SILVIO, IL RE DEGLI ACCATTONI: “DEPUTATI ACCORRETE, NEL GOVERNO CI SONO POSTI PER TUTTI”
L’APPELLO DEL PREMIER PER “ACQUISIRE” QUALCHE ALTRO DEPUTATO CHE LO AIUTI A TENERE IN PIEDI IL GOVERNO E A SCONGIURARGLI I PROCESSI… A DISPOSIZIONE UNA DECINA DI POSTI TRA MINISTRI E SOTTOSEGRETARI OLTRE A NOMINE DI PESO IN VARI ENTI
Ormai questo sarà ricordato come il governo dell’accattonaggio molesto: non passa giorno che, invece che dedicarsi ai problemi reali degli italiani, il premier sia tutto preso da campagne acquisti di deputati per assicurarsi l’impunità dai processi.
La maggioranza di tre deputati è troppo esigua per dormire sonni tranquilli, nonostante il gran dispendio di mezzi ed energie messo un campo.
E dato che non lo considera nessuno degli altri partiti di centrodestra, dopo tutto il fango che ha gettato adosso a Fini e Casini, cosa c’è di meglio che dare la caccia ai singoli deputati e farsene pure un vanto?
E allora ecco il “bus degli accattoni” girare per Montecitorio: “Deputati accorrete, nel governo ci sono poltrone pe tutti, scendete e informatevi sulle ultime ricche proposte”
A divenire ministri in effetti non si guadagna solo in status, in un gran ruolo alle cerimonie pubbliche, in un posto in evidenza nel Cerimoniale di Stato, in macchine con autista e valletti in livrea che ti aprono la porta dell’ufficio, in volo di Stato a ogni esigenza, in gente che si scappella al passaggio, in convocazioni a Palazzo Chigi per partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri.
Ma anche un piccolo gruzzolo aggiuntivo ad ogni fine mese (si legge sul sito della Funzione pubblica: a un ministro viene attribuita una retribuzione mensile lorda pari a € 3.746,98 per 13 mensilità ; percepisce, inoltre sempre un’indennità parlamentare a carico del Parlamento di € 11.703,64 lorde per 12 mensilità ).
E poi vuoi mettere il potere…
La Costituzione cita per diciassette volte la parola «ministri», questo solo per dire quanto conti entrare nell’Esecutivo nell’elaborazione della politica nazionale.
Articolo 92: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri».
Il Parlamento ti può abbattere con una mozione di sfiducia individuale, ma perfino a quel punto è questione di coscienza.
E soltanto per i ministri c’è addirittura un tribunale speciale in ogni distretto di corte d’appello, detto appunto Tribunale dei ministri, composto da tre magistrati sorteggiati.
«Noi abbiamo diversi posti liberi nel governo, perchè sono usciti quelli che si sono uniti a Fini e quindi possiamo rafforzare la squadra in vista del lavoro che abbiamo di fronte», dice ancora il Cavaliere.
E in effetti di posti del genere ce ne sono vacanti tanti.
Un paio gli incarichi più prestigiosi: ci sono da riassegnare le poltrone che furono di Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie, e di Aldo Brancher, addetto all’Attuazione del Federalismo.
Saranno pure ministeri senza portafoglio, ma intanto la carica c’è.
E poi ci sono le poltrone libere anche di alcuni viceministri, un gradino appena più leggeri nel ruolo: i posti che furono di Adolfo Urso, al ministero dello Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero; di Paolo Romani, Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni; di Giuseppe Vegas, Economia e Finanze.
Infine, non disprezzabili, ci sono in palio almeno cinque poltrone da sottosegretario: quelle che furono di Nicola Cosentino (Economia), Roberto Menia (Ambiente), Antonio Buonfiglio (Agricoltura), Giuseppe Maria Reina (Infrastrutture) e Guido Bertolaso (presidenza del Consiglio, addetto alla Protezione civile).
Per questi ultimi si coniò il termine di «sottogoverno».
In effetti il peso di un sottosegretario non è pari a quello di un ministro.
Lo si capisce già dalle dotazioni: meno persone nello staff, nessun addetto stampa, ufficio importante ma meno prestigioso, e retribuzione mensile lorda pari ad € 3.112,95 per 13 mensilità .
Naturalmente da aggiungere all’indennità parlamentare di cui sopra.
Ma attenzione, i posti di governo a cui Berlusconi accenna non portano solo dentro l’Esecutivo.
Nomine di peso sono in vista e anch’esse concorrono alla politica nazionale. Come altro definire infatti i posti in scadenza del consiglio di amministrazione di Eni, Enel, Poste e Terna (la società che controlla la rete elettrica)?
Poltrone da stipendi importanti, nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro, oltre a un ruolo immenso nella definizione di politiche industriali, definizione di budget, assunzioni di personale
Fatevi avanti accattoni, “ultimi capi disponibili, prima dei saldi”.
Parola del vostro sovrano.
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