SPACCATURA AL CONGRESSO DELLA AFD IN GERMANIA
MODERATI E NEONAZISTI ALLA RESA DEI CONTI
“Portiamo le mascherine solo perchè dobbiamo”. È questa frase lapidaria a segnare la prima parte del Congresso dell’estrema destra tedesca. Un Congresso svolto nonostante la pandemia. Seicento delegati più un centinaio di altre persone si sono ritrovate nella città di Kalkar, piccolo centro al confine con l’Olanda, in un impianto di energia nucleare realizzato nel 1985 ma mai entrato in funzione ed oggi riconvertito in un parco con annesso un centro fieristico.
La scelta di svolgere il Congresso in presenza, diversamente da quanto fatto dai Verdi che l’hanno tenuto online o dalla Cdu che l’ha rimandato al 2021, ha dominato il dibattito mediatico tedesco. Eppure la decisione non avrebbe dovuto sorprendere considerato che AfD ritiene che le misure di contrasto alla pandemia siano eccessive, inutili e inaccettabili.
All’ordine del giorno del partito c’erano due questioni. La prima era l’elezione di due membri del consiglio di presidenza dopo le dimissioni del tesoriere (Klaus Fohrmann) e l’espulsione del neonazista Andreas Kalbitz. I nuovi membri (il tesoriere Carsten Hà¼ttere e Jaona Cotar), entrambi esponenti della corrente moderata, sono stati eletti con una maggioranza risicatissima. La seconda questione all’ordine del giorno era la votazione di una proposta in ambito sociale con una proposta di riforma del sistema pensionistico. Un argomento già concordato nel partito nei primi mesi di quest’anno e puntualmente votato.
La sfida del presidente
Come spesso accade nei veri Congressi di partito, non sono mancate le sorprese. Il presidente del partito, Jà¶rg Meuthen, ha sorpreso tutti con un discorso durissimo. Si è trattato di una chiamata all’ordine e alla disciplina di partito che è sfociata in un regolamento di conti interno.
“Non otterremo più successo diventando più aggressivi, più grossolani, più disinibiti. Non si può andare avanti”. Parole rivolte alle frange più estreme del partito che manifestano con movimenti antidemocratici, negazionisti e cospirazionisti. Meuthen ha ridicolizzato i compagni di partito che sostengono vi sia una dittatura del Covid-19 (“Se ci fosse veramente una dittatura non saremmo qui a svolgere il nostro Congresso”) e attaccato chi ha paragonato la recente legge sulle infezioni votata dal Parlamento con la legge dei pieni poteri con cui Adolf Hitler instaurò la dittatura (“una banalizzazione implicita della barbarie nazista”).
Con il suo discorso il presidente di AfD ha lanciato la sua sfida per l’immediato futuro: fare di AfD un partito conservatore nazionale, borghese, antieuropeista ma democratico e rispettoso delle regole istituzionali. Ha posto una questione esistenziale: “Cosa vogliamo essere?” A meno di un anno dalle elezioni, secondo Meuthen, se AfD non si dà un profilo credibile verrà spazzata via e il consenso diminuirà drasticamente. Le elezioni saranno tra meno di un anno, il 26 settembre 2021.
Le parole di Meuthen, che hanno suscitato pochi applausi e qualche piccola protesta, erano rivolte anche ad Alexander Gauland e ad Alice Weidel, due pezzi da novanta che con il loro linguaggio radicale e violento strizzano l’occhio ai movimenti di protesta. Entrambi non l’hanno preso bene: il primo lo ha considerato un discorso divisivo e fuori luogo e la seconda una diffamazione dei movimenti di protesta con cui AfD manifesta contro le misure di contenimento alla pandemia.
Meuthen non è il primo a cercare di trasformare AfD da partito di protesta che cavalca il malcontento sociale e politico in un partito conservatore moderno. Prima di lui ci aveva provato Bern Lucke che dovette uscire dal partito e successivamente Frauke Petri che dovette subire un umiliante Congresso in cui venne duramente criticata. Dopo le elezioni del 2017 ha abbandonato il partito.
Durante il Congresso si è aperta la questione della leadership che, tuttavia, dopo un lungo dibattito e qualche tensione si è deciso di posticipare senza che ci fosse una votazione su Meuthen.
Il tentativo del presidente è significativo perchè mostra che AfD ha effettivamente intrapreso una deriva estremista preoccupante tanto che sezioni regionali del partito sono già sotto osservazione da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Verfassungsschutz) e presto potrebbe esserlo tutto il partito. In questo senso il presidente onorario Gauland, prima di lasciare il Congresso in ambulanza per un malore improvviso, ha addirittura affermato che AfD deve lottare contro l’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione perchè c’è troppa sottomissione nei confronti del suo ruolo.
Un lezione per l’Italia
Il Congresso di AfD è anche un avviso e un monito alla destra italiana che sin dall’inizio ha dialogato con l’estrema destra tedesca ed è a sua volta lacerata dalla competizione tra Meloni, Salvini e Berlusconi, che ormai incarnano tre destre diverse e che oscillano tra naturale inclinazione alla polarizzazione e alla violenza verbale e un oramai lontano senso di responsabilità istituzionale. È certamente troppo presto per dire che il sovranismo populista degli ultimi anni si stia scontrando con i propri stessi limiti, ma il Congresso di AfD e la frattura interna mostrano che si è aperto un fronte di conflitto interno.
(da “Huffingtonpost”)
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