RIMPASTINO POST LUPI, CANTONE IN POLE, MA SPUNTA ANCHE IL NOME DI DELRIO
NCD CHIEDE IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
Chiuso il caso Lupi, il paese “torna normale, dove ci si può dimettere anche senza essere indagato”.
Matteo Renzi riprende il fiato che aveva perso per un’intera settimana. Ritrova il sorriso e la favella.
Il premier parla, finalmente parla del caso Lupi da Bruxelles, subito dopo il consiglio europeo, in una improvvisata conferenza stampa in cui dice tutto ciò che si è preparato per il gran giorno: il giorno delle dimissioni di Maurizio Lupi, ormai ex ministro delle Infrastrutture finito nella bufera per l’inchiesta sul sistema di corruzione intorno alle grandi opere.
Con il passo indietro di Lupi, il governo si è tolto un dente molto doloroso e il ‘partito della nazione’ di Renzi si è tolto un peso.
Ora vola verso il rimpasto, operazione che il premier vorrebbe sbrigare nel più breve tempo possibile e che punta naturalmente a sfilare a Ncd un ministero pesante come quello che sotto Lupi metteva insieme Trasporti e Infrastrutture.
In pole per sostituire il ministro c’è l’ex pm anti-Camorra Raffaele Cantone, ma oggi gira anche il nome di Graziano Delrio.
Ncd però punta i piedi e chiede il ministero dell’Istruzione oppure gli Affari regionali ma non senza la delega sui fondi europei, che ora è nelle mani di Delrio.
Dopo un tira e molla durato una settimana intera, tra i pressing privati di Renzi per il passo indietro ‘volontario’ di Lupi e gli imbarazzati silenzi pubblici sul caso più scottante per il suo giovane governo, il presidente del Consiglio prende l’interim delle Infrastrutture e Trasporti ma solo per alcuni giorni, assicura da Bruxelles.
Per lo meno, fino all’incontro con Sergio Mattarella fissato per lunedì.
Al Quirinale il premier conta di esporre la sua idea per sostituire Lupi e insieme cogliere l’occasione per ridare slancio al governo e per riquadrare tutti gli equilibri politici tra i partiti della maggioranza.
Non è un mistero che Renzi mediti il rimpasto da tempo, già dalle europee dell’anno scorso che gloriarono il suo Pd del 40,8 per cento dei consensi, inchiodando Ncd al 4 per cento e Scelta Civica allo 0,72 per cento.
Ora l’occasione è servita su un piatto d’argento.
Pare che Cantone stia già assaporando la nomina da ministro, dettata anche dall’urgenza di dare un segnale forte di cambiamento all’opinione pubblica.
L’ex pm anti-Camorra, voluto dal premier all’authority anti-corruzione di Palazzo Chigi, sarebbe la carta mediaticamente più spendibile per far dimenticare il brutto ‘affaire Lupi’.
Allo stesso tempo però, Renzi vorrebbe trasferire la Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture alle dipendenze di Palazzo Chigi.
Nello specifico: alle dipendenze del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti.
Uno schema che non deporrebbe a favore della nomina di Delrio in sostituzione di Lupi, visto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio gestisce la delega pesante ai fondi europei che non lascerebbe certo per finire a gestire un ministero ‘svuotato’.
Ma proprio quella delega è nelle mire del Nuovo Centrodestra, che la vorrebbe assegnata al ministero degli Affari Regionali, vacante dalle dimissioni di Maria Carmela Lanzetta il 30 gennaio scorso.
E’ per questo che Alfano sta puntando i piedi. Più che Alfano, li sta puntando Gaetano Quagliariello, senatore e coordinatore di Ncd, diretto interessato alla nomina.
“Il Nuovo Centrodestra non accetterà penalizzazioni rispetto a quanto abbiamo perduto – scandisce Quagliariello, in un’intervista al Quotidiano Nazionale – Credo che sia esigenza del presidente del Consiglio mantenere l’equilibrio esistente, così come c’è la nostra esigenza che questo governo non diventi un monocolore”.
Cioè un monocolore Pd.
Senza delega ai fondi europei, Ncd ha già fatto sapere al premier di non essere interessata gli Affari Regionali. A quel punto, meglio l’Istruzione, che allargherebbe il rimpastino ad un’altra casella di governo, quella che ora è nelle mani di Stefania Giannini di Scelta Civica.
In tutto, dunque potrebbero essere tre le sostituzioni: alle Infrastrutture e Trasporti, Affari Regionali (pensati per la giovane Anna Ascani del Pd prima che esplodesse il caso Lupi) e Istruzione.
Di certo, Renzi non vorrebbe trascinare questa storia per molto, ora che finalmente è riuscito a far dimettere Lupi. C’è l’urgenza di rimettere olio negli ingranaggi del governo, inceppati dalle polemiche di questa lunga settimana di fuoco.
C’è necessità di fare benzina di popolarità per riguadagnare slancio da qui alle amministrative di giugno e anche da qui all’inaugurazione dell’Expo il primo maggio. E il primo passo per ritrovare l’equilibrio è fingere che la scelta di Lupi sia avvenuta davvero spontaneamente e senza strappi.
“E’ stata una sua decisione — dice il capo del governo da Bruxelles – Si può decidere di essere indagati e aspettare o si può decidere pur non essendo indagati di continuare a fare politica in un altro modo. Lupi ha fatto bene, è stata una scelta giusta”, un gesto di “grande dignità e sensibilità , sulla base di una sua valutazione politica che ha spiegato in Parlamento. Il mio rapporto con lui rimane, anzi si rafforza”.
Il premier si prepara a gestire le pretese di Ncd sui ministeri.
Ma conta di poter affidamento sulla forza di attrazione del suo ‘partito della nazione’, irresistibile per un partito come quello di Alfano, dilaniato dalle spinte centrifughe.
(da “Huffingtonpost“)
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