SALVINI E’ NERVOSO, SENTE INTORNO IL TINTINNIO DI MANETTE: MA A ROMA HA PAURA DI PRESENTARSI DA SOLO PERCHE’ NON CONTA UNA MAZZA
LA SOLITA SCENEGGIATA: UN GIORNO CON BERTOLASO, IL GIORNO DOPO CONTRO… GIOCA ALLO SFASCIO PER FAR DIMENTICARE CHE I SUOI UOMINI SONO TRAVOLTI DAGLI SCANDALI
Ecco la scena madre.
Silvio Berlusconi, infastidito, arrabbiato è a telefono con Salvini: “Matteo, adesso basta, anche tu avevi dato il via libera a Guido Bertolaso, non possiamo rimettere tutto in discussione. Io ho già scritto un comunicato per dire che il nostro candidato è e resta Bertolaso”.
Salvini è su di giri dalla mattina presto. Il leader della Lega ha appena provato a riaprire la partita sulla Capitale, con l’obiettivo di far saltare Bertolaso e tornare all’ipotesi Marchini. Riavvolgendo la pellicola del film, che a palazzo Grazioli pare Salvini contro tutti, si vede il leader della Lega che, in conferenza stampa al Senato, scandisce: “Non è chiusa. Ascolteremo i cittadini e in base a quello decideremo. A pacchetto chiuso non compro nulla. Bertolaso è il candidato che gli alleati hanno proposto e a cui abbiamo detto sì, ma ascolteremo i cittadini prima di confermare il nostro candidato”.
Pochi minuti dopo, il centralino di Grazioli diventa rovente, con Giorgia Meloni che si dice “allibita”. Il vertice, previsto per pranzo, salta, perchè anche il Cavaliere si dice “allibito”: “Ogni volta che ci vediamo si decide una cosa, poi quello esce e dice l’opposto”.
È il secondo vertice di fila che salta dopo un’intemerata di Salvini, segno che la strategia è consapevole: far saltare Bertolaso. Tra l’endorsement all’ex capo della protezione civile che lo stesso leader della Lega ha messo nero su bianco qualche giorno fa in una lettera firmata assieme a Berlusconi e Meloni e la giravolta a U, c’è di mezzo la puntata di Di Martedì, dove Bertolaso, intervistato da Giovanni Floris, ha parlato di rom come di una categoria vessata e non ha nascosto la sua stima verso Giachetti.
È il casus, che Salvini cercava per rimettere in discussione una candidatura che non gli ha mai scaldato il cuore: “Ora basta — sbotta Gasparri mentre solca i corridoi di palazzo Madama – A fare le piazzate so’ boni tutti, ma qua ci vuole freddezza. I consigli ai candidati si danno in privato, con freddezza, non è che uno apre la bocca e dà fiato. Ma che maturità è questa, questi so’ ragazzi. Da oggi la smettiamo pure coi vertici, Berlusconi è troppo generoso, facciamo dei tavoli con noi, non con Silvio”. Anche Giorgia Meloni in questi giorni ha sentito Bertolaso, per qualche consiglio”.
Per spiegare la mossa di oggi, quelli attorno a Salvini raccontano di aver ricevuto una valanga di mail di insulti dopo l’uscita di Bertolaso sui rom.
Rivolta della base, perchè il leader della Lega aveva promesso novità dirompenti su Roma, quando flirtava e andava in piazza con Casa Pound e poi ha dato il via libera all’ex sottosegretario Berlusconi con pesanti processi a carico
La verità è che Salvini è nervoso, complice lo scandalo Lombardo, lui che scalò la Lega, con Maroni al fianco, e le “scope” in mano per ripulirla dell’opacità bossiana.
Sente il tintinnio di manette, sotto processo per peculato il suo vicesegretario Rixi, la giunta Lombarda che trema, la questione morale che tavolge la “sua” Lega.
Qualche giorno fa il leader della Lega ha attaccato la magistratura (“è una schifezza”), oggi, di buon ora si è scagliato su facebook contro la trasmissione di Rai 3 Linea Notte, dove erano presenti tre giornalisti a parlare dei fatti del giorno.
Poi un’altra trovata, annunciata nel corso della conferenza stampa in Senato: “Il 25 aprile faremo in piazza una manifestazione per la liberazione da Renzi”. Nel centrodestra non si può dire che si sia levato un coro di adesioni.
Di qui al 25 aprile c’è Roma, perchè a questo punto il gioco si è incartato: “Avanti su Bertolaso — sussurra un big leghista — è difficile andare. Indietro è difficile tornare”. L’idea di andare da soli è stata anche presa in considerazione, ma anche per ora abbandonata, perchè farebbe vedere la cosa che più innervosisce Salvini. E cioè che a Roma, sta almeno dieci punti sotto il partito della Meloni.
E per interpretare la trama del Salvini contro tutti bisogna sempre tenere presenti due elementi, che ai suoi ha confidato più volte.
Primo che di Roma non gli importa nulla. Secondo che, in chiave nazionale, il problema è rosicchiare consenso per la Lega a scapito degli alleati.
(da “Huffingtonpost“)
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