ROVENTINI BOCCIA LA PACE FISCALE E QUOTA 100 SULLE PENSIONI: “SEMBRA DI ESSERE DENTRO A 1984 DI ORWELL”
IL DOCENTE DI ECONOMIA AL SANT’ANNA DI PISA ERA STATO INDICATO DAL M5S COME FUTURO MINISTRO DELL’ECONOMIA: “MA CHE PACE FISCALE, E’ UN CONDONO”
Andrea Roventini, classe 1977 e professore associato di economia alla Scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa, sarebbe stato il ministro dell’Economia italiano nel caso in cui il Movimento 5 stelle fosse riuscito a ottenere voti sufficienti per andare da solo al governo.
Poichè però non è andata così e al potere è salito un esecutivo nato da un accordo di governo tra la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio, in via XX Settembre oggi c’è il ministro Giovanni Tria. Che proprio in questi giorni, mediando tra le numerose istanze delle due parti, sta cercando di trovare la quadra in vista dell’aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) e, successivamente, della legge di bilancio da varare entro fine anno.
Business Insider ha domandato a Roventini un parere sui principali provvedimenti allo studio.
Le risposte del professore della Scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa, sottolineando la distanza siderale tra alcuni dei temi cari al M5s e alcune misure volute dalla Lega, aiutano a capire quanto sia difficile e delicato in questa fase il lavoro di mediazione di Tria
Professor Roventini, cosa pensa della cosiddetta “quota 100” fortemente voluta dalla Lega, che dovrebbe offrire la possibilità di andare in pensione già da 62 anni ottenendo come risultato 100 dalla somma dell’età e degli anni di contributi? E’ d’accordo ad anticipare la pensione rispetto ai tempi previsti dalla legge Fornero in un contesto in cui l’età media è sempre più alta e la popolazione italiana continua a invecchiare?
“La demografia, che rispetto all’economia è una scienza più esatta, indica un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. In questo contesto in cui dobbiamo rispettare vincoli europei stringenti, utilizzare le poche risorse che abbiamo per una quota 100 indiscriminata e rivolta a tutti è un’idea avventurosa. Meglio sarebbe correggere al margine la legge Fornero per tutelare le categorie di lavoratori più deboli, prevedendo per esempio una quota 100 solo per i lavori usuranti o forme di disincentivo ad anticipare la pensione come un ricalcolo con il metodo contributivo”.
La “flat tax” voluta dalla Lega sembra che in realtà non sarà una aliquota unica come il nome stesso implica, bensì una doppia aliquota per le partite Iva. Che ne pensa? E, più in generale, come vede una flat tax “canonica”?
“Mi sembra una bizzarria della contemporaneità definire qualsiasi taglio delle imposte una tassa piatta. Posto che mi trovo a seriamente a disagio a definire qualsiasi tipo di intervento fiscale come una flat tax, credo che una misura sulle partite Iva rappresenti un errore che non stimola la crescita economica, perchè gli imprenditori investono se c’è domanda, non se pagheranno meno tasse in futuro. Più in generale, la flat tax su tutti a redditi a due o tre aliquote — una sorta di pollo a tre gambe — rappresenterebbe un’ipotesi persino peggiore perchè porterebbe a una redistribuzione della ricchezza a favore dei più ricchi. Il bilancio statale ne risentirebbe, le disuguaglianza crescerebbero e non si riuscirebbe a stimolare la crescita economica”.
Immagino invece che si trovi d’accordo sul reddito di cittadinanza per cui sta combattendo il Movimento 5 stelle…
“Il reddito di cittadinanza, che di fatto è un reddito minimo condizionato, può essere applicato con gradualità , cercando di armonizzare tutti i sussidi che già ci sono. Costituirebbe un provvedimento positivo per due ragioni principali. La prima è che aiuterebbe le classi meno abbienti stimolando la domanda economica. La seconda è che contemplerebbe una serie di interventi per stimolare l’occupazione, a cominciare dal potenziamento dei centri di impiego, una misura che ritengo bipartisan. Chi afferma che si tratti di denaro per stare sul divano a guardare la tv sbaglia, perchè il reddito di cittadinanza richiede la frequentazione di corsi di formazione e una ricerca attiva di un nuovo impiego”.
