SINDROME G: LA PAURA DEL CAVALIERE DI ARRIVARE TERZO
TOTI VEDE IL PERICOLO GRILLO: “URLATORI SENZA PROGRAMMI, VOGLIONO SOLO DISTRUGGERE”
Per Giovanni Toti esiste una ”sindrome G”. G come Grillo.
Il consigliere politico di Berlusconi spiega che questa sindrome mette in pericolo la democrazia italiana. «E’ chiaro che il sistema politico non può funzionare se il 50% degli italiani nei sondaggi dichiara che non andrà a votare e un altro 25% si recherà alle urne per votare il Movimento 5 Stelle.
Con Grillo – dice Toti – siamo passati dalla conventio ad excludendum dal potere che una volta riguardava i comuni italiani alla conventio ad (auto)excludendum di un movimento che si rifiuta in ogni modo di partecipare alla soluzione dei problemi. Ha mandato in Parlamento e si prepara a mandare a Strasburgo degli urlatori senza programmi, che vogliano solo distruggere».
Ecco perchè a “Mattina Cinque” Berlusconi ha attaccato soprattutto Grillo paragonandolo a Hitler.
«Gli italiani – ha avvertito l’ex premier – devono imparare ad avere paura di lui. Organizza la sua setta come faceva Robespierre. Grillo mi ricorda Lenin. Grillo è il prototipo di questi signori, Hitler compreso».
Il leader di Forza Italia ha nel mirino tanti nemici e avversari. La Germania e la Merkel, certamente, perchè la politica contro l’austerità e l’euro è un terreno elettorale fertile in Italia.
E’ utile alla rimonta anche qualche buffetto a Renzi «simpatico tassatore», ma che in fondo potrebbe stare anche in Forza Italia.
Altrettanto utili lo sono gli attacchi al capo dello Stato, che non gli ha concesso la grazia e avrebbe manovrato con Fini e altri per disarcionarlo da Palazzo Chigi nel 2011: pure questo, a giudizio di Berlusconi, farebbe presa sull’elettorato di centrodestra in fuga.
Ma la vera bestia nera è Grillo, il terzo incomodo, il comico diventato politico con molti pensieri e tante parole che hanno caratterizzato l’era berlusconiana e che ora riempiono le piazze e le urne di 5 Stelle.
Forza Italia è in affanno di consensi su questo lato e rischia di rimanere indietro, terzo tra i partiti italiani cannibalizzato da Beppe che fa opposizione dura e senza compromessi.
E ciò mentre Berlusconi deve rincorrere Renzi sulle riforme costituzionali, ammettere che il giovane premier gli ricorda se stesso quando era pieno di energia e prometteva la rivoluzione liberale (mai realizzata).
Alla fine Silvio si tiene per mano con Matteo e Beppe li infilza, dice che l’uno ha bisogno dell’altro per sopravvivere.
Lasciandosi le mani libere da ogni responsabilità politica.
La “Sindrome G”, appunto: quel terzo di elettori che votano per Grillo-Hitler-Lenin-Robespierre,e che considera le manovre politiche «giochi sporchi». Forse più che la “Sindrome G” si dovrebbe parlare di “Sindrome del terzo”, come la chiama il politologo Alessandro Campi: il terrore dell’ex Cavaliere rampante di finire in coda ai consensi, terzo sotto il 20%.
Sarebbe la sua fine politica.
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