SANTANCHE’ E’ UN CASO, LA MINISTRA RESISTE, MELONI (QUELLA NON RICATTABILE) PER ORA FRENA
LA PREMIER NON RIESCE A FARLA DIMETTERE, CHISSA’ PERCHE’… PER FDI “DOVRA’ DECIDERE LEI”
Il caso Santanchè agita il centrodestra e il governo. La ministra rinviata a giudizio per falso in bilancio si confronta ancora con il presidente del Senato Ignazio La Russa e resta al suo posto: confermando di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, come anche ieri le hanno chiesto le opposizioni a partire dalla segretaria dei dem Elly Schlein.
La premier Giorgia Meloni per adesso sembra intenzionata a non insistere sul tasto delle dimissioni. Non è il momento, non fosse altro perché l’amica di un tempo non sembra intenzionata a gettare la spugna. Molto dipenderà da un confronto diretto tra le due che al momento non c’è stato. Forse nelle prossime ore, forse più in là. Certo, il Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio potrebbe essere un momento propizio per un primo faccia a faccia, magari a margine della riunione.
Tutto questo mentre per alcune ore si sono rincorse voci su chi potrebbe prendere il posto della ministra. Indiziato numero uno il capogruppo al Senato di Fdi, Lucio Malan, anche per via di un incontro con l’inquilina di Palazzo Chigi a ora di pranzo. Voce (quella dell’avvicendamento al ministero) seccamente smentite in serata da Palazzo Chigi: «Fantasie». Proprio mentre i big di FdI rimettevano la palla nel campo dell’imprenditrice prestata alla politica: «Dovrà decidere lei il da farsi».
Daniela Santanchè rientra da Milano in mattinata e subito si blinda nei suoi uffici al Turismo. Non perde tempo nell’ostentare impegni da ministro nel pieno delle proprie funzioni. Non a caso. Pubblica sul sito del dicastero la sua agenda e conferma la visita a Gedda, in occasione della fiera del turismo, il prossimo 27 gennaio (anche la premier andrà ma in un giorno diverso).
Quindi, fa sapere di aver ricevuto «il team di Oracle corporation» e di aver rilasciato un’intervista a Usa Today. A ora di pranzo raggiunge Palazzo Madama. Voci (smentite dagli interessati) parlano di un pranzo con il suo amico di lungo corso, il presidente del Senato La Russa. Per molti quell’incontro è la conferma di quanto trapela da 48 ore. Ovvero il pressing del duo Meloni-La Russa sulla ministra perché lasci il suo incarico. «Mai parlato con la premier di Santanchè», taglia corto La Russa.
Nelle stesse ore però a Palazzo Chigi si registra un gran viavai. Prima entrano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini per un vertice di maggioranza. Un incontro durato meno di un’ora nel quale si parla del voto sui giudici della Corte costituzionale.
Il leghista chiede invano agli alleati di discutere dell’ipotesi terzo mandato per i governatori: Meloni e Tajani non ne vogliono sapere. Salvini chiede allora di inserire nel dl Sicurezza altre modifiche che la Lega vuole proporre, e riceve ancora un secco no da dalla premier che apre solo alle correzioni chieste dal Quirinale.
Sul finire, Meloni racconta che si sta occupando del caso Santanché, senza scendere nei dettagli. Lasciando la Presidenza del Consiglio, Tajani se la cava con un «noi siamo garantisti». Ma è l’arrivo subito dopo a Palazzo Chigi del capogruppo Malan che fa scattare, anche nelle chat dei meloniani, l’ipotesi del blitz per il cambio al vertice del Turismo. Il capogruppo al suo posto? Voci subito smentite dallo stesso Malan, quando lascia il Palazzo insieme con il collega della Camera Galeazzo Bignami.
Quel che raccontano fonti autorevoli al governo è che Meloni abbia deciso di prendere tempo e che oggi comunque vedrà Santanchè in Consiglio dei ministri. La data cerchiata in rosso è il 29 gennaio, quando è attesa la decisione della Cassazione sulla competenza nelle indagini tra Milano e Roma sull’altro fascicolo che vede indagata la ministra: quello per truffa all’Inps.
«Stiamo ancora aspettando che Meloni faccia dimettere Santanchè, la premier si nasconde», attacca intanto Elly Schlein. E Matteo Renzi: «Ricordate che avete al governo chi è già stato rinviato a giudizio, Andrea Delmastro: reato estinto per l’oblazione». Palazzo Chigi resta sulla linea della difesa della ministra. Per ora.
(da La repubblica)
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