Non si sa ancora quale forma assumerà il provvedimento definitivo, ma nei desiderata della Lega la cosiddetta “pace fiscale” dovrebbe prevedere uno sconto a chi ha incombenze e arretrati con il Fisco fino a 1 milione di euro. Il M5s sembra invece orientato a volere abbassare questa soglia. E’ d’accordo?
“Quando leggo di pace fiscale mi sembra di leggere ‘1984’ di George Orwell. E’ niente più di un condono fiscale. Il resto sono chiacchiere. L’esperienza storica del nostro paese e studi di istituzioni internazionali come l’Ocse mostrano che con i condoni si ottengono poche risorse, briciole insomma, ma il danno che si fa nel lungo termine è grande, perchè il contribuente perde ogni incentivo a pagare le imposte. Non mi è chiaro perchè il condono sia sempre andato così di moda in Italia, per tutti i governi. A ogni modo, sono stato molto contento di leggere questa mattina (il 24 settembre, ndr) che il vicepremier e ministro Di Maio ha ipotizzato il carcere per gli evasori fiscali”.
La proposta sul debito pubblico italiano elaborata da Marcello Minenna e di cui lei è cofirmatario, che in sintesi estrema prevede un meccanismo comune dell’area dell’euro per assicurare il rischio dei singoli paesi, ha fatto molto discutere e sui social network ha sollevato un vero e proprio vespaio di polemiche. L’economista Roberto Perotti, per esempio, vi ha contestato sostenendo tra l’altro che se la Germania accettasse una simile proposta sarebbe masochista. E’ sempre convinto di quell’idea o apporterebbe qualche modifica?
“La proposta, scritta a quattro mani con Minenna, Roberto Violi e Giovanni Dosi, non punta a gestire o, peggio, a non pagare il debito pubblico italiano, bensì si colloca nel più ampio dibattito su come riformare l’Eurozona e l’architettura dell’euro. Infatti, la via maestra per ripagare il debito pubblico italiano passa per una maggiore crescita economica guidata da aumenti della produttività . La nostra proposta prevede che il fondo Salvastati (Esm) diventi veramente una sorta di Fondo Monetario Europeo trasformandosi in un assicuratore di ultima istanza dei debiti dei paesi dell’area dell’euro. In questo contesto, l’Italia, gravata da un debito pubblico maggiore, pagherebbe un premio assicurativo più alto rispetto a paesi come la Germania e la Francia. Nello stesso tempo, il premio maggiore pagato dai paesi con debiti pubblici più elevati come l’Italia servirebbe sia per ricapitalizzare il fondo sia per un piano di investimenti pubblici indirizzati ai paesi più deboli: una sorta di piano Juncker potenziato. Il reinvestimento dei premi assicurativi nelle economie dei paesi che li pagano renderebbe minimo il rischio morale e disincentiverebbe possibili ristrutturazioni del debito pubblico. Non si tratta quindi di un regalo dei contribuenti tedeschi all’Italia, sia perchè la Germania non pagherebbe alcun premio, sia perchè di una riduzione del rischio di default del nostro paese beneficerebbero tutti i membri dell’area dell’euro.
Nel lungo periodo, la nostra proposta porterebbe alla nascita degli Eurobond (obbligazioni comuni garantite da tutti i membri dell’Eurozona, ndr) e a una politica fiscale condivisa all’interno della moneta unica. Il nostro piano quindi mira a una maggiore integrazione europea e non all’uscita dell’Italia dall’euro. Spero che gli economisti del nostro paese suggeriscano altre proposte invece di accettare lo status quo e che così possa nascere un dibattito costruttivo su come migliorare il funzionamento dell’euro. Purtroppo, in Italia si continua a perdere tempo, perchè invece di dialogare con l’Europa in maniera proficua con proposte concrete si alternano momenti di accettazione incondizionata e acritica delle riforme europee a momenti di sfida senza alcun approccio costruttivo”.
(da “Business Insider”)
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