“SE PENSANO CHE MI SALTINO I NERVI, MI CONOSCONO POCO. CI SARÀ UN FACCIA A FACCIA CON MELONI? NON NE VEDO IL MOTIVO”
DANIELA SANTANCHE’, DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO, SI CONFRONTA CON IL SUO “PADRINO” IGNAZIO LA RUSSA E RESTA AL SUO POSTO – GIORGIA MELONI RIMANE IN SILENZIO – IN FRATELLI D’ITALIA, TRANNE CROSETTO, NESSUNO DIFENDE LA “PITONESSA”
«Se qualcuno pensa di farmi saltare i nervi, significa che mi conosce poco». Nel suo ufficio in via di villa Ada, davanti al vecchio casino reale dei Savoia in cui fu deposto il duce, Daniela Santanchè scava la sua personale trincea politica-mediatica, convinta che anche stavolta rimarrà in sella. Cioè al governo, dove in due anni e mezzo di traversie giudiziarie e cannoneggiamenti dell’opposizione è riuscita a sopravvivere a modo suo, un rilancio dopo l’altro.
Il gelo del suo partito, FdI, che da una settimana, salvo rare eccezioni vedi Guido Crosetto, non pronuncia una sillaba in sua difesa dopo il rinvio a giudizio per false comunicazioni sociali, la turba ma fino a un certo punto. È convinta, la “Pitonessa” nata Garnero, sette vite in politica, da Fini a Berlusconi, da Storace a Meloni, che anche stavolta le acque avranno modo di chetarsi. Che persino questa tormenta potrà ritrovarsela alle spalle.
Giorgia Meloni però non parla. Non la protegge direttamente. Per spazzare via il fiume di veleni che scorre sottotraccia dalle truppe della fiamma, in cui molti non l’hanno in simpatia, eufemismo, basterebbe che la premier dicesse: «Santanchè ha la mia fiducia». Invece non lo dice. Dunque tanti colonnelli di via della Scrofa, anche nel giro stretto della premier, possono raccontare a taccuini chiusi, mai smentiti, di una Meloni furente, che vorrebbe “Dani” (la chiamava così) con tutte e due gli stivaletti fuori dall’esecutivo.
Meloni però, dicono nella cerchia della premier, non avrebbe voglia di intestarsi una mossa che la farebbe passare per giustizialista. Anche perché altri rinviati a giudizio di FdI, come il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sono rimasti al loro posto senza che nessuno battesse ciglio, a destra. Santanchè lo sa, per questo si aspetta anche a questo tornante di restare in pista.
«La mia agenda non cambia di una virgola», ripete allora a chi la chiama o la visita nel suo studio al ministero tra i Parioli e il quartiere Trieste, dov’è tornata ieri dopo sei giorni lontano dall’Urbe, tra Milano e la sua casa a Cortina.
Come se i veleni scorressero lontanissimi. «Oggi sarò in Cdm, come al solito». Ci sarà un faccia a faccia con Meloni? «Non ne vedo il motivo», risponde così. «Poi andrò a Verona e domenica partirò per Gedda, per il Villaggio Italia sull’Amerigo Vespucci». Senza Meloni, che ha cambiato l’agenda e non la incrocerà sul Mar Rosso.
Da programma, Santanchè si ritroverebbe in Arabia anche il 29, quando la Cassazione deciderà sull’altro filone che la vede indagata, su un’accusa ben più seria, la truffa ai danni dell’Inps.
(da La Repubblica)
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