SOLDI AL CLAN BELFORTE PER OTTENERE VOTI NEL CASERTANO: 19 ARRESTI
TRA GLI INDAGATI POLITICI LOCALI DEL CENTRODESTRA… 7.000 EURO PER 100 VOTI
Il clan Belforte ha condizionato il voto per il consiglio regionale del 31 maggio 2015.
E’ lo scenario in cui si muove un’indagine coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha portato i carabinieri della compagnia di Caserta a notificare 19 misure cautelari a indagati, tra cui politici locali, che devono rispondere a vario titolo di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal utilizzo del metodo mafioso. Indagata anche la compagna di Carmine Antropoli, l’ex sindaco di Capua e primario del Cardarelli arrestato ieri dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Anziani accompagnati fin dentro al seggio elettorale per votare i candidati imposti dal clan camorristico, voti comprati dai candidati a peso d’oro – 70 euro a preferenza – nomi sulla scheda corretti quasi nella cabina, minacce e intimidazioni persino al presidente del seggio.
Tra i 19 indagati, alcuni candidati alle Regionali del 2015 nel partito “Nuovo Centrodestra – Campania Libera” Pasquale Corvino, noto imprenditore titolare di laboratori di analisi e ex presidente della Casertana Calcio nonchè fratello dell’attuale assessore comunale di Caserta Elisabetta Corvino (tra le più votate alle scorse comunali, ndr), e Pasquale Carbone; entrambi, risultati non eletti, sono finiti agli arresti domiciliari per il reato di voto di scambio politico-mafioso.
Se nella vicina città di Maddaloni, dove la Dda ha fatto arrestare poche settimane fa alcune persone indagando anche il sindaco in relazione alle elezioni comunali del 2018, i voti venivano comprati dagli esponenti del clan per pochi euro, dai 10 ai 30, a Caserta invece, durante le Regionali del 2015, l’acquisto illecito di pacchetti di voti avveniva in grande stile. Il candidato Carbone, hanno accertato gli inquirenti, ha versato ad Antonio Merola (finito in carcere), esponente del clan Belforte di Marcianise, 7000 euro per 100 voti, ottenendo alla fine solo 87 voti; Carbone, dopo le elezioni, ha pure chiesto a Merola la restituzione di parte dei soldi versati.
Dal canto suo il candidato Corvino avrebbe promesso ad Agostino Capone e Vincenzo Rea, altri due esponenti del clan oggi finiti in cella, la somma di 3000 euro ciascuno oltre a buoni spesa e carburante.
Figura anche la compagna del primario dell’ospedale Cardarelli ed ex sindaco di Capua (Caserta) Carmine Antropoli – arrestato ieri dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa – tra le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio, anche politico-mafioso, nel Casertano per le regionali del 2015 in Campania della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Si tratta di Lucrezia Cicia, di Forza Italia, a cui viene contestato il voto di scambio. Insieme a lei è indagato anche un altro politico di Forza Italia, Domenico Ventriglia. Pasquale Corvino e Pasquale Carbone, entrambi tra le persone arrestate oggi, in passato hanno ricoperto, rispettivamente, le cariche di ex vicesindaco a Caserta ed ex sindaco a San Marcellino (Caserta)
Due le direttrici di intervento dei fratelli boss Giovanni e Agostino Capone nella tornata elettorale.
Da una parte hanno imposto ai candidati di servirsi per il servizio di affissione di manifesti elettorali a Caserta di una società intestata alla moglie di Agostino, Maria Grazia Semonella, la Clean service; dall’altro hanno procurato voti a candidati che in cambio erano disposti a versare denaro al clan, buoni pasto e buoni carburante. Solo il business dei manifesti ha fruttato 17000 euro, versati in parte nelle casse della cosca per mantenere le famiglie degli affiliati detenuti. Giovanni Capone, all’epoca detenuto, ha utilizzato ‘pizzini’ per dare disposizioni al fratello Agostino perchè si occupasse dell’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta”.
Dalle intercettazioni realizzate dai carabinieri di Caserta, guidati dal maggiore Andrea Cinus – che oggi, coordinati dalla Dda di Napoli (sostituto procuratore Luigi Landolfi e procuratore aggiunto Luigi Frunzio) hanno arrestato 19 persone nell’ambito di un’indagine su voto di scambio politico-mafioso per le regionali del 2015 in Campania – è emersa tutta la forza intimidatrice del clan.
“Se non escono i voti devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto” dice Agostino Capone, fratello del boss Giovanni Capone, ad un elettore costretto a votare Corvino. E ancora: “li vado a prendere, li porto a votare fino a dentro. Con il telefono in mano faccio la foto, devo vedere suo telefono se no non hanno niente”, dice Capone riferendosi agli elettori cui erano stati promessi dei regali in cambio del voto a Corvino.
Sempre Capone racconta alla moglie di aver minacciato anche il presidente di un seggio dove aveva accompagnato un anziano a votare Corvino, quasi fin dentro la cabina. “Non mi ha detto proprio niente perchè io lo stavo menando là dentro”.
(da agenzie)
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