RENZI VUOLE PURE TRE MINISTERI DI PESO E LA TESTA DI BONAFEDE
IMPAZZA IL TOTOMINISTRI, ECCO I NOMI
“La trattativa vera deve ancora iniziare”, dice a sera un ministro un po’ preoccupato per il suo futuro personale. L’esplorazione di Roberto Fico si dirige a grandi passi verso il Conte-ter: troppo rischioso cambiare un punto di equilibrio riconosciuto da M5s, Pd e Leu, almeno al primo giro.
Il nuovo esecutivo “entro fine settimana” pronostica Matteo Renzi, allungando di un po’ i tempi della crisi, perchè finchè il premier uscente non riceverà un incarico pieno il negoziato stenta a decollare, con accelerazioni e frenate al tavolo sul programma funzionali a lanciare messaggi in bottiglia incrociati.
Italia viva parte da un assunto: il nome di Conte è una scelta non sua, imposta dagli altri partiti di maggioranza, e che l’ok all’avvocato di Volturara Appula debba essere compensata.
Renzi e i suoi escludono categoricamente che il nuovo governo possa essere una copia sbiadita del Conte-bis. Una discontinuità che deve essere marcata nelle caselle chiave.
Da qui l’assalto a Roberto Gualtieri e ad Alfonso Bonafede, due delle caselle chiave del Nazareno e dei pentastellati.
Alla fine il ministro dell’Economia la dovrebbe spuntare, per evitare un devastante effetto domino sulle trattative ma soprattutto per garantire una continuità di indirizzo ai delicati provvedimenti sul Covid.
Tutto il resto è in movimento e oggetto di discussione. Iv punterebbe a due ministeri di peso: le Infrastrutture per Maria Elena Boschi e l’Interno per Ettore Rosato.
Il pacchetto di partenza vede la richiesta di un terzo dicastero, quello dello Sviluppo economico, ma difficilmente Renzi potrà ottenere due caselle così di peso nella gestione del Recovery plan, e già inizia a circolare una suggestiva seconda opzione: una conferma di Teresa Bellanova all’Agricoltura, una mossa anche simbolica dopo il “sacrificio” delle dimissioni.
“Così vuol far saltare il tavolo”, protestano una parte di 5 stelle e Pd, infuriati non tanto per le richieste, quanto per i veti
L’aria a Palazzo è che la conferma di Conte val bene un cedimento alle richieste del grande avversario, fin dove questo cedimento si spingerà sarà oggetto di discussione nelle prossime ore.
I 5 stelle al momento non sembrano fare le barricate attorno al Guardasigilli. Per via Arenula s’avanza l’idea di “spoliticizzare” il ministero sul quale ad oggi si addensano più tensioni, e il nome individuato è quello di Paola Severino: “È la ministra della legge sull’incandidabilità di Berlusconi, alla fine sarebbe difficile dirle di no”, commenta una fonte pentastellata. In corsa anche l’ex presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia, che avrebbe la benedizione del Colle.
Se il capo delegazione 5 stelle facesse un passo indietro (per lui già si parla di un posto nella costituenda segreteria), al Movimento potrebbero andare il ministero del Sud, per il quale si fa il nome di Giancarlo Cancelleri, ma anche quello dei Trasporti, che verrebbero scorporati dalle Infrastrutture, con Stefano Buffagni, figura che intercetta consensi trasversali in maggioranza, possibile candidato, ma nel risiko dei nomi potrebbe rientrare anche il capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio.
Dovrebbe rimanere al suo posto Roberto Speranza: da Iv arrivano richieste per una discontinuità anche alla Salute, ma la difficoltà (e l’impopolarità ) nel gestire la casella, oltre al buon lavoro generalmente riconosciuto al ministro, dovrebbero confermarlo nel ruolo.
Quasi sicuro l’addio di Nunzia Catalfo al ministero del Lavoro. Il fardello del dicastero che dovrà gestire la possibile fine del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione dovrebbe spettare al Pd: in corsa Andrea Marcucci e Deborah Serracchiani.
Uno dei nodi principali in discussione in queste ore è la “quota Conte”, le caselle per le quali il premier vorrebbe avocare a sè la scelta per non finire eccessivamente indebolito dal passaggio al nuovo esecutivo.
Il presidente del Consiglio non ha nessuna intenzione di cedere su Pietro Benassi, l’ambasciatore fresco di nomina ai Servizi segreti, oggetto già di duro scontro con Renzi, che vorrebbe sottrarre il sottosegretariato dal controllo di Conte per affidarlo a un esponente Dem, Enrico Borghi o Emanuele Fiano.
Così come il presidente uscente punta a far suo il delicatissimo ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con le quotazioni in ribasso di Riccardo Fraccaro, colpito anche da critiche interne e che potrebbe essere dirottato all’Ambiente, salgono quelle di Mario Turco, senatore M5s attualmente sottosegretario alla Programmazione economica che potrebbe traslocare di qualche stanza.
Il Pd reclama per sè quella posizione per Andrea Orlando o per Lorenzo Guerini, che ha chance anche per la Giustizia, con Turco che potrebbe slittare al ministero per il Sud, anche se al momento è l’ipotesi meno probabile.
In quota Conte si vocifera di un trasloco che avrebbe del clamoroso: quello di Domenico Arcuri da Commissario all’emergenza al Mise, anche se al solo sentire di rumors in questa direzione l’irrigidimento di Iv è stato totale, e per quella casella, se cambio ci deve essere, puntano su Luigi Marattin.
Ai responsabili, oltre un paio di sottosegretariati con deleghe pesanti, potrebbe spettare il ministero della Famiglia lasciato vacante da Iv, con Bruno Tabacci come nome al momento più quotato.
La moral suasion del Quirinale porterebbe a non toccare le caselle di Difesa e Esteri, attualmente occupate dallo stesso Guerini e da Luigi Di Maio, vista la delicata situazione internazionale e la continuità che verrebbe garantita anche in luce di un quadro in evoluzione dopo l’elezione di Biden, anche se i renziani, nel caso sfumasse il Viminale, non disdegnerebbero come piano B nè l’uno nè l’altro, magari proprio per Boschi. Nessuna smentita arriva sulla cooptazione di Alessandro Di Battista nella squadra, si parla dell’Innovazione, dove sostituirebbe Paola Pisano.
L’ex deputato romano non ha chiuso la porta, e per quanto la convivenza con Iv non sarebbe delle più facili nei 5 stelle si osserva che “garantendo Conte e con Alessandro dentro supereremmo anche le perplessità dei più scettici”.
Il rebus è ancora all’inizio, e il prerequisito affinchè la partita si avvii è ancora probabile ma non garantito: la permanenza dell’avvocato del popolo a Palazzo Chigi.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply