SPIEGHIAMO A SALVINI E MELONI PERCHE’ NESSUNO STATO HA CHIESTO IL MES
UNA PRIMA SINTESI: PERCHE’ NESSUNO E’ NELLA MERDA COME NOI
“Se è così conveniente come ci racconta la sinistra perchè nessuno Stato se lo prende il Mes?”. La domanda retorica e capziosa la pone Giorgia Meloni intervistata da Libero, rilanciando così uno dei luoghi comuni più propinato a destra e a manca dal fronte sovranista, Salvini in primis.
Il sottotesto è abbastanza intuibile: se nessuno stato europeo finora ha deciso di attivare il fondo Salva-Stati per rispondere all’emergenza Covid, allora vuol dire che da qualche parte c’è la fregatura.
E che quindi l’Italia farebbe bene di stare alla larga da quei 37 miliardi di prestiti apparentemente facilmente richiedibili.
In realtà , sono almeno due le motivazioni per cui finora in Europa i paesi più a corto di soldi non hanno “acceso un mutuo” col Mes.
Una economica e una più politica.
Partiamo da quella economica. Intanto una premessa: sono solo pochi gli Stati che contemporaneamente hanno bisogno di soldi e per i quali risulta conveniente attivare i fondi del Mes.
Facciamo un esempio semplice: la Francia. Il governo francese se si vuole indebitare per far fonte alle spese sanitarie ha oggi due strade: o attiva il Mes o emette nuovi titoli di Stato.
Ebbene, economicamente cosa gli è più conveniente? La seconda opzione. Il rendimento di un titolo francese a 10 anni è negativo (-0,1%) mentre per prendere i soldi del Mes si deve pagare qualcosina, seppur un tasso minimo dello 0,08%.
Quindi a Macron non conviene. Se vogliamo restare nell’alveo dei paesi dell’Europa mediterranea, l’operazione invece potrebbe essere utile per Italia, Spagna e Portogallo, perchè tutti e tre questi paesi quando vanno sul mercato devono sborsare interessi per prendere a prestito fondi.
Allora perchè Spagna e Portogallo non hanno già attivato il Salva-Stati? Anche qui una semplice comparazione dei tassi d’interesse ci dà la risposta.
Gli spagnoli e portoghesi spendono molto meno di noi quando vanno a indebitarsi , visto che i titoli di stato a 10 anni costano per le casse statali solo lo 0,4%.
Allora sarebbe sempre meglio attivare il Mes, che costa solo lo 0,08%, si dirà . Sì e no.
Se si guarda alla differenza economica è vero, ma poi entra in gioco un altro fattore: la possibilità ad indebitarsi ulteriormente.
Questi due paesi infatti hanno debiti pubblici abbastanza consistenti (il Portogallo il 134% del Pil, la Spagna il 115%) ma comunque inferiori al nostro (sopra il 160% del Pil).
Quindi rispetto all’Italia hanno più capacità di andare sul mercato a cuor leggero. In un certo senso, per Madrid e Lisbona è più facile emettere altri titoli di stato invece che accendere il Mes rispetto all’Italia, anche perchè – ricordiamolo – i soldi del Mes sono comunque vincolati alle spese sanitarie dirette e indirette per il Covid mentre quelli presi sul mercato non hanno finalità specifiche e quindi possono essere utilizzate per qualsiasi tipo di spesa pubblica.
L’Italia invece che ha già una montagna di debito pubblico – peraltro cresciuta a dismisura quest’anno – e paga l′1,3% sul mercato per finanziarsi, si trova nella non invidiabile situazione in Europa di chi più di tutti avrebbe bisogno anche del Salva-Stati.
E la Grecia? Effettivamente Atene è l’unica capitale che è messa come se non peggio di noi: ha un debito sul pil del 180% e per finanziarsi paga l′1,15% di interessi.
Però la Grecia è un caso a parte. Intanto perchè è stata solo sfiorata dal Covid e quindi non ha tanto bisogno di risollevare la propria economia e poi è un paese che ha già usufruito negli scorsi anni di prestiti molto corposi e a scadenze lunghissime del Mes, quindi non si trova nelle condizioni di dover ricorrere subitaneamente al mercato.
La seconda motivazione per cui finora nessuno ha preso il Mes è più politica ed è correlata al cosiddetto “effetto stigma”, cioè il rischio che il paese che accede possa essere considerato dai mercati come il classico debitore “alla canna del gas”.
Questo effetto psicologico finora ha frenato i governi europei, quasi come se ognuno aspetti l’altro prima di avanzare la richiesta, in una specie di gara all’inverso dove nessuno vuole arrivare primo.
Di sicuro il premier Conte ne parlerà con gli omologhi di Spagna e Portogallo nel mini-tour europeo che intraprenderà la settimana prossima. E chissà che i tre non concordino una linea d’azione comune.
In ogni caso, tanti economisti italiani si sentono di assicurare sul punto sia Conte che gli altri. “Si può osservare che con il ricorso al Mes poco o nulla cambierebbe nella percezione dell’Italia da parte degli investitori: anzi, lo stigma potrebbe addirittura ridursi se l’accesso al Mes venisse interpretato come il fatto che il governo italiano effettua le sue scelte in modo pragmatico e in non in base a pregiudiziali ideologiche”.
Lo scrivono i firmatari di un appello che vuole togliere dal campo i falsi pregiudizi che circolano sulla questione: da Cipolletta a Bini Smaghi, da De Vincenti a Bassanini, Messori, Macchiati, Padoan e tanti altri.
Forse ora il fronte sovranista avrà qualche domanda in meno e qualche risposta in più su cui ragionare.
(da “Huffingtonpost”)
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