SALVA-SILVIO: RENZI STA CON GLI EVASORI E SI LIMITA A CONGELARE LA NORMA
OBIETTIVO TENERE IN SCACCO BERLUSCONI…LA MINORANZA PD INSORGE, MA BERSANI TACE
Contro l’ostacolo del ‘salva-Silvio’, piazzato davanti a Palazzo Chigi da una tempesta perfetta e molto oscura sul decreto fiscale, Matteo Renzi guida a tutta velocità .
Il premier compie una manovra spericolata.
Arrabbiato, come lo descrivono i suoi, con chi gli ha servito questo piattino avvelenato, il premier si mette davanti al pc e compone la sua enews.
Nella quale rivendica tutto: sia la norma che depenalizza l’evasione fiscale se è inferiore al 3 per cento del reddito imponibile e sia il fatto che la stessa norma possa cancellare la condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi, interdetto dai pubblici e incandidabile per il processo Mediaset.
Come sa fare soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà , Renzi usa la testa d’ariete. Se ne infischia e va avanti.
Di fronte alla minoranza Pd che gli chiede di correggere subito il decreto in un consiglio dei ministri ad hoc prima della avvelenatissima partita sul dopo Napolitano, proprio per fugare i dubbi, il premier non si ferma.
La norma potrà essere rivista, spiega nella enews, ma non ora, bensì il 20 febbraio.
In quella data l’esecutivo discuterà di tutto il pacchetto di norme fiscali, solo allora e non prima.
Non prima che si sia posata un po’ di polvere sull’elezione del nuovo inquilino del Colle dopo Giorgio Napolitano, non prima che questo passaggio così cruciale si sia concluso.
Tenere Berlusconi in scacco. Fino ad allora, Renzi ha bisogno del sostegno dell’alleato del Patto del Nazareno.
E la mossa decisa oggi serve al presidente del Consiglio per legare l’ex Cavaliere al patto, per costringerlo a mantenere la parola data a cominciare dalla discussione sulla legge elettorale al via in Senato nei prossimi giorni.
Così la spiegano i suoi, senza falsi pudori.
Perchè al Senato, tra trappole e insidie della minoranza Pd e dei fittiani, l’obiettivo di approvare l’Italicum entro la fine del mese, cioè prima dell’elezione del successore di Napolitano, non è assolutamente a portata di mano, ragionano preoccupati i senatori della cerchia renziana.
Il premier, racconta chi lo ha sentito, non ha pensato nemmeno per un attimo di dare ascolto alla minoranza Dem, di convocare subito il consiglio dei ministri per rivedere il decreto fiscale.
Ritrattare ora sull’argomento “avrebbe significato mandare all’aria il lavoro di un anno costruito con Berlusconi a partire dall’incontro a Nazareno del 18 gennaio scorso”, sottolinea una fonte renziana. E dunque ecco qui, la spericolata enews che difende la norma e attacca l’antiberlusconismo della ‘vecchia sinistra’.
La rivendicazione.
Il decreto fiscale, scrive Renzi, è stato “salutato positivamente per giorni, salvo poi cambiare idea quando qualcuno ha avanzato ipotesi che contenesse una norma salva Berlusconi. Ma per evitare polemiche – sia per il Quirinale, che per le riforme – ho pensato più opportuno togliere di mezzo ogni discussione e inserire anche questo decreto nel pacchetto riforme fiscali del 20 febbraio”.
E ancora: “Una legge si adotta se serve agli italiani (in questo caso agli evasori..), non se si immagina che possa servire o non servire a un italiano”
Slitta l’incontro con Padoan.
La tentazione è di rivedere la norma in modo che non riguardi il caso di Berlusconi, magari abbassando la soglia del 3 per cento o eliminando il reato di frode fiscale.
Ma fino all’ultimo non è detto che vada così. E in ogni caso per Renzi il caso è chiuso, se ne riparlerà a febbraio.
Anche l’incontro a quattr’occhi con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, incontro che al Mef avevano segnato in agenda per oggi o domani, alla fine è slittato. Probabilmente il premier riceverà il ministro a Palazzo Chigi nei prossimi giorni, ma con la enews di oggi intanto ha infilato il dossier fisco in fondo al mese di febbraio. Nessuna urgenza. Anche perchè, a guardare il panorama parlamentare, Renzi ha più necessità di imbrigliare Berlusconi piuttosto che la minoranza Pd, ragionano i suoi.
Bersani e i suoi silenti sul ‘salva Silvio’.
Il ragionamento è presto svolto. Il premier è certo di aver ormai acquisito la ‘docilità ‘ di quella parte della minoranza Dem che lo ha aiutato a tirare in porto il Jobs Act, sfilandolo alla tempesta parlamentare pur scatenata da una trentina di frondisti Pd alla Camera.
Insomma, Renzi sa che anche per la partita sul Colle può contare su Pierluigi Bersani e gran parte di Area Riformista. Tant’è vero che l’ex segretario Dem e i suoi sono rimasti muti sul pasticciaccio del ‘salva Silvio’.
Eppure si tratta del caimano, l’avversario delle elezioni del 2013. Bersani e i suoi non hanno attaccato: un atteggiamento che nella cerchia renziana viene interpretato come una conferma ulteriore di disponibilità a lavorare con il governo e non contro.
Ragion per cui, domani, nell’assemblea con i deputati Dem, il premier potrebbe tendere la mano in materia di legge elettorale.
Vale a dire: cento collegi invece che 120 per limitare il numero dei capilista bloccati. Anche di questo parla la enews: “Cento collegi in cui ogni partito presenta un nome sul modello dei collegi uninominali, ma viene introdotta anche la possibilità di votare il proprio candidato con la preferenza. Alla fine due terzi dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, un terzo con il sistema dei collegi”.
Gli ‘irrecuperabili’ del Pd.
Invece, il resto della minoranza Pd è irrecuperabile: lavora per sabotare il premier e il Patto del Nazareno.
Così ne parlano i renziani di stretta osservanza, così registra il lavoro di ricognizione condotto dal fedelissimo Luca Lotti per scovare le sacche di franchi tiratori nel Pd.
E dunque, nessuna sorpresa a Palazzo Chigi se la decisione di posticipare la revisione del decreto fiscale a febbraio viene attaccata duramente da Stefano Fassina (“La propaganda del premier è indecente”), da Alfredo D’Attorre (“Decisione sbagliata che rischia di aumentare fortemente polemiche e sospetti anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica”), da Corradino Mineo (“Sbaglia Matteo a difendere la modica quantità per evasori e truffatori. E sbaglia a rinviare a febbraio: sembra un favore a Berlusconi”).
Nessuna sorpresa: “Loro saboterebbero qualunque candidato che Matteo possa proporre alla presidenza della Repubblica”, sottolinea un fonte vicina al premier.
Dunque, la tavola di discussione politica per il mese di gennaio è così apparecchiata. Chi vuole, si siede. Ombre e difetti di chiarezza sul ‘salva Silvio’ restano sotto il tavolo.
Restano oscuri i dettagli intorno al ‘salva Silvio’ eppure la rivendicazione del pasticcio arriva via enews.
Come un delitto di cui non si sappia nulla salvo cadavere e sigla di chi rivendica il misfatto. Renzi va avanti così. La scelta è fatta.
(da “Huffingonpost”)
Leave a Reply