SFIDA ALL’ILLEGALITA’: A CASERTA GLI IMMIGRATI SCIOPERANO CONTRO IL CAPORALATO
“NON SIAMO SOLO BRACCIA, MERITIAMO RISPETTO E PIU’ DIRITTI”… OCCUPATE SEDICI ROTONDE STRADALI TRA NAPOLI E CASERTA DAI LAVORATORI ALLA GIORNATA: “VOGLIAMO ALMENO 50 EURO”… LO STATO NON C’E’, IL GOVERNO E’ LATITANTE E SACCONI DORME
Immigrati e caporali.
Oggi si è svolto il primo sciopero in Italia dei lavoratori alla giornata.
Da Baia Verde ad Afragola passando per Villa Literno, Casal di Principe, Giugliano, Qualiano, Pianura e Scampia.
Hanno pacificamente occupato sedici ‘rotonde’ tra Caserta e Napoli.
Negli stessi incroci stradali dove ogni giorno vengono “ingaggiati”, stamattina all’alba, migliaia di migranti hanno incrociato le braccia e alzato un cartello: “Noi non lavoriamo per meno di 50 euro al giorno”.
In strada c’erano tutti: i lavoratori delle campagne, dell’edilizia, del terziario, del mondo dell’artigianato.
Regolari e irregolari.
Hanno rinunciato ad un guadagno, ma hanno avuto il coraggio di scendere in piazza, metterci la faccia e sfidare i caporali.
“Scioperiamo perchè non vogliamo essere considerati solo per le nostre braccia, ma anche per ciò che pensiamo, per ciò che siamo”, dice Mamadou Sy.
“Nessun popolo è mai riuscito da solo a progredire senza l’aiuto di un altro popolo e voi italiani, che avete vissuto come noi l’emigrazione, sapete bene cosa vuol dire non sentirsi accettati e vivere come persone invisibili e senza diritti”.
Mamadou Sy, presidente della Comunità senegalese di Caserta, uno dei leader più ascoltati degli immigrati africani, è da otto anni in Italia, e oggi incrocerà le braccia insieme a tantissimi altri. “Io sarò sul vialone di Caserta, dove abitualmente ci sono i miei fratelli a lavare i vetri o a vendere fazzoletti. Non per fare confusione o creare disagi agli automobilisti, ma per spiegare ai cittadini che senza permesso di soggiorno non si può vivere. Abitiamo in case che ci danno in fitto gli italiani, paghiamo l’acqua, la luce, il gas. Vorremmo pagare anche le tasse, ma se non abbiamo il diritto di cittadinanza non è possibile farlo, siamo e restiamo invisibili”.
Poi c’è il problema lavoro.
“E lo chiami lavoro quello che facciamo per dodici o quattordici ore al giorno per una paga di 20 o 30 euro? Questo è sfruttamento. Gli italiani non capiscono che se trattano male noi che dobbiamo lavorare per loro, anche il lavoro è fatto male.
Ricordate Rosarno? Ricordate dove dormivano quei ragazzi? Era peggio di un porcile. Una cosa ignobile. Nessuno andrebbe a vivere lì dentro e poi a lavorare per una giornata intera.
Come può un datore di lavoro trattare così i suoi collaboratori? Significa che non ci tiene nemmeno alla sua impresa. Gli italiani si rivolgono a noi solo quando hanno bisogno. Vengono a implorarci e a bussare alle nostre porte. Sono insistenti. Ma solo per il tempo in cui siamo utili a loro. Poi ci lasciano al nostro destino”.
“Oggi è più difficile dire che in Italia ci si trova bene. Fino a poco tempo fa era un paese accogliente. Tutti volevano venire in Italia perchè qui la gente era diversa. Oggi non è così. L’Italia non è più il paese di qualche anno fa. Molte cose cono cambiate. così non si finirà mai. Veniamo qui perchè abbiamo bisogno. Certo, c’è la crisi ed è difficile per tutti. Tutte le persone vogliono migliorare, tutte le persone vogliono vivere meglio, senza molti problemi.Tutti abbiamo bisogno degli altri. Se solo si capisse questo, forse le cose andrebbe più lisce”.
Andrebbero meglio anche se lo Stato non tollerasse sacche di illegalità , lasciando interi territori del Paese senza regole e certezze, diritti umani e sindacali.
Cosa aspetta il governo a intervenire, pretendendo dagli imprenditori italiani l’applicazione dei contratti regolari e il rispetto dei diritti degli immigrati?
Che Sacconi si muova e renda giustizia alle migliaia di immigrati che vengono quotidianamente sfruttati nel nostro Paese, nel silenzio assenso delle istituzioni.
Vogliamo un’Italia non solo dei doveri, ma anche dei diritti.
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