SCANDALO MOSE: “ABBIAMO PAGATO TUTTI: DAL PDL MILANESE A GHEDINI E BRUNETTA”
DAL CONSORZIO DEL MOSE UN FIUME DI DENARO BIPARTISAN ANCHE PER FINANZIARE LE SINGOLE CAMPAGNE ELETTORALI: LE AMMISSIONI DI BAITA
È un mare magnum di imbrogli e di mazzette.
Ce n’è per tutti, centro sinistra, centro destra. Milioni di euro di tangenti e di “finanziamenti” a singoli politici, soprattutto ed anche, ai partiti.
Un malaffare che durava da anni e che coinvolge il Consorzio del Mose sempre pronto a creare fondi neri proprio per ingraziarsi i politici, regionali e nazionali. «Abbiamo dato soldi – mette a verbale Piergiorgio Baita, braccio destro del “supremo “ Giovanni Mazzacurati, nel corso dei suoi 5 interrogatori – a Forza Italia, al Pdl milanese, a Giancarlo Galan, Niccolò Ghedini, Renato Brunetta, Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giorgio Orsoni».
Dichiarazioni che scuotono i palazzi del potere romani
Ecco cosa racconta a proposito del Pdl e della pratica, ormai chiara, della “retrocessione”, cioè lo storno di somme dai bilanci attraverso le sovraffatturazioni: «Le richieste del Consorzio Venezia nuova continuavano ad aumentare. Si è presentata la società Bmc, con la quale eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagna del governatore Galan, dicendoci che, oltre a fare le prestazioni di pubbliche relazioni, immagini e altre cose, loro erano in grado di retrocedere somme in nero, mestiere che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che si presentarono accreditate dal segretario regionale del partito, che a quel tempo era l’avvocato Ghedini. Quindi in quel momento, 2005-2006, cominciammo ad integrare le retrocessioni derivanti dal sasso (un tipo di lavori effettuati sul Mose) con le retrocessioni derivanti dal rapporto con Bmc. Questo fino al 2010»
E poi c’erano le elezioni. «Abbiamo sempre pagato le campagne elettorali a un sacco di gente», confessa Baita, «ogni volta era un salasso… e l’ingegner Mazzacurati proponeva un budget di fondi neri per ogni competizione, politiche, regionali, comunali».
La spartizione, ricorda l’ex amministratore delegato della Mantovani, «creava difficoltà al Consorzio Venezia Nuova ed alla nostra impresa, che è tra i principali soci, perchè qualche candidato del partito disponeva di più mezzi di altri, perchè pagavamo tutti ma non pagavamo i partiti, e questo ha creato non pochi malumori a livello di segreterie dei partiti, perchè questi non vedevano arrivare una lira, così che alcuni candidati riuscivano anche ad imporsi all’interno del proprio partito». La linea imposta da Mazzacurati era dunque chiara: «Non pagare i partiti, ma le singole persone che avessero avuto una probabilità di vincere per diventare deputati, sindaci ed altro…»
Baita, negli interrogatori, passa al dettaglio.
«Ho pagato come socio la campagna elettorale delle regionali del 2005 consegnando 200 mila euro alla signora Minutillo, che lavorava col Presidente Galan, come contributo elettorale. Glieli ho consegnati all’Hotel Santa Chiara di piazzale Roma a Venezia».
Quindi i “contributi” al sindaco di Venezia Orsoni che il Consorzio sosteneva e che fecero «arrabbiare tanto» il senatore Renato Brunetta: «Abbiamo sostenuto una serie di costi elettorali per Brunetta, ma non gli ho dato soldi in contanti».
Ed aggiunge: «So che l’ultima campagna elettorale il Consorzio ha chiesto 250 mila euro di budget. Il candidato su cui aveva puntato in modo preciso era Orsoni».
Ci sono anche i “contributi” all’ex ministro Matteoli, prima all’Ambiente e poi alle Infrastrutture.
Secondo Baita i soldi a Matteoli arrivano attraverso l’imprenditore romano Erasmo Cinque che «sui lavori fittizi che prendeva dal Consorzio pagava una tangente del 6 per cento, ed una volta a Matteoli – racconta Baita – furono consegnati 400 mila euro in contanti».
Baita è un fiume in piena, travolge tutto, nonostante i suoi avvocati gli avessero consigliato di non farsi interrogare e di «andarsi ad operare al cuore» per evitare il confronto con i magistrati. Mette dentro anche l’Expo di Milano.
Fa riferimento a un appalto che la Mantovani s’era aggiudicata e «che fece infuriare il presidente della Regione Lombardia Formigoni perchè noi eravamo fuori dal “mazzo” delle imprese che partecipavano. Il governatore ci odiava, ha fatto una dichiarazione di fuoco il giorno dopo che avevamo vinto».
Baita fa anche il nome dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, sostenendo che Mazzacurati «aveva con lui un dialogo perchè Parusso era l’uomo che Massimo Cacciari aveva chiesto di mettere a Thetis. Poi c’è stato un momento di scontro molto violento con Cacciari..».
E sempre a proposito della Thetis Baita racconta che «Cacciari chiamò Mazzacurati e gli disse di comprare le azioni dell’Eni in Thetis, sostituendosi all’Eni. Da quel momento Thetis è stato il Consorzio bis, sottratto ai consorziati».
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply