SCHEMA FICO ALLA CAMERA E BORGONZONI AL SENATO, QUESTA CI MANCAVA
SALVINI E’ PROPRIO LEGATO ALLE SUE ORIGINI DI EX LEONCAVALLINO, VUOL PORTARE L’EX ATTIVISTA DEL CENTRO SOCIALE LINK A UN RUOLO ISTITUZIONALE… DA BARISTA DEI COMPAGNI RIPUDIATI A TACCO 12, SIAMO ALLA FARSA
Il Movimento 5 Stelle ha deciso. Sarà Roberto Fico il candidato alla presidenza della Camera. È il nome estratto nella terna che comprendeva Riccardo Fraccaro ed Emilio Carelli, che rimangono allertati nel caso si dovesse passare repentinamente a un piano B.
Una candidatura che procede su un binario parallelo a quella che avanzerà la Lega al Senato. Anche qui le riserve sono a un passo dall’essere sciolte.
E la carta è una di quelle a sorpresa. Si tratta di Lucia Borgonzoni, fedelissima di Matteo Salvini, un passato agitato come attivista del centro soicale Link di Bologna, denominata “sindachessa della fattanza” quando si presentò come candidata a sindaca di Bologna dai suoi ex compagni di merenda.
La fotografia del momento è questa. Le variabili per arrivare a dama tante.
E riguardano soprattutto il centrodestra. Perchè i 5 Stelle sono convinti che con il segretario leghista non ci sia alcun problema sui nomi.
Ognuno decide il suo, e si va avanti. Più complicato farlo digerire agli alleati, con una Forza Italia ancora riottosa a dare il via libera a una camicia verde a Palazzo Madama, e che nel caso di disco verde sembrerebbe puntare invece su Giulia Bongiorno, uno stretto rapporto con Niccolò Ghedini, tra i più stretti plenipotenziari di Silvio Berlusconi.
Fico l’ha spuntata sugli altri nomi in lizza per due ragioni fondamentali.
La war room di Di Maio è convinta che il profilo del presidente della Vigilanza Rai sia quello giusto per intercettare qualche voto anche dal centrosinistra, o quantomeno disinnescare pericolose manovre di disturbo.
Puntando molto sulla pattuglia di Leu, ma anche su una manciata di voti Pd, soprattutto se si dovesse arrivare a chiudere un accordo complessivo sull’intero ufficio di presidenza.
In secondo luogo, il deputato napoletano è uno dei capofila — se non il principale — dell’ala del Movimento più ancorata alle istanze originarie della creatura che fu di Beppe Grillo.
Quella che digerisce meno la mano tesa al Carroccio, e che si vedrebbe riconosciuto dalla leadership un ruolo fondamentale negli equilibri interni della nuova legislatura.
La bocciatura di Di Maio di “indagati e condannati” come figure apicali delle Camere ha dato una mano notevole a Salvini.
Mettendo un serio argine alle candidature di Roberto Calderoli (che il capo leghista non è mai arrivato a considerare come un suo uomo) e di Paolo Romani, nome forte degli azzurri.
A Palazzo si rincorrono le voci di una mossa concordata fra i due, boatos che non trovano conferme.
Il leader della Lega al momento punta sulla Borgonzoni, anche se nel centrodestra la partita resta ancora da giocare. Salvini stima la Bongiorno, ma non si fida del suo profilo eccessivamente autonomo, in grado di dare grattacapi nella seconda fase, quella ancor più complicata che porterà alla formazione di un governo.
All’avvocato ex Fli, viene preferita la pasionaria Borgonzoni, un passato di sinistra che potrebbe farle gioco nel farla finire nel vortice dei veti incrociati.
E che soprattutto viene considerata una fedelissima, sulla quale contare nel complicato incastro delle consultazioni.
Sarà decisivo il vertice di domani, nel quale il capo della Lega dovrà far passare la propria linea nei confronti di una Forza Italia che procede con il freno a mano tirato.
E saranno importanti anche le consultazioni che nel pomeriggio avranno i capigruppo 5 Stelle, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, con le altre forze politiche, soprattutto sul versante della composizione degli uffici di presidenza.
L’istantanea del momento è pronta a essere strappata nel giro di qualche ora, ma al momento fotografa uno schema a due nel quale si è anche parlato di nomi.
E mai un venerdì è stato così lontano dal martedì. Anni luce.
(da “Huffingtonpost”)
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