SAN FRANCISCO NEL 2020 SARA’ “RIFIUTI ZERO”: E NOI?
BONELLI: “SE LO PUO’ FARE LA CALIFORNIA, PUO’ ANCHE L’ITALIA”
San Francisco, in California, è una città che ha più di 800mila abitanti e fa parte di un distretto metropolitano che ne conta 7 milioni.
Ha un obiettivo: raggiungere, nel 2020, il livello “Zero Waste”, rifiuti zero.
In poche parole, attraverso politiche mirate, cerca di non produrre più rifiuti, far somparire le discariche, impiegare in altro modo tutta l’immondizia non riciclabile (dalla vendita alla seconda vita) senza ricorrere ad alcun inceneritore.
“Se ci riesce una città come San Francisco, che già nel 2010 aveva portato la raccolta differenziata al 78 per cento, perchè non dovrebbero riuscirci anche le città italiane?”, chiede Angelo Bonelli, coportavoce dei Verdi.
Bonelli, ce lo chiediamo anche noi. L’Italia può essere un Paese “zero rifiuti”?
No, finchè il governo sceglierà di privilegiare i profitti di chi costruirà e gestirà gli inceneritori. Non capisce che con una raccolta differenziata spinta si creerebbero fino a 180mila nuovi posti di lavoro. E si innescherebbe quel ciclo virtuoso che solo una riforma seria e coraggiosa potrebbe affrontare.
Come si arriva all’obiettivo “Rifiuti Zero”?
Prima di tutto ci vuole un provvedimento che imponga la riduzione della creazione e della distribuzione degli imballaggi. Meno imballaggi, meno scarto e meno rifiuto da trattare: regole che si impongono a monte della produzione industriale, con il risparmio del consumo energetico e delle risorse. E può essere tranquillamente fatto per legge.
E come si continua?
Raccolta differenziata spinta, riuso degli oggetti ancora utili, riciclo dei materiali scartati e recupero di energia. Per ognuno di questi punti devono essere costruite filiere industriali ed economiche. Centri per il riuso, porta a porta per la differenziata con tariffazione puntuale e politiche locali di prevenzione. Poi impianti innovativi della valorizzazione dell’organico-dagli ecodistretti alle cosiddette fabbriche dei materiali — tutto per favorire la massimizzazione del riciclaggio, anche delle frazioni fino ad oggi avviate a incenerimento e smaltimento.
Tutto questo richiede una rivoluzione del ciclo dei rifiuti italiano?
Grazie all’innovazione gestionale e impiantistica, si potrebbe uscire dall’era degli impianti di smaltimento. È su questi piani che dovrebbero concentrarsi i finanziamenti. Per raggiungere l’obiettivo zero rifiuti, poi,basterebbero poche regole:chi smaltisce in discarica deve pagare di più a vantaggio di chi ci va sempre meno,si dovrebbero utilizzare i proventi dell’ecotassa per le politiche di prevenzione, riuso e riciclo, premiare le popolazioni e i comuni virtuosi, eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivare il riciclaggio perchè diventi più conveniente del recupero energetico , completare la rete impiantistica per il riciclaggio e il riuso dei rifiuti, decidere che “chi inquina paga”. E soprattutto approvare una legge per agevolare la realizzazione di impianti di riciclaggio e riuso.
E invece?
Il ministro dell’Ambiente Galletti rende strategici, quasi obbligatori, gli inceneritori e nella bozza di regolamento sulle energie rinnovabili quello dello Sviluppo economico Guidi destina finanziamenti anche agli impianti di incenerimento. Avrebbe potuto rendere obbligatori gli impianti di stoccaggio e riciclaggio , come pure la stessa differenziata. O dire alle Regioni: si può arrivare al 75 per cento e poi ricorrere allo smaltimento a freddo. Un provvedimento serio avrebbe detto: “Care regioni e comuni, se non siete stati in grado di fare questo, vi commissariamo e lo facciamo noi al vostro posto”.
E invece fanno gli inceneritori.
Dicono che siano per quello che avanza dalla differenziata, che l’alternativa sarebbe la discarica. Perchè non hanno pensato alle tecnologie di smaltimento a freddo? Non producono diossina, hanno trattamenti alternativi e sono efficientissime. E poi non è vero che gli inceneritori eliminano le discariche. In natura niente scompare. Bruciando, si producono ceneri tossiche e per loro si dovranno trovare nuove discariche. Senza contare le emissioni di diossina e anidridi: gli inceneritori sono l’opposto di quanto stabilito dal protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra.
Virginia Della Sala
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply