SEMPLIFICAZIONI E FISCO: IL GOVERNO PROVA A RIPARTIRE
SI PARTE DALL’IRPEF, MA LA REVISIONE DELLE ALIQUOTE POTREBBE COSTARE 20 MILIARDI
Lunedì o martedì l’approvazione del decreto Semplificazioni, in settimana la riapertura del tavolo della riforma fiscale.
Giuseppe Conte interviene nella kermesse per l’elezione del nuovo segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, e lancia messaggi alla sua maggioranza.
Al Pd, che denuncia da tempo l’immobilismo del governo, ai 5 stelle, che con Luigi Di Maio è almeno da un mese che spinge per l’abbassamento delle tasse.
E lo fa nella giornata in cui Carlo Bonomi ha attaccato nuovamente il governo, questa volta sui soldi del Mes, che sarebbero una boccata d’ossigeno ma che il governo non vuole usare “per ragioni ideologiche”.
Il premier non ci sta alle critiche, risponde con durezza non consueta per i suoi solitamente miti toni: “C’è un chiacchiericcio quotidiano, un bla bla costante e continuo che spesso affiora sulle pagine dei giornali, soprattutto nei titoli, che ci descrive come un governo attendista, incapace di prendere decisioni risolute. La realtà dei fatti dice il contrario”. Fonti di governo spiegano come il Semplificazioni, “la madre di tutte le riforme” a detta del capo del Governo, verrà sì approvato a inizio settimana, ma salvo intese, una formulazione non definitiva che solitamente si usa per approvare un testo con dei punti ancora da perfezionare.
E in realtà il nodo dei cantieri e dei commissari per le opere non è ancora stato sciolto, ma il motivo è un altro.
Il calendario delle Camere è intasato, e approvare un altro decreto significherebbe dover lavorare ad agosto. Ecco lo stratagemma: approvarlo salvo intese all’inizio della settimana, per poi rimandarne la formulazione definitiva poco prima della metà del mese, per avere una finestra di tempo a settembre per il passaggio parlamentare.
Con la manovrina da 20 miliardi che incombe, il tavolo sulla riforma del fisco inizierà un lavoro che lascia prevedere tempi lunghi
“Qualunque tipo di misura non vedrà la luce prima della prossima legge di bilancio”, spiega una fonte del ministero dell’Economia. Nulla ha anticipato il premier ai leader di Cgil, Cisl e Uil che ha incontrato brevemente a margine dell’elezione di bombardieri, rimandandoli a un faccia a faccia a Palazzo Chigi probabilmente nella seconda metà della prossima settimana.
L’ipotesi di partenza è quella dell’accorpamento delle due aliquote più basse dell’Irpef. L’ultima simulazione fatta prevedeva un unico scaglione al 20% al posto degli attuali due al 23% e 27%, ipotesi che lascia perplesso Roberto Gualtieri.
L’impatto sui conti pubblici sarebbe quantificato intorno ai 20 miliardi.
Sulle coperture è già battaglia, con parte della maggioranza che puntano a una revisione del sistema di detrazioni e deduzioni, e Italia viva che chiede di partire dall’abolizione di quota 100 e del reddito di cittadinanza.
I 5 stelle ovviamente si oppongono, ribattendo con un piano ambizioso che parte dal taglio dell’Irap, e prosegue con una flat tax per artigiani e commercianti e l’introduzione dell’assegno unico familiare.
Unanime dai partiti di maggioranza sul non considerare la proposta di abbassamento dell’Iva nel pacchetto.
E del resto anche a Palazzo Chigi sul tema si registra una certa prudenza. L’unica apertura arriva dal Pd: “Se si farà – spiega un uomo del Nazareno – sarà per pochi mesi e nel quadro della risposta all’emergenza”. Freddi i 5 stelle, freddo, raccontano, anche Gualtieri. Il tavolo partirà , la meta non è stata definita.
(da “Huffingtonpost”)
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