RENZI: “NON VOGLIO VICE”, MA FA IL PIENO DI RAS
ALTRO CHE ROTTAMARE, VINCE LE PRIMARIE CON I VOTI DEI CAPIBASTONE
Il primo tempo l’ha vinto il fu rottamatore, e non era scontato. Ma viene da chiedersi a quale prezzo: soprattutto se vorrà dilagare l’otto dicembre, quando gazebo e circoli saranno aperti a tutti i cittadini.
Matteo Renzi ha vinto la prima fase delle primarie del Pd, quella riservata agli iscritti, e via Twitter annuncia già che non farà prigionieri: “Non ci sarà un vicesegretario. Non servono incarichi di consolazione, ma un modello di partito diverso”.
Per poi promettere: “Non pagherò dazi alla vecchia politica, accetto scommesse”.
I dati diffusi da Sant’Andrea delle Fratte parlano di oltre 310 mila votanti. Renzi è primo con il 46,7 per cento, davanti a Gianni Cuperlo (38,4 per cento), Giuseppe Civati (9,2) e Gianni Pittella, che con il suo 5,7 non accede alla seconda fase (dovrebbe convergere su Renzi).
Il sindaco di Firenze ha vinto in 14 regioni su 20, sfondando anche al Sud, dove nella sfida con Bersani per la premiership del 2012 aveva pagato dazio.
Un cambio di verso, per citare lo slogan della sua campagna, su cui ha inciso parecchio il sostegno dei ras locali.
Caso esemplare, la Campania, dove l’anno scorso Bersani lo aveva più che doppiato. Questa volta Renzi ha fatto incetta di voti: il 52 per cento, a fronte del 33 di Cuperlo.
Un boom, nella regione con il maggior numero di votanti: 53 mila, il doppio dell’Emilia Romagna.
Insomma, al sindaco che prometteva tabula rasa di tutti i dinosauri dem sono serviti, eccome, i voti e le lodi pubbliche di “giovincelli” come il sindaco di Salerno e sottosegretario alle Infrastrutture, Vincenzo De Luca, e l’ex primo cittadino di Napoli, Antonio Bassolino.
Si passa in Sicilia, e si trovano altri renziani nuovissimi.
Certo, c’è Enna, dove Mirello Crisafulli ha portato in dote a Cuperlo il suo dominio bulgaro. Ma c’è anche Messina, dove il luogotenente siciliano di Renzi, Davide Faraone, ha accettato l’intesa su un unico candidato alla segreteria provinciale, Basilio Rodolfo. Soluzione benedetta dal deputato Francantonio Genovese: signore delle preferenze, indagato per associazione a delinquere per peculato e truffa, finalizzati al conseguimento di erogazioni pubbliche.
Nell’isola Renzi ha perso: ma rispetto al 2012 ha guadagnato parecchi punti.
Ha vinto invece in Puglia, dove si è convertito al renzismo persino Nicola Latorre, ex dalemiano di stretta osservanza.
E dove i congressi sono stati agitati (a Lecce hanno dovuto mandare un commissario). Ma tanti notabili hanno scelto Renzi anche al Nord. Per esempio a Torino, dove Renzi ha vinto di diversi punti su Cuperlo
Un successo anche della filiera formata dal sindaco attuale Piero Fassino, e dal suo predecessore Sergio Chiamparino, da qualche giorno indagato per abuso in atti di ufficio. Con queste cifre legittimo porsi domande , anche in prospettiva otto dicembre.
In Sicilia, per dire, tanti del Pdl si sono già reinventati renziani: dal sindaco di Agrigento Marco Zambuto all’ex vicecapogruppo a Palermo, Stefania Munafò. Che ne pensa Renzi? Finora la risposta facsimile era: “Sul carro non si sale, si spinge”.
Su Twitter, molti l’hanno pungolato: “L’appoggio di personaggi discutibili nel Pd non le provoca imbarazzo?”. E Renzi è andato in slalom: “Io vado avanti per la mia strada”. Poi, rassicurazione: “Pd o non Pd, i loschi li facciamo sloggiare, lo prometto”.
Sullo sfondo, l’ombra scissione: “Quando ho perso non sono scappato e non credo avverrà se vinco io. Siamo un partito democratico, dove si discute e si decide ma non si scappa”.
Al limite si tratta.
Luca De Carolis
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