SONO 30-40 I CINQUESTELLE IN PARTENZA, PER I TALEBANI “SE NE VANNO PER I SOLDI”
IN SETTIMANA LA PATACCA DEL RESTITUTION DAY, MA E’ COME ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO: I GRILLINI INCASSANO 11.200 EURO AL MESE CONTRO I 13.700 DEGLI ALTRI…. CECCONI: “C’E’ CHI HA PRESO IL MUTUO, CHI HA CONTRATTO DEBITI”… I VERTICI SPULCERANNO I CONTI IN DETTAGLIO DEI PRESUNTI DISSIDENTI, IN MODO DA AVERE UNA SCUSA PER ATTACCARLI
Sarà una selezione naturale. Perchè la prova dei soldi è come la prova del fuoco, o quella dei chiodi, la prova di sopravvivenza.
Superata quella si può dire che il più è fatto. Ma è necessario superarla.
Sarà in questa settimana, tatticamente dopo il ballottaggio finale in Sicilia, ultime urne aperte di un ciclo iniziato a ottobre scorso (in Sicilia, appunto) e che ha cambiato quasi tutto. O forse nulla.
E saranno dolori.
«Le previsioni dicono che ne perderemo una ventina, tra Camera e Senato» ammette Andrea Cecconi, deputato Cinque stelle di Pesaro, consapevole e critico quanto serve ma fedelissimo ai principi.
Soprattutto uno di quelli per cui in politica ci sono avversari ma mai nemici.
Un esodo «fisiologico» aggiunge, «previsto e già messo nel conto».
E provocato dai motivi più banali, e umani.
«Alcuni di noi hanno già agganciato le indennità all’accensione e al pagamento del mutuo, altri hanno fatto debiti durante la campagna elettorale e devono rientrare, altri ancora hanno un sogno, legittimo, nel cassetto e non vogliono perdere questa occasione per provarci».
Snocciola nomi di colleghi che per rispetto della privacy è giusto non riportare: c’è chi ha finalmente ristrutturato casa e si è indebitato fino al collo; chi ha speso «fino a ventimila euro in campagna elettorale e deve ancora saldare il debito», chi sogna di «lanciare una fattoria modello con produzione a km zero», chi sognava di comprarsi casa per sposarsi «e finalmente lo può fare».
Tutto legittimo, appunto. Ma fuori dai patti.
«Li capisco, anche – aggiunge Cecconi – ma noi sulla restituzione dei soldi ci abbiamo fatto la campagna elettorale e non possiamo transigere».
Chi non rispetta i patti è fuori. O esce da solo. O sarà espulso.
Finora si sono dimessi in tre (Furnari e Labriola dalla Camera, De Pin al Senato) e ne sono stati espulsi due, i senatori Mastrangeli e Gambaro.
I team comunicazione l’hanno ribattezzato «Restitution day», il giorno della restituzione.
«Ci è stato dato un Iban della banca d’Italia aggiunge Cecconi dove dovremo versare i danari in più, sia dell’indennità che della diaria. Il giorno indicato entro cui fare il bonifico è il 25, ma sarà dato tempo fino alla fine della settimana, per l’accredito de gli stipendi di giugno».
Poi nulla sarà più come prima.
Altri conteggi, più pessimisti, dicono che se ne andranno fino a 40-50 parlamentari tra Camera e Senato. Magari non tutti insieme. Sarà questione di settimane.
Perchè l’altra prova del fuoco saranno i resoconti di spese della diaria.
Pare che il capogruppo alla Camera Francesco Nuti, che ha l’incarico della verifica, ne abbia trovati di «parecchio fantasiosi», con voci «non previste».
O altre troppo «generaliste». I diretti interessati saranno chiamati uno ad uno a spiegare e giustificare.
Un altro momento della verità . Al cospetto, tra l’altro, di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che dovrebbero incontrare i parlamentari questa settimana o la prossima.
Anche i cittadini eletti avranno qualche domanda da fare al guru mediatico e al megafono.
Rassicurazioni, ad esempio, sul destino dei milioni destinati al gruppo Camera e Senato.
Si tratta di 7-8 milioni di euro hanno fatto i conti i parlamentari Al netto del pagamento degli assistenti parlamentari, legislativo e segreterie, in tutto 70-80 stipendi, dove vanno gli altri soldi?
«Cioè si chiedono se io devo fermarmi a 2.500 euro, tutti quei soldi a chi vanno?».
Ridurre la diaspora grillina ai quattrini è però riduttivo ( non a caso è quello che vogliono i duri e puri) e offensivo verso chi e sono parecchi è rimasto invece deluso dalla linea politica del gruppo.
Dalle gogne mediatiche, dall’assenza di trasparenza e democrazia, dall’impossibilità di avere opinioni diverse, dai toni ultimativi e violenti.
Dal non essere riusciti ancora a fare nulla. A non lasciare il segno.
Grillo e molti altri più realisti del re continuano a dare la colpa a giornali e tv di cui si augura la chiusura. E che continua ad insultare. «Pentitevi e vi daremo una nuova identità » è stato il ritornello di ieri diretti ai giornalisti.
Non gli sfiora mai il cervello che qualcuno, non pochi, possano non condividere il suo messaggio e il suo stile.
Che è con me o contro di me.
Ma non è democrazia.
E neppure «uno vale uno»
Claudia Fusani
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