SE QUALCUNO VUOLE LA GUERRA CIVILE IN ITALIA SE NE ASSUMA LA RESPONSABILITA’
L’ESPERIENZA DEL PASSATO DOVREBBE INSEGNARE
Nei Paesi democratici il dissenso è libero: la differenza rispetto ai regimi militari e totalitari sta nella possibilità di manifestarlo nelle forme consentite. Tra queste rientra anche un corteo o un presidio di protesta: non siamo a Mosca dove anche per deporre un fiore in memoria di Navalny la polizia arresta 400 cittadini.
Quello che sta ripetutamente avvenendo in Italia con giovani studenti (disarmati e non travisati) manganellati dalle forze dell’ordine ci sta facendo avvicinare ai regimi, non alla democrazia.
L’ordine pubblico deve garantire la sicurezza di tutti, cittadini e manifestanti, e le risposte devo essere proporzionate, non lasciate ad autorità che non sanno valutare le conseguenze di questo clima pesante che stanno instaurando.
Chi ha un minimo di esperienza e memoria storica, avendo vissuto il periodo degli anni di piombo, sa benissimo che se a un giovane impedisci la libertà garantite dalla nostra Costituzione, finisce che qualcuno sceglie altre vie.
E la storia d’Italia è lastricata di morti per scontri armati, terrorismo e agguati.
Nessuno ne rimane immune, sia quelli che manifestano, sia quelli che manganellano, sia quelli che danno ordini di manganellare.
Se qualcuno vuole la guerra civile in Italia, se ne assuma la responsabilità ma poi non pianga sul sangue versato.
Ci vuole un atto di coraggio per porre fine a questa escalation, un segnale di distensione: la rimozione dei responsabili, fino ai massimi livelli.
Chi sbaglia, paga.
La meritocrazia è questa.
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