SALVA ROMA, STOP DI NAPOLITANO, IL GOVERNO RITIRA IL DECRETO
LA NORMA SUGLI AFFITTI FINIRA’ NEL MILLEPROROGHE: LA DECISIONE DOPO UN COLLOQUIO TRA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LETTA
Giorgio Napolitano dice basta e il governo Letta deve fare marcia indietro sul “salva Roma”.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini ha informato questo pomeriggio i presidenti di Senato e Camera che il governo intende rinunciare alla conversione del decreto in scadenza il 30 dicembre.
Il decreto milleproroghe che verrà approvato dal consiglio dei ministri del 27 dicembre, precisa una nota di Palazzo Chigi, regolerà “le sole situazioni indifferibili, a cominciare dalle norme sulla base delle quali il Comune di Roma ha approvato il proprio bilancio”.
Nello stesso decreto milleproroghe, conclude la nota, “sarà contenuta la correzione, annunciata in Parlamento, alla norma relativa agli affitti di immobili da parte della pubblica amministrazione”.
Fuori dal comunicato ufficiale, fonti del governo chiariscono che la scelta del governo di rinunciare alla conversione del dl è maturata dopo un consulto tra il presidente del Conisglio Letta e il capo dello Stato durante il quale al premier Napolitano ha espresso forti perplessità sull’appesantimento emendativo che in Parlamento aveva di fatto tarsformato il dl da lui firmato a suo tempo.
Il decreto ‘salva Roma’ è stato nei giorni scorsi al centro di un durissimo scontro parlamentare che ha spinto infine il governo a porre ieri alla Camera la questione di fiducia.
Il provvedimento, la cui approvazione finale era prevista a Montecitorio per il 27 dicembre, è finito in particolare nel mirino dell’ostruzionismo di Lega e Movimento 5 Stelle per via dell’articolo che impediva alle “amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli enti locali, nonchè gli organi costituzionali” di disdire contratti di affitto anche se particolarmente onerosi per i bilanci.
A contestare i contenuti del “salva Roma”, un calderone con provvedimenti di ogni genere, sono stati però anche Forza Italia e settori dello stesso Pd.
“Non c’era francamente bisogno che, oltre alle tante norme del tutto estranee al testo iniziale del decreto 126/2013, venisse inserita anche una sanatoria indifferenziata per case in legno, cabine, bungalow, roulotte o altri manufatti non previsti dalle concessioni e realizzati in aree demaniali senza nessuna valutazione nel merito e a fronte di una aumento del canone francamente irrisorio”, lamentava ad esempio ieri il presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, il democratico Ermete Realacci.
“Nel dl ‘salva Roma’ c’è di tutto – rincarava la deputata di Forza Italia Elena Centemero – Una chicca: nella scorsa legislatura è stata votata l’incompatibilità tra la carica di sindaco in comuni tra i 5.000 e i 20.000 abitanti e il mandato parlamentare. Nel decreto fare, l’incompatibilità è stata eliminata; oggi, con un emendamento al ‘salva Roma’, si stabilisce addirittura che la modifica inserita nel fare è retroattiva”.
Soddisfatto anche il Nuovo centro destra. “Quella del governo – dice Fabrizio Cicchitto – è una decisione saggia. Essa mette comunque in evidenza l’esistenza di un problema che deve riguardare sia il governo sia il Parlamento per cui i decreti – sia nella loro stesura originaria sia nel corso della loro conversione – non devono diventare lo strumento per essere riempiti del materiale più eterogeneo quasi che fossero, specie a fine anno, una sorta di “ultimo treno per Yuma”.
(da “la Repubblica”)
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