ROSARIO IN TASCA E SIGARI IN MANO: COSI’ SE NE VA MARCO
LE ULTIME ORE DI VITA, LA PREPARAZIONE DELL’ADDIO
Uno straordinario affresco degli ultimi momenti di Marco Pannella, da quando diceva “ciao belli ai gabbiani” alla bara, con rosario in tasca e sigari in mano.
Francesco Merlo su Repubblica racconta in “Addio, me ne vado grazie per questo amore” gli ultimi momenti del leader radicale accudito da Laura Hart e Matteo Angioli.
Gli hanno annodato la cravatta rossa; un sostegno di plastica sotto il mento gli tiene chiusa la bocca: «mai aveva avuto le mani fredde» dice Mirella.
Il rosario tra le dita glielo ha messo Remy, la signora filippina che lo ha aiutato in casa per 30 anni, ed è impossibile non pensare a Sciascia, anche lui con il rosario sistemato lì, in bell’evidenza, dalla moglie cattolicissima. Sciascia fu sepolto così, da ateo credente.
Matteo Angioli, pur non avendo nulla contro i rosari, dopo qualche ora sorride a Remy ma lo prende e lo infila dentro la tasca della giacca blu di Pannella: c’è, ma non si vede.
Al posto del rosario, Matteo sistema un pacchetto di sigari in modo però che si veda e non si veda: rosario e toscanelli sono come gli anellini e i fiorellini in certi quadri di Lorenzo Lotto che non basta la prima occhiata per capire.
Anche Pannella morto ha le sue inesauribili altre dimensioni. La filippina Remy è radicale «come il signor Pannella » , ma è anche cattolica «come l’ amico del signor Pannella». Di chi parla? «Del Papa».
E cominciamo dalla fine, da Laura che lo coccolava mentre lo sedavano e da Marco che diceva le ultime parole, quelle che di ogni morto tutti vorrebbero sapere «in cerca — pensava Sciascia — dell’essenza di un uomo, nel tentativo di ingabbiare la complessità di una storia, di una intera vita in una frase risolutiva».
Laura racconta: «Mentre gli accarezzavo la testa e il viso e mentre l’anestesista gli infilava l’ago in vena, Marco diceva ‘grazie’ e poi:’amore, amore amore’».
Ma conveniamo, con Laura e Matteo, che «non esistono ultima verba perchè alla fine c’è solo lo stravolgimento che è quello dell’inizio, e la battuta d’uscita ha lo stesso non senso del vagito di ingresso».
Era impaurito ? «Sapeva che non sarebbe tornato indietro da quella sedazione che pure a tutti i costi voleva perchè il dolore non era più domabile con le pillole e con la morfina somministrate in casa. A un infermiere che gli diceva ‘dopo qualche giorno tornerà a casa’ Marco aveva soffiato il fumo del sigaro in faccia. E noi abbiamo capito».
Matteo e Laura aprono l’archivio dei ricordi: video, audio, lettere, messaggi e mille piccole cose di grande importanza come nello scrigno di Napoleone a Sant’Elena. Mi mostrano un video dove Pannella malato si affaccia alla finestra e parla con i gabbiani: «Ciao bello, ciao belli».
(da “La Repubblica”)
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