RENZI SCAPPA DA DE LUCA E CORRE A GENOVA DALLA PAITA
DOMANI VA A NAPOLI, MA VUOLE METTERE LA FACCIA IL MENO POSSIBILE SUL VOTO CAMPANO… LE REGIONALI PREOCCUPANO LOTTI: “NON SONO UN TEST SUL GOVERNO”
“Ormai in Campania noi si vota tutti per Caldoro”. L’affermazione circola insistente tra i renziani.
Solo una battuta? Mica tanto.
Perchè la dialettica tra Matteo Renzi e Vincenzo De Luca, candidato Pd alla presidenza della Regione Campania assomiglia più a un braccio di ferro che a una corsa comune verso la vittoria.
La candidatura, ormai è noto, il segretario-premier l’ha subita. Ma a questo punto se De Luca perde, perde anche lui.
I sondaggi registrano un lieve vantaggio per il candidato Pd. E i dubbi rimangono: meglio metterci la faccia il meno possibile e non utilizzare il proprio effetto traino o fare davvero campagna elettorale, sfidare le critiche, e arrivare a una vittoria decisamente scomoda?
Renzi non ha deciso: domani sarà a Napoli, ma in veste di presidente del Consiglio.
E per ora, altre tappe elettorali in Campania non sono previste.
Il calendario è in via di definizione, spiegano al Nazareno. Il segretario-premier si riserva di valutare alla fine.
Le regionali fanno paura. Tanto che Luca Lotti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ieri ha messo le mani avanti: “Le elezioni regionali come test di leadership di Renzi e del governo? Non lo erano le europee e non lo sono le regionali”.
Ma come, e allora quel 41% dello scorso maggio che Renzi ha opposto a qualsiasi critica?
Il fatto è che il Veneto è dato per perso. E la Liguria in bilico è un mezzo incubo: anche ieri il sondaggio di Pagnoncelli sul Corriere registrava un testa a testa tra la candidata Pd, Raffaella Paita (alla quale erode consensi il civatiano Luca Pastorino) e Giovanni Toti che corre per Fi, appoggiato dall’Ncd.
È la Regione chiave e perderla farebbe considerare il risultato complessivo delle elezioni una mezza sconfitta .
Pastorino, infatti, ormai è diventato per Renzi il nemico pubblico numero uno, il simbolo della “sinistra masochista”.
Il premier andrà a Genova altre due volte. Una forse proprio per la chiusura della campagna.
In questo clima, si può permettere Renzi una sconfitta in Campania? A mettere il dito nella piaga, è arrivata l’intervista di Saviano giovedì all’Huffington Post: “Nelle liste del Pd c’è Gomorra”.
Il silenzio del premier è durato per 4 giorni. Poi la presa di posizione. Piuttosto astrusa: “Le liste del Pd sono pulite. In alcune liste collegate al Presidente ci sono candidati che non voterei neanche se costretto”.
E il mezzo endorsement a Caldoro: “Io non parlerò male dei candidati di Caldoro, che è una persona seria, che si presenta a tutti i tavoli con spirito di collaborazione”. Caldoro, colto l’assist, secondo il Mattino di martedì avrebbe immediatamente bloccato B., che domani a Napoli avrebbe dovuto fare un comizio.
Anche se dal cerchio magico del Caimano ci tengono a dire che non era stato fissato ufficialmente e che Silvio in Campania ci andrà per tre giorni.
Domani, viceversa, Renzi arriva a Napoli.
Un impegno istituzionale per inaugurare la fermata della metro a piazza del Municipio. Attese robuste contestazioni.
Sarà una visita il più lampo possibile. Alla presenza di De Luca. Che sembra più un imbucato che l’ospite d’onore.
Tanto Renzi non può prendere troppo le distanze da De Luca, tanto lui deve rimarcare l’armonia con il Capo.
Ecco l’intervista di ieri al Corriere della Sera: “Renzi accredita Caldoro” afferma l’intervistatore.
E De Luca: “Sarebbe bene non tirare per la giacca il Presidente del Consiglio. Le sue dichiarazioni sono un gesto di cortesia istituzionale”.
La tensione si sente, visto che il candidato ieri (uscendo dalla sede del Pd) è caduto e si è fratturato un dito.
La foto domani insieme i due la faranno. Non sarà la prima (erano stati insieme a Pompei). Potrebbe essere l’ultima.
Nel Pd in molti pensano che in Campania si dovrebbero prendere misure, come a Roma.
Un commissariamento per riprendere possesso del partito. In questi giorni, poi, girano varie interpretazioni giuridiche della Severino.
Secondo la prima, sarebbe sostanzialmente impossibile attribuire l’incarico all’ex sindaco di Salerno, perchè con la proclamazione verrebbe automaticamente sospeso, e scatterebbe il commissariamento.
Secondo la seconda tra la proclamazione e la sospensione passerebbe un certo lasso di tempo, nel quale il vincitore farebbe la Giunta.
Seguirebbe ricorso e sospensione della sentenza.
Questioni tecniche con incognita: quando c’è di mezzo l’interpretazione (e la politica) non si sa mai come va a finire.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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