SEL PRONTA A MOLLARE FASSINA
E CON IL PD SI TRATTA PER LE POLTRONE
L’esclusione delle liste a sostegno della candidatura a sindaco di Roma di Stefano Fassina – confermata venerdì dal Tar – mischia le carte nel centrosinistra romano, rimettendone in discussione l’architettura politica.
Senza Fassina in campo, la dicotomia tra l’assetto regionale e quello comunale è sempre più marcata.
Alla Pisana la maggioranza che sostiene il governatore Nicola Zingaretti si poggia saldamente sull’asse Pd-Sel, pur con i Dem teoricamente autosufficienti dal punto di vista numerico.
Nella corsa al Campidoglio invece la frattura creatasi tra democratici e Sel in seguito alla caduta di Ignazio Marino e alla nuova linea politica del Pd nazionale guidato da Matteo Renzi ha portato all’archiviazione di un’alleanza ventennale.
L’esclusione di Fassina, il più critico verso qualsiasi forma di dialogo col «renziano» Giachetti, potrebbe rimettere tutto in gioco.
Le trattative tra Sel e il Pd sarebbero già cominciate.
Anche perchè la frizione tra i vendoliani e il loro candidato sindaco è giunta quasi al punto di non ritorno.
La reponsabilità politica dell’esclusione delle liste è da attribuire a Fassina e al suo comitato elettorale che hanno preferito far da sè senza affidarsi alla struttura romana di Sel per le complicate operazioni di presentazione delle liste e di raccolta delle firme.
Ora i vendoliani aspettano Fassina al varco: a seconda di cosa dirà decideranno come muoversi.
Domani alle 12, infatti, è convocata l’udienza presso il Consiglio di Stato nel corso della quale la terza sezione presieduta da Luigi Maruotti dovrà decidere sul ricorso depositato ufficialmente contro la sentenza del Tar che ha confermato l’esclusione delle liste a sostegno di Fassina.
Difficile immaginare una loro riammissione e a quel punto l’ex viceministro dovrà decidere che linea tenere, indicare una strada ai propri elettori.
Fonti interne a Sel fanno notare che Fassina non potrà certamente appoggiare un candidato di destra, nè praticare endorsement verso la Raggi.
Delle due l’una: o si va su Giachetti o si va al mare. L’idea di Sel è quella di cercare un dialogo col Pd sui punti cardine del programma elettorale della sinistra, come ad esempio l’emergenza casa.
Secondo i sondaggisti, il 6% di cui era accreditato Fassina si ripartirebbe in tre parti uguali dal 2% ciascuna tra astensionismo, Raggi e Giachetti. Anche se Fassina è di un’altra opinione e al Tg1 osserva: «Temo che quei voti che sarebbero andati alla sinistra rimangano nel non voto. La sinistra non è sostituibile con qualche improvvisazione negli ultimi giorni di campagna elettorale».
Nel Pd tuttavia c’è la convinzione, se non di sostituirsi alla sinistra, quantomeno di trovare un’intesa.
«A questo punto – dice il candidato sindaco Pd Roberto Giachetti – spero di incontrare Stefano. Gli elettori di centrosinistra che hanno una storia e una tradizione comune in questa città , avranno da scegliere tra un candidato di centrosinistra, la destra e la candidata di un movimento in confusione. Mi auguro vi sia una visione costruttiva. Le ragioni della divisione che per me erano inspiegabili prima, restano inspiegabili anche adesso, e spero vengano superate. Capisco che si possano avere dubbi sul governo nazionale, ma qui stiamo parlando di Roma».
Sel guarda con attenzione a come si muoverà il Pd e viceversa. Ma anche i vendoliani sono divisi.
Così se una parte consistente di loro cerca un accordo, il segretario romano Paolo Cento ferma tutti: «Ci incontriamo e confrontiamo con tutti, ma non siamo in vendita. Siamo alternativi al Pd e il percorso di aggregazione di Sinistra Italiana va accelerato».
Eppure la convinzione che un accordo si possa trovare, magari discutendo anche dell’assetto nei Municipi – dove Pd e Sel governavano a braccetto fino a ieri – e nelle future giunte, è un’opinione piuttosto diffusa sia nel Pd sia in Sel.
Per questo c’è grande curiosità nel vedere i nomi che Giachetti farà sabato prossimo, il fatidico 21 maggio, quando annuncerà la giunta.
L’allargamento a sinistra insomma rischia di modificare l’architettura dell’alleanza politica creata attorno a Giachetti.
Un dato che non sfugge ai moderati di «Più Roma – Democratici e popolari», lista a sostegno del Pd.
«In questi ultimi mesi a sinistra si è consumata una rottura – osserva il coordinatore della lista Lucio D’Ubaldo – Ora, è possibile presentarsi dinanzi al corpo elettorale con una coalizione tutta nuova, senza la sinistra radicale, mentre a livello regionale si continua a governare con i sostenitori di Fassina? È un nodo che va sciolto perchè nei prossimi giorni, nel caso permanesse l’ambiguità , apparirebbe contraddittoria la stessa posizione di Nicola Zingaretti. Non si può mettere in difficoltà Giachetti proseguendo nella collaborazione di governo con una sinistra che si colloca fuori e contro l’alleanza dei riformisti di Roma».
Il risiko è appena cominciato.
Daniele Di Mario
(da “il Tempo”)
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