pd ci ha fatto, valuteremo i nuovi cambiamenti. Ci piace ricordare che abbiamo accettato un metodo di condivisione per cui i cambiamenti devono essere concordati e condivisi, non imposti unilateralmente”.
L’irrigidimento va di pari passo con la perdita di potere di Verdini.
È bene tenere a mente, per comprendere il quadro, quello che lo scorso giugno scrisse, in una lettera aperta a Silvio Berlusconi sull’Unità , l’ex vicedirettore del Corriere della sera e ora senatore del Pd Massimo Mucchetti, a proposito delle ragioni che hanno reso il senatore toscano il più strenuo fautore del Nazareno: “Per Verdini — scriveva Mucchetti — i processi non sono ancora entrati nel vivo. E qui diventa interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile laddove possibile, o se chiuderanno un occhio. Verdini ha maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla benevolenza del Principe rispetto a lei”.
Quattro mesi dopo, questo ragionamento è stato fatto proprio dal “cerchio attorno al Magico”.
Dalle parti di Arcore il problema è certo che Verdini, con il suo fardello giudiziario, è ingombrante. Il nuovo corso post decadenza, fortemente voluto dall’azienda, è caratterizzato dall’abbandono dei soggetti che possano apparire “impresentabili” da Cosentino a Milanese, da Scajola a Galan a Dell’Utri, tutti lasciati al loro destino.
Non è un caso che la notizia del rinvio a giudizio di Verdini e è accompagnata dall’assenza di solidarietà da parte dei vertici del partito.
Ma il problema Verdini è soprattutto politico.
In parecchi, attorno a Berlusconi, pensano che “Denis” con “Matteo” abbia giocato pensando più a sè, come dice Mucchetti, che alla ditta.
Che cioè ha gestito il suo ruolo da mediatore convincendo Berlusconi a siglare compromessi a ribasso.
In particolare, per mesi ha rassicurato che Matteo non vuole assolutamente votare. Invece tutte le ultime mosse di Renzi suggeriscono esattamente il contrario: l’accelerazione sulla legge elettorale, la rottura a sinistra, la ricerca di un incidente sul jobs act.
Dargli l’Italicum equivale a dargli una pistola carica.
Pure scossa della P3 fa salire le quotazioni di Paolo Romani, come negoziatore con Renzi al posto di Verdini.
Col mandato di allungare i tempi di approvazione della legge elettorale e di siglare un Nazareno meno “supino”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply