SARDEGNA, IL ROTTAMATORE RISCHIA IL PRIMO BAGNO
IL SEGRETARIO PREOCCUPATO DAI (SUOI) INDAGATI IN LISTA E DALLA CONCORRENZA A SINISTRA DELLA MURGIA… E NON PUà’ NEMMENO AFFONDARE SU CAPPELLACCI
Gli occhi esperti di Arturo Parisi, ultimo erede della nobile filiera politica Berlinguer-Segni-Cossiga, leggono l’arrivo di Matteo Renzi al teatro Verdi di Sassari.
Per chi non sa la politica sarda la scena avrebbe dell’incredibile.
Il rottamatore arriva scortato da Gavino Manca, indagato per peculato aggravato nello scandalo dei fondi regionali, ma renziano della prima ora e perciò imposto nelle liste del Pd alle regionali.
Il candidato governatore, l’economista Francesco Pigliaru, alle prese con la febbre a 39, salta la passerella con l’indagato e aspetta dentro il teatro.
Renzi sbarca in Sardegna per aiutare Pigliaru a battere il governatore uscente Ugo Cappellacci ma sceglie di picchiare duro soprattutto sulla scrittrice indipendentista Michela Murgia, accusata di sottrarre voti decisivi per liberare l’isola dal figlio del commercialista di Berlusconi.
Evidentemente i sondaggi dicono che ne prende tanti, perchè il colpo a effetto è ben studiato e ripetuto la mattina a Sassari e nel pomeriggio a Cagliari: “Votare Michela Murgia è una scelta radical chic che equivale a scegliere Cappellacci. Un voto che mette a posto la coscienza, ma votare Pigliaru mette a posto la Sardegna”.
Renzi aggiunge: “Tanta idealità senza concretezza significa fare il bar sport della politica”.
C’è qualcosa che stride. Renzi e Pigliaru fanno a gara a chi la dice più tosta su Cappellacci: incompetente, ignorante, cinico, indecente, un disastro per la Sardegna, e via insultando.
Ma il Rottamatore frena con stridore di gomme prima di dire la cosa più semplice: Cappellacci è rinviato a giudizio per abuso d’ufficio con l’accusa di aver agevolato gli affari sulle bonifiche delle aree industriali dismesse del clan del piduista Flavio Carboni.
Un ramo laterale del processo P3: tra gli indagati anche Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e Denis Verdini, proprio lui, l’uomo che discute con Renzi i dettagli della nuova legge elettorale.
Non c’e’ quindi da sorprendersi se, mentre Renzi la tocca piano a Sassari, Cappellacci la tocca pianissimo ad Alghero, dove il riferimento a Francesca Barracciu, l’europarlamentare che dopo aver vinto le primarie è stata disarcionata perchè indagata nello stesso scandalo del suddetto Manca, si limita a un signorilissmo “quando ha avuto un problema”, agghindato dall’accusa di sessismo al Pd per aver candidato un maschio di specchiata reputazione al posto di una femmina indagata.
I più anziani qui ricordano che neppure Enrico Berlinguer era in grado di aver ragione degli arabeschi di potere dei satrapi del Pci sardo.
E chissà come è andata veramente a Renzi. Ha subito o imposto la candidatura degli indagati dopo l’eliminazione di Barracciu?
La verità vera probabilmente la sa solo Luca Lotti, il suo braccio destro fiorentino che da sempre tiene i contatti con l’opaca e litigiosa nomenklatura del Pd sardo, e che ieri non a caso ha scortato il capo nella difficile attraversata dell’isola.
Renzi dà messaggi un po’ in codice. Racconta compiaciuto che all’aeroporto un ragazzo gli ha detto “voto Pigliaru ma non il Pd”, poi ricorda che i vivaci infanti delle scuole fiorentine gli hanno detto che “i politici sono quelli che rubano”, e lui è stufo di sentirselo dire.
I testimoni più attenti ricordano uno scontro feroce, in notturna, tra Pigliaru e il segretario regionale Bachisio Silvio Lai (senatore, indagato anche lui per i fondi regionali).
Il professore, dopo averci messo la faccia, si aspettava un’operazione liste pulite. Invece gli hanno imposto la presenza in lista di tre indagati irrinunciabili, non solo il renziano Gavino Manca, ma anche Marco Espa (vicino a Barracciu) e Franco Sabatini.
Così non solo non si dice ai sardi che se votano Cappellacci rischiano di dover presto tornare alle urne causa eventuale condanna e conseguente decadenza, ma ci si infila in una scena ancora più strana, che si ripete identica a Sassari la mattina e a Cagliari la sera.
La reietta Barracciu, arriva, si siede in prima fila, e Renzi le rivolge dal palco un omaggio cortese: “Abbiamo donne intelligenti e capaci come Francesca in grado di fare un passo indietro per far vincere la squadra”.
Il passo indietro l’ha fatto dopo che non ha convinto i magistrati su quei 30 mila euro che ha speso, dice lei, in benzina per trasferte politiche nell’isola.
Renzi comunque giura che, dai sondaggi, Pigliaru ha già vinto ma che nessuno vuol dare al voto sardo carattere di test nazionale, e quindi non vuol mettere la faccia sulla eventuale sconfitta.
E a Cappellacci, che proprio ieri ha detto di aver “rullato” nel 2009 Veltroni e che adesso la stessa sorte toccherà a Renzi, risponde non senza ragione, che il problema di Cappellacci è di “aver nel frattempo rullato i sardi”.
Eppure qualcosa stona. Altri tempi quando il rottamatore incalzava gli avversari interni al grido di “cosa avete fatto al Monte dei Paschi?”.
Adesso sembra arrivato il momento dell’incertezza.
Giorgio Meletti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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