SOVRANISTI CECATI: VOGLIONO CHE SI CHIUDE IL CENTRO DI ACCOGLIENZA AL GRIDO DI “PRIMA GLI ITALIANI”, MA NON SANNO CHE MOLTI OSPITI SONO ITALIANI
I RESIDENTI DEL TIBURTINO III E CASAPOUND CONTRO UN PRESIDIO UMANITARIO DELLA CROCE ROSSA DOVE CI SONO “BEN 85 OSPITI”, MA OLTRE AGLI ERITREI CI SONO ANCHE FAMIGLIE ITALIANE CON BIMBI PICCOLI…. IN DUE ANNI SOLO UN EPISODIO DI AGGRESSIONE ZONA, VITTIMA UN PROFUGO
“Siamo preoccupati, se io fossi donna, di sera, non camminerei da solo qui intorno. Questi profughi sono gestiti male, le nostre donne, i bambini, noi non siamo tutelati per niente”. È uno dei abitanti del Tiburtino III che ha partecipato al presidio di CasaPound.
Per tutto il pomeriggio il quartiere, uno dei più popolari di Roma, palazzoni di edilizia popolare rinchiusi tra quattro strade, è stato presidiato dalle forze dell’ordine per la solita sceneggiata xenofoba, orchestrata da chi ha interess politico a soffiare sul fuoco.
La struttura, da quasi due anni punto fermo nel travagliato panorama dell’accoglienza in città , doveva chiudere i battenti, ma poi la convenzione tra Comune e la Croce Rossa di Roma che la gestisce è stata prorogata di altri sei mesi, fino al 31 dicembre prossimo.
Il Tiburtino III per poche ore è diventato un un quartiere militarizzato, con due manifestazioni contrapposte. Il presidio di CasaPound è rimasto fermo nel piazzale della stazione metro di Santa Maria del Soccorso, i rappresentanti del Nodo territoriale Tiburtina e i tanti che hanno partecipato all’iniziativa pensata “prima di tutto contro l’odio e il razzismo” dall’altro lato.
“La nostra ambizione è diventare parte del territorio – dice Giorgio de Acutis, responsabile del centro di via del Frantoio – Che poi ci siano conflitti, è nell’ordine delle cose. Ma se si è parte del territorio e i conflitti si instaurano tra persone che si riconoscono, diventano più gestibili”.
Il presidio ospita 85 persone, molti eritrei “ma anche italiani, uomini e donne, con figli anche piccoli, dal momento che questo è un presidio umanitario e la nostra è un’accoglienza sperimentale”.
Una rete, uno steccato separa il centro gestito dalla Croce Rossa dalla scuola materna ed elementare del quartiere: tra quanti vogliono la chiusura della struttura di via del Frantoio non manca chi ha indicato in questa circostanza un rischio per i bambini che frequentano l’istituto, nel quale si registra un calo di iscrizioni. “Quando la scuola ha organizzato delle festicciole i nostri bimbi sono stati invitati. La preside nei vari incontri cui abbiamo partecipato ha detto più volte che le iscrizioni sono in calo da cinque anni – aggiunge de Acutis – i nostri ospiti non hanno mai creato problemi al quartiere, non abbiamo mai avuto segnalazioni di risse, aggressioni o episodi simili. Al contrario, tempo fa, esattamente come avviene agli italiani, uno dei nostri ragazzi fu malmenato a Ponte Mammolo”.
Diventare parte integrante del quartiere. Per raggiungere ci sono altri sei mesi. L’impressione è che non bastino. Forse si spera in un’ulteriore proroga? De Acutis sorride: “Certo l’obiettivo è ambizioso. Noi siamo qua, continuiamo a lavorare. Per il futuro vedremo”.
(da “NextQuotidiano”)
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