SALVINI E LA MELONI SI CONTENDONO ORBAN
IL LEGHISTA VORREBBE FORMARE UN NUOVO GRUPPO SOVRANISTA CON IL PREMIER UNGHERESE, LA SORELLA D’ITALIA SPERA ENTRI NEI CONSERVATORI
C’è un derby tutto italiano che si sta giocando in queste ore sulla scia dello strappo tra Viktor Orbà¡n e il Ppe. Protagonista della partita, i sovranisti in Europa. Che si contende l’autocrate di Budapest.
Da un lato Giorgia Meloni spalanca le porte dei suoi Conservatori, partito che presiede a Bruxelles e che all’Europarlamento esprime i 60 deputati dell’Ecr, con i polacchi di Jaroslaw Kaczynski a farla da padrona.
Dall’altra c’è Matteo Salvini, che nella video telefonata di mercoledì scorso con il premier ungherese ha rilanciato il suo vecchio pallino: un nuovo partito sovranista europeo con gruppone parlamentare unico destinato a diventare il secondo dopo il Ppe.
Piccolo particolare: i Conservatori europei dovrebbero sciogliersi per dar vita alla nuova creatura. Addio Ecr, con la sua tradizione e la sua storia da destra liberista europea oggi confluita nella narrativa dei “sovranisti di governo”.
“Ma perchè mai dovremmo farlo?”, dicono sia stata la risposta di Kaczynski alla domanda degli alleati. Tanto più che proprio i polacchi hanno una pregiudiziale non da poco nei confronti dei leghisti. Perchè legati a doppio mandato all'”invisa” Le Pen e perchè entrambi, Matteo e Marine, sospettati di simpatie filo putiniane che si sommerebbero a quelle di Orbà¡n, amicissimo però del polacco con il quale ha fondato i Visegrad, spostando troppo il baricentro dell’ipotetico nuovo gruppo verso Mosca.
Insomma, un gioco di veti incrociati internazionali ma al contempo molto romani.
Lo stesso gioco che già due anni fa, a cavallo delle Europee del 2019, fece naufragare il sogno del “gruppone nero” coltivato da Salvini.
Saltato anche su questioni più terra terra: i rappresentanti della destra Ue bloccarono l’operazione reunion quando si arrivò a discutere su chi avrebbe comandato nella formazione al Parlamento europeo. E dunque avrebbe gestito cariche e soldi.
Oggi però è lo stesso Orbà¡n a far balenare di nuovo l’ipotesi del rassemblement sovranista. “Abbiamo parlato con i polacchi, con Matteo Salvini e con Giorgia Meloni – ha detto l’ungherese – serve una casa politica per chi la pensa come noi in Europa”.
Nella sua ottica il teorico della democrazia illiberale punta a spaccare i gruppi esistenti, Id ed Ecr, e crearne uno nuovo. Per intestarselo.
Una mossa mediatica da rivendere in patria e uscire da trionfatore dopo la cacciata dal Ppe. E così lascia appesi i pretendenti, Salvini e Meloni, e il destino europeo della destra italiana. Spiazzandoli, visto che il matrimonio tra Orbà¡n e l’Ecr due giorni fa veniva già dato per fatto. Con un sospetto (molto fondato) in più: che l’abile premier ungherese flirti con entrambi gli italiani per tirare il prezzo con i polacchi in vista di un suo ingresso nell’Ecr. In termini di peso politico.
Meloni intanto, stando ai racconti dei suoi a Bruxelles, fa sapere che di sciogliere l’Ecr non se ne parla, ma che potrebbero entrare tutti, ungheresi e leghisti, nel gruppo Conservatore che esiste già . Ovvero il suo.
“Difficile pensare che i nostri 27 eurodeputati possano finire senza contraccolpi in un gruppo di una sessantina di conservatori”, spiega allora uno dei consiglieri più ascoltati da Salvini. Come dire: come minimo dovremmo esprimere il capogruppo. Ed eccoci daccapo: per i polacchi, ma anche per i sei di Fratelli d’Italia, è impensabile cedere il comando all’asse Lega-Fidesz.
“Il gruppo Ecr è la vera casa dei valori conservatori. Siamo sempre stati aperti a coloro che condividono i nostri valori e che considerano il gruppo Ecr come una possibile dimora politica”, sottolineano dunque i copresidenti del gruppo Ecr Raffaele Fitto e Ryszard Legutko nel tentativo di concludere in bellezza il corteggiamento a Orbà n lasciando fuori Salvini: con gli ungheresi, l’Ecr scavalcherebbe Verdi e Id diventando il quarto gruppo a Strasburgo.
Insomma, sono fasi di impasse nel derby della destra italiana in Europa e così Salvini interpellato a margine del suo processo a Catania, frena, rimanda, prende tempo: “Ho parlato con Orbà¡n, ma il mio tempo lo sto dedicando alla ricerca di vaccini e al decreto ristori. Ne riparleremo quando l’Italia sarà messa in sicurezza dal punto di vista della salute e del lavoro”.
Un attivismo ritrovato sul fronte europeo, quello di Salvini, che al momento sembra allontanare il progetto che stava molto a cuore all’ala più europeista della Lega, quella vicina al neo ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti: l’ingresso nel Ppe.
Uscito Orbà¡n, il capo leghista è ancora meno motivato a cambiare pelle e natura per entrare nella famiglia popolare. Che però in vista delle Europee del 2024 potrebbe avere bisogno dei parlamentari italiani vista l’emorragia di voti di Forza Italia e l’addio di Orbà¡n e del suo cospicuo pacchetto di preferenze.
Regalandole la patente di un centrodestra rispettabile in giro per il mondo. A patto che ci sia una leadership leghista che dimostri un convinto europeismo e una vera svolta moderata: magari proprio con Giorgetti.
(da “Huffingtonpost”)
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