SPIAGGE IL “TRUCCO” PATETICO DEL GOVERNO PER NON FARE GARE COME IMPONE LA UE E IL BUON SENSO
IL GOVERNO VUOLE CONSIDERARE TUTTO IL LITORALE (ANCHE QUELLO INACCESSIBILE) PER POTER SOSTENERE CHE SOLI IL 19% E’ ASSEGNATO AI BALNEARI… ALTRO SCONTRO CON L’UNIONE EUROPEA
Il governo Meloni è pronto a un nuovo scontro con l’Unione europea sulle concessioni balneari. Nonostante le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia dell’Unione europea impongano le gare per le spiagge italiane, l’esecutivo vuole aprire una trattativa con Bruxelles partendo da un assunto: solo il 19% delle coste italiane sarebbe attualmente occupato da concessioni balneari, di cui un terzo da nuove domande.
Quindi il bene spiagge non risulterebbe “scarso” e le gare si potrebbero fare senza problemi per il restante 81% del litorale.
È questo il risultato della mappatura svolta dai tecnici del ministero delle Infrastrutture a livello nazionale e analizzato nelle ultime riunioni del tavolo interministeriale istituito a Palazzo Chigi: il dato è contenuto in una tabella del documento finale che sarà approvato forse già nella prossima riunione prevista per il 25 settembre e che il Fatto ha letto in anteprima.
Una premessa. La cosiddetta “mappatura” delle spiagge è servita alla maggioranza di destra –da sempre molto sensibile alle richieste della lobby dei balneari – per rinviare le gare: quantificare lo spazio occupato e quello libero è stato un modo per prendere tempo di fronte alle sentenze della magistratura che imponevano la concorrenza.
Così il governo ha istituito un tavolo interministeriale a Palazzo Chigi composto dai “tecnici” dei ministeri interessati e affidato la mappatura alle Infrastrutture: un modo per stabilire se le spiagge italiane fossero un bene “scarso” o meno, il criterio per stabilire se applicare la direttiva europea Bolkestein.
Al termine del lavoro della task force, secondo i dati elaborati dal Sistema Informativo del Demanio marittimo del ministero delle Infrastrutture, degli 11.172 metri di costa su tutto il territorio nazionale, solo 2.143 sarebbero occupati tra concessioni e istanze: il 19% del totale. Di questi ultimi 1.613 metri riguardano concessioni attuali, 529 domande di concessione già calcolate. In metri quadrati, su 426.267 totali, l’occupazione è pari a 77.170: il 18%. Quindi 61.995 metri di concessioni e 15.174 di istanze.
Perché il dato risulta così basso rispetto alla percezione di un litorale quasi esclusivamente occupato dagli stabilimenti? Il motivo è presto detto: nella mappatura nazionale viene considerato tutto il litorale “a prescindere dalla sua morfologia”, si legge nel documento che il Fatto ha visionato.
Questo significa che vengono considerate anche aree non balneabili o, per fare un esempio, zone rocciose e montuose della costa dove non è possibile creare stabilimenti balneari. Un escamotage sottolineato nel testo: i dati “necessitano sicuramente di ulteriore approfondimento; in particolare appare necessaria la precisazione del concetto di ‘litorale fruibile’ e ‘litorale concedibile’”.
Nella prossima riunione del tavolo interministeriale di Palazzo Chigi però dovranno essere chiariti gli ultimi dubbi prima dell’approvazione finale della mappatura: considerare i dati a livello nazionale o regionale? Considerare anche i fiumi e i laghi aree concedibili o libere? La maggioranza vorrebbe puntare su criteri nazionali considerando tutta la costa. Una regola per confermare i dati e la tesi della “non scarsità del bene”.
Poi l’obiettivo del governo è aprire una trattativa con Bruxelles per chiedere di mettere a gara solo le aree libere (quindi salvando gli attuali concessionari) od ottenere criteri favorevoli per le attuali concessioni. Entro il 31 dicembre una soluzione andrà trovata: è il termine entro cui sono state prorogate le concessioni attuali. Ma in FdI c’è una divisione sullo scontro con l’Ue: Fitto, che ha già molti tavoli aperti con Bruxelles, non vuole aprire anche questo fronte, mentre il nocciolo duro del partito vuole evitare le gare alla vigilia delle Europee. I voti dei balneari pesano.
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply