SPESE PAZZE, PRIME CONDANNE PESANTI: ORA TREMANO I CANDIDATI ALLE REGIONALI IN LIGURIA
DUE ANNI E OTTO MESI ALLA PIREDDA, DUE ANNI E QUATTRO MESI A QUAINI… E SIAMO SOLO ALL’INIZIO
Mano pesante del Tribunale di Genova nei primi due processi per le “spese pazze” dei gruppi consiliari nella Regione Liguria.
Subito dopo le condanne nei confronti di Maruska Piredda e Stefano Quaini ci si è chiesto quanto e come la sentenza potrà incidere sulle sorti degli altri consiglieri ed ex consiglieri indagati e soprattutto sulle elezioni del prossimo maggio, nelle quali saranno candidati sicuramente alcuni consiglieri uscenti sotto inchiesta.
Già da adesso si può tentare qualche risposta a queste domande, con la premessa – d’obbligo – che stiamo parlando di una sentenza ancora non definitiva in quanto appellabile e che la responsabilità penale è individuale, vale a dire che ciascuno degli imputati ha una storia processuale, magari simile, ma non coincidente con le altre.
Che cosa fa tremare gli altri indagati?
La severità dei giudici
La condanna a carico di Piredda e Quaini è stata superiore alle richieste del pm. Escluse la truffa e il falso, è stato invece riconosciuto – e pesantemente – il peculato; vale a dire: quei soldi erano di tutti e dovevano essere spesi unicamente per fini connessi con l’attività dei gruppi consiliari della Regione, mentre gli imputati li hanno utilizzati per acquisti del tutto personali.
In questo senso gli scontrini con mutande e giocattoli non sono stati ritenuti frutto del caso, di distrazione, o (sono giustificazioni ascoltate nel corso dell’inchiesta) “perchè il capogruppo (o il tesoriere) mi diceva di portare scontrini” o ancora “così mi aveva detto di fare il capogruppo precedente”.
Il giudizio abbreviato
Piredda e Quaini hanno ottenuto uno sconto di pena del 30 per cento, previsto dai processi con rito abbreviato.
A questo punto più di loro rischiano gli altri imputati rinviati a giudizio nello stesso ramo dell’inchiesta di quello che era l’Idv: Nicolò Scialfa, ex vicepresidente del consiglio regionale ligure, Marylin Fusco, ex consigliere regionale, l’ex deputato Giovanni Paladini e l’ex tesoriere del gruppo Giorgio De Lucchi. Nel processo ordinario rischiano condanne anche superiori.
Il ruolo dei capigruppo
Maruska Piredda ha subito una condanna più pesante di qualche mese rispetto a quella di Quaini. Una delle ipotesi, in attesa del motivazioni della sentenza, è che la maggiore severità sia dovuta al suo ruolo di capogruppo dell’Idv, sia pure per pochi mesi.
Di conseguenza, se torniamo al discorso di “chi trema adesso”, la posizione dei capigruppo indagati potrebbe essere più scomoda rispetto a quella di altri colleghi.
La “qualità ” e la “quantità ” delle spese pazze.
Stabilito anche in base alla sentenza di oggi che le spese non istituzionali sono peculato, va detto che la posizione complessiva dell’Idv era sembrata dall’inizio la più scomoda tra quelle di tutti i gruppi consiliari, sia per la quantità sia per la qualità delle spese.
Gli altri gruppi hanno in prevalenza ricevute di ristoranti e alberghi o scontrini di prodotti che sembrerebbero più facili da ricondurre tra le spese istituzionali.
Molto importante sarà capire come i giudici considerano i regali per festività o ricorrenze: sono spese istituzionali o peculato?
L’anomalia Pd.
Il Pd, come gruppo di maggioranza, è quello che ha in valori assoluti (ma non relativi) la quota più alta di scontrini sotto inchiesta. Scontrini, tuttavia, finiti spesso in un calderone all’interno del quale riesce difficile accertare le singole responsabilità .
I candidati alle regionali.
Come si può vedere dalla lista degli indagati, una buona parte dovrebbe essere candidata alle prossime regionali.
E’ il caso, solo per citare due esempi, dei consiglieri uscenti Nino Miceli (Pd) ed Edoardo Rixi (Lega Nord) che dovrebbero avere un ruolo di primissimo piano qualora la coalizione di cui fanno parte risultasse vincente.
Gli esponenti del Pd sono Michele Boffa, Antonino Miceli, Renzo Guccinelli, Massimo Donzella (ex Udc), Mario Amelotti, tesoriere del gruppo.
Gli indagati tra Forza Italia sono Marco Melgrati, Marco Scajola, Luigi Morgillo (ora in Liguria Libera), Matteo Rosso (ha lasciato il partito per sostenere Edoardo Rixi, ex candidato alla presidenza della Regione per la Lega).
I rappresentanti di Ncd indagati sono: Gino Garibaldi, Franco Rocca, Alessio Saso. Per la Lega: Francesco Bruzzone, Edoardo Rixi, Maurizio Torterolo.
Gli esponenti dell’Udc indagati sono Rosario Monteleone e Marco Limoncini.
Poi ci sono i due consiglieri Ezio Chiesa e Armando Ezio Capurro, che sostenevano la lista del presidente Burlando, ora in Liguria Cambia.
Gli altri indagati sono Aldo Siri della Lista per Biasotti, gli ex Sel Matteo Rossi e Alessandro Benzi (quest’ultimo oggi nel Gruppo misto), l’ex Idv ed ex Sel, poi dimessosi, Stefano Quaini, le ex Forza Italia Raffaella Della Bianca (oggi Gruppo Misto) e Roberta Gasco, la ex Idv Marilyn Fusco, e Giacomo Conti della Federazione della sinistra.
Nicola Stella
(da “il Secolo XIX“)
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