SI ALLARGA LO SPREAD DEI VALORI CIVILI
LA REGRESSIONE IDENTITARIA DEL PDL, L’OSSESSIONE XENOFOBA E SECESSIONISTA DELLA LEGA, IL PARTITO DELLA GNOCCA E LA SDOGANIZZAZIONE DEL MACHISMO….LA SOTTOCULTURA CHE SI FA ISTITUZIONE, IL MANIFESTO IDEOLOGICO DI UN CENTRODESTRA CARICATURA DI DRIVE IN
Non è una battuta, nè un lapsus infelice, nè una voce dal sen fuggita.
Il lancio di Forza Gnocca è perfettamente in linea con la regressione identitaria di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati, che nell’ultimo anno hanno rispolverato il peggio della loro storia, spesso in versione caricaturale, pur di tenersi gli ultras di un elettorato che sta voltandogli le spalle.
La Lega è tornata ad affidarsi all’ossessione xenofoba e secessionista, arrivando al punto con Borghezio di “contestualizzare” la strage di Oslo e rilanciando alla grande la secessione del Nord.
La ex-An mima i riti del vecchio Msi, organizza seminari a Salò e spinge persino uno come Gasparri — che di fascismo non si è mai interessato — a esibirsi nei luoghi della Rsi, evocandone il fascino proibito.
Ma se gli alleati nel loro album di famiglia hanno pagine controverse di storia o vecchie intuizioni politico-filosofiche, se da una parte c’è la Rsi e dall’altra c’è Miglio, la cultura berlusconiana cos’ha?
Ha la “gnocca”, appunto. Cioè il modello Drive In.
Carmen Russo, Tinì Cansino e le ragazze Fast Food che decoravano il cast tutto maschile Greggio-D’Angelo-Faletti.
Quelle scollature mai viste in tv e quella ostentata disponibilità di sè.
Lo “sdoganamento” del secolare machismo italiano dopo le frustrazioni degli anni ’70 e le mortificazioni imposte dalla cultura cattolica.
La “gnocca” non è solo un’ossessione per Berlusconi, è il manifesto ideologico che lo ha fatto ricco e il simbolo anche semantico dell’Italia che vuole rappresentare.
Addio liberali, professionisti evoluti, addio ricette per la piccola impresa e “popolo delle partite Iva”, addio giovani e casalinghe: l’ultimo blocco sociale rimasto disponibile per il Cav è il pubblico dei cinepanettoni, gli acquirenti di calendari porno, gli italiani che lo invidiano per le notti di Arcore e sarebbero pronti a rivotarlo in nome di sentimenti che la politica “normale” reprime o ammorbidisce, a cominciare dalla considerazione delle donne come pezzi di carne da padroneggiare e scambiarsi, “gnocche” appunto.
Non è sbagliato. Quegli italiani sono molti.
E il giustificazionismo che tutti i soggetti pubblici riservano da anni alle espressioni maschiliste del Cavaliere e dei suoi alleati (penso al “fatti scopare” leghista a una deputata Pd) li ha resi più sicuri di sè e più orgogliosi della loro sottocultura, finalmente istituzionalizzata.
Tanto è vero che il ministro Frattini, commentando la sortita del Cavaliere, si è lamentato del fatto che è “difficile spiegare all’estero”: da noi, in Italia, le spiegazioni non sono nemmeno dovute, Forza Gnocca è normale.
Così normale che per ventiquattr’ore a nessuno del Pdl è venuto in mente di correggere o limare. Solo ieri, dopo un piccato commento dell’Avvenire e (forse) qualche segnalazione di disagio dalle ambasciate, sono arrivate le smentite a pioggia dei deputati presenti allo show: non lo ha mai detto, la battuta l’ha fatta un altro, Berlusconi lo ha pure rimproverato, bla bla bla bla.
La regressione identitaria significa anche questo.
Mentre l’Occidente festeggia il Nobel per la Pace attribuito a tre donne coraggiose, noi siamo qui a dividerci su un tema — il rispetto anche verbale per le donne — che in tutta Europa si risolve all’asilo, con mezz’ora di castigo a chi dice parolacce.
È uno spread di valori civili che dovrebbe preoccuparci quanto quello dei tassi di interesse, forse anche di più.
Flavia Perina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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