SLOT: POCHI, MALEDETTI E SUBITO
SCANDALO SLOT MACHINES: CON LA MULTA DA 2,5 MILIARDI, LE CONCESSIONARIE FINO AL 2017 NON INCASSERANNO NULLA
Chi interverrà questa volta per salvare le dieci sorelle delle slot machine dai giudici cattivi? Certo, la condanna di ieri non è la batosta da 98 miliardi di euro sollecitata dalla procura della Corte dei conti, quella cifra monstre pari a tre finanziarie che avrebbe rappresentato la più grande sanzione mai inflitta in Italia.
Però le società concessionarie si leccano le ferite, colpite da una sentenza che speravano di aver neutralizzato con mille manovre preventive, e fanno già i conti.
La maxi-multa manda in fumo tutto quello che hanno incassato dagli apparecchi in questi primi otto anni di attività .
Visto che la febbre da slot è in crescita esponenziale, soprattutto dopo il via libera all’invasione dei mini-casinò di quartiere, il calcolo può esser preso per un altro verso: quella cifra corrisponde agli incassi previsti per i prossimi cinque anni.
Conclusione: se la multa sarà confermata, fino al 2017 le dieci società faranno mulinare miliardi solo per pagare.
Per scampare a quest’eventualità le condannate di oggi hanno messo in campo ogni genere di arma.
Dagli stuoli di avvocati di grido alla pressione delle lobby alle “amicizie” politiche, spesso bipartisan, come ha illustrato la lunga inchiesta giornalistica condotta dal Secolo XIX sin dal giugno 2007.
Nel frattempo le figurine sui rulli hanno continuato a vorticare, le gettoniere a sputare milioni di monete, i proventi delle macchinette (oggi pudicamente non più chiamate videopoker) a tenere in piedi il bilancio dello Stato.
Un super business osservato con sufficienza da chi teneva il timone dell’economia (l’ex ministro Tremonti ne ha sempre parlato con distacco e sufficienza) come qualcosa che non gli appartenesse.
Nel frattempo la gestione del grande affare è proseguita, un po’ gestita dagli uomini di An, sconfinando in territori oscuri, come la vicenda di Atlantis, saldatasi poi con altri scandali che hanno caratterizzato la vita politica italiana degli ultimi anni veleggiando sui mari delle Antille olandesi.
Pubbliche concessioni rilasciate a società con la sede nei paradisi fiscali e dietro alle quali si nascondevano personaggi oscuri e chiacchierati.
Però gli affari sono affari.
Proviamo a fare i conti: nel corso dell’anno passato una rete ormai arrivata alla cifra di 360 mila slot e più di 39 mila Videolotteries (gli apparecchi di nuova generazione che prometto vincite che possono arrivare anche a 500 mila euro) incassi per circa 45 miliardi.
È la fetta più grossa degli ottanta complessivi dell’intero mondo dei giochi.
Le entrate erariali, garantite da un’imposta chiamata Preu, si attestano a quattro miliardi. Anche per lo Stato, insomma, è un affarone.
Mettere alle corde un meccanismo così oliato potrebbe non convenire.
Arriveranno mai questi 2 miliardi e mezzo, pochi, maledetti e subito?
Se si pensa allo stato della giustizia italiana, sul subito chiunque dubiterebbe.
Sul pochi e maledetti, la battaglia è ancora aperta.
Pensare che qualcuno non voglia tentare, ancora una volta, un colpo di spugna, è solo un’illusione.
Marco Menduni
(da “Il Secolo XIX”)
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