RUSSIA VERSO IL VOTO TRA SOSIA, ESCLUSI ECCELLENTI E SPIE
FALCIDIATA LA RAPPRESENTANZA DEI PRO-NAVALNY… CLONI E REPLICANTI, MASCARA E PISTOLE VERSO LA DUMA
Di sosia e replicanti, mascara e pistole, potrebbe essere presto piena la Duma di Stato russa dopo le prossime elezioni parlamentari che si terranno da venerdì a domenica prossima nella Federazione.
Non uno, ma tre, sono i candidati di nome Boris Vishnevsky – con capelli e barba tagliati nello stesso modo e dello stesso colore – in corsa elettorale a San Pietroburgo. L’unica cosa che li contraddistingue è il patronimico: Lazarevich è quello del candidato del partito Yabloko, un oppositore contro cui il Cremlino ha schierato due cloni che hanno cambiato acconciature, nome e cognome solo per confondere gli elettori che vedranno una troika di facce identiche sulla scheda il giorno del voto.
Uno dei tre falsi Vishnevsky, fino a poco tempo fa, si chiamava Viktor Bykov e la sua foto da deputato sul sito del comune pietroburghese mostra quanto fosse diverso il suo vecchio look, ha denunciato il “vero” Boris
Per le strade che si specchiano nei canali della Neva è stata vietata la candidatura ad Irina Fatyanova, ex volto del Fondo anti-corruzione di Aleksey Navalny, un’organizzazione finita nella stessa lista di movimenti estremisti insieme all’Isis.
Dal 17 al 19 settembre apriranno le urne, ma non per i candidati che sostengono l’oppositore in cella, i cui alleati più fedeli sono fuggiti all’estero per paura di ripercussioni, persecuzioni e manette.
I candidati più noti di questa tornata sono quelli che non si potranno votare: nella lista dei celebri esclusi figura Lyubov Sobol, braccio destro del blogger, che ha ritirato la sua candidatura come Ilya Yashin.
Oleg Stepanov, ex capo degli uffici del dissidente a Mosca, è in libertà condizionata per aver violato le restrizioni anti-covid partecipando ad una marcia per la liberazione dell’oppositore e la sua fedina penale ormai macchiata gli ha impedito di partecipare. Per quasi lo stesso motivo è stata fermata dal tribunale a Perm’ Aleksandra Semenova.
Stop ad attivisti e giornalisti come Viktor Rau e Natalia Rezontova, presentatisi alle elezioni non alla latitudine europea, ma a quella più remota degli Altai.
Colpiti dal divieto del Cremlino per minuzie burocratiche o vessazioni giudiziarie anche membri del partito comunista e di Yabloko: Pavel Grudinin, Yulia Galyamina e, a Khabarovsk, l’indipendente Anton Furgal, figlio di Serghey, il governatore della regione il cui arresto fomentò rivolte nella città un anno fa
L’incognita non è cosa cosa sceglieranno i russi, – o cosa è rimasto da scegliere nella cabina durante le votazioni che tutti gli ultimi media indipendenti russi hanno definito “le meno competitive” della storia recente – ma quanti cittadini andranno a votare.
Il partito del presidente Edinaya Rossia, Russia Unita, di cui però Putin non fa più parte da tempo, è meno popolare del suo leader e, secondo gli ultimi sondaggi, solo il 26% dei cittadini tornerà a votarlo. A contraddire questa cifra è l’agenzia Tass, che scrive che i punti percentuali per il partito, almeno a Mosca, sarebbero almeno dieci in più rispetto al resto del Paese.
Falce, martello e ancora qualche scintilla. È stato il partito comunista russo, – divenuto un vaso di Pandora di quanti dissentono dalla linea governativa ma non hanno rappresentanti a cui destinare la preferenza -, a tentare inutilmente di frenare la corsa dell’ “agente straniero” Maria Butina, la ragazza dai capelli rossi divenuta celebre quando fu arrestata nel 2009, ed in seguito deportata, con l’accusa di essere una spia di Mosca in America.
Nella terra a stelle e strisce statunitense era diventata un’attivista a favore delle armi da fuoco molto intima di membri del partito repubblicano. Accolta con onore una volta tornata in patria, è diventata una super star sul canale Rt, il mastodonte televisivo della propaganda, e, nella sua ultima reincarnazione professionale, è la fulva testa d’ariete che i russi potranno votare nei prossimi giorni per farla finire tra gli scranni. Questa volta, quelli patrii.
(da Huffingtonpost)
